Il nome di illyri se da una parte si riferisce a un vasto complesso di popolazioni affini per usi, cultura e linguaggio, dall’altro designa un gruppo ben specifico, collocato tra il Montenegro e l’Albania settentrionale.
Purtroppo non è mai stato ritrovato un reperto in lingua illirica e questo rende difficile ogni studio che intenda definirne il collegamento con altre lingue dell’area balcanica.
Geograficamente per Illiria si intendeva la regione costiera dell’Adriatico orientale compresa fra l’Istria e l’Epiro, Dalmazia nel periodo antico romano (III° secolo d.C.)tale nome le fu dato nell’antichità proprio in ragione del forte regno illirico unitario che nel III secolo a.C. aveva Scutari come capitale.
Tra le popolazioni illiriche della costa dalmata settentrionale primeggiavano i liburni che confinavano a nord con i giapidi e a sud con i dalmati, quest’ultimi appartenenti pure alla stirpe illirica, saranno destinati a dare il loro nome alla regione.
Gli illiri erano popolazioni articolate in tribù e stirpi, residenti in borgate fortificate poste sulle alture, perlopiù dedite alla pastorizia e all’agricoltura.
Sul mare i liburni e gli illiri meridionali di Scutari e di Cattaro, svilupparono già nel II secolo a.C. notevoli capacità marinare dedicandosi soprattutto alla pirateria, con l’impiego di piccole e agili navi che ben si adattavano alla manovra fra isole e coste frastagliate.
Tali imbarcazioni furono chiamate “liburniche” e per le loro caratteristiche furono presto imitate anche dalle imbarcazioni romane.
In Adriatico verso la fine del III secolo a.C. primeggiavano gli etruschi (1), che avevano fondato ad Adria e a Spinea (Veneto meridionale) importanti colonie.
Gli etruschi erano dediti al commercio e lo contendevano ai greci che avevano iniziato, seppur in maniera sporadica, a spingersi da Corfù fino alle rive settentrionali dell’Istria.
Per lungo tempo la colonia greca più stabile nel Basso Adriatico fu Epidamnos-Durazzo fondata nel 626 a.C..
Le ragioni dell’assenza di una forte espansione greca in Dalmazia non sono ben chiare, forse l’eccessivo pericolo della pirateria o forse lo scarso interesse che le merci dalmate riscuotevano nei mercati greci indussero le città greche a non osare di più.
I più antichi oggetti greci finora ritrovati sulla costa dalmata sono i vasi corinzi di Curzola, di Lesina e di Salona.
Nel 385 a.C. la presenza greca nella regione si rafforza con Dionisio il Vecchio, signore di Siracusa impegnato periodicamente in battaglie contro i cartaginesi, che nel delineare un incisivo disegno strategico per rendere sicuro il mar Ionio, sentì l’esigenza di possedere scali sicuri in Adriatico bilanciando l’influenza etrusca.
Il tiranno siracusano insediò di conseguenza una colonia a Issa (Lissa) e collaborando con la popolazione dei parii promosse con successo la colonizzazione di Pharos (Lesina).
Le due colonie raggiunsero in breve tempo una certa forza politica, battevano moneta e a loro volta, come nel caso degli issei, fondarono nuove colonie sulla costa: Tragurion (Traù) ed Epetium (località nei pressi di Spalato).
La potenza siracusana in Adriatico declinò rapidamente dopo la morte di Dionisio, il debole retaggio lasciato dai greci fu rapidamente rimosso da Roma che entrò nella storia adriatica nell’anno 290 a.C., quando il Senato romano fece occupare la vasta regione della foce del Pescara fino a Pesaro, conquistando anche la dorico-siracusana Ancona.
Nel 282 a.C. i romani mossero guerra a Taranto che chiamò in suo aiuto Pirro, re dell’Epiro.
Pirro sbarcò in Italia con un poderoso esercito di greci e illirici.
Tale esercito, forte di una colonna di elefanti sconfisse, pur subendo gravi perdite, diverse volte i romani.
Costretto a ritornare in patria, attaccata da un forte esercito macedone guidato da Antigono Gonata, Pirro morì in combattimento ad Argo nel 272 a.C..
Dal 235 a.C. il regno illirico, con capitale Scutari, aveva consolidato con gradualità e fatica un certo potere nella regione e sotto re Agron fu armata una forte flotta con la quale gli illiri conquistarono le colonie greche di Corcyra, Epidamnos e Pharos.
Agron morì nel pieno dell’attività di guerra ma la sua azione fu continuata dalla vedova, la regina Teuta, che seppe consolidare la potenza illirica giungendo a controllare la foce del fiume Narenta e vasti territori dell’Epiro settentrionale.
La potenza illirica presto iniziò a danneggiare gli interessi dei mercanti italici, che seppero trovare il pronto sostegno dei romani sempre più interessati all’area Adriatica; infatti durante la guerra tarantina essi pensarono di fondare la colonia di Ariminum-Riminie nel 243 la colonia di Brundisium-Brindisi, ipotecando l’avvento romano in tutto il versante Adriatico occidentale.
Roma raccolse le richieste di protezione dei mercanti italici e, intimò alla regina Teuta di fermare la pirateria ma senza ottenere alcun effetto;cominciò così una guerra che durò circa due anni, dal 229 al 228 a. C.. Teuta fu sconfitta e i romani fondarono dei presidi militari nelle isole di Lesina e Curzola.
L’influenza romana nella zona fu subito dopo contrastata da Filippo V di Macedonia, ma l’inattesa alleanza tra romani e il re illirico Pleurato, debellò le ambizioni greco-macedoni.
(1) Etruschi
Antica popolazione dell’Italia centrale compresa fra il fiume Arno e il fiume Tevere.
Tra l’VIII e il VI secolo a.C. gli etruschi riuscirono a contendere a greci e cartaginesi il controllo delle rotte di navigazione tirreniche e adriatiche e a fondare nuovi centri nella pianura padana come Bologna, Mantova e Adria.
La potenza etrusca, che riuscì a estendere i commerci in Adriatico per un lungo periodo, iniziò a declinare dal 395 a.C. dopo la distruzione di Veio da parte dei romani, che in meno di un decennio occuparono l’Etruria ponendo fine al regno etrusco.