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Unnamed 3

12 novembre 1866, Francesco Giuseppe attacca l’italianità adriatica

12 novembre 1866, alla “ graziosa” presenza dell’imperatore Francesco Giuseppe d’Asburgo si riunisce a Vienna il Consiglio della Corona.
Da questo incontro si ufficializza quello che, in Istria e in Dalmazia ancor di più, sta accadendo: “il largo appetito” degli slavi si sta risvegliando con l’appoggio dell’Austria.
Quel 12 novembre 1866 si scrive il Verbale della Corona (reperibile in Die Protokolle des Österreichischen Ministerrates 1848/1867. V Abteilung: Die Ministerien Rainer und Mensdorff. VI Abteilung: Das Ministerium Belcredi, Österreichischer Bundesverlag für Unterricht, Wissenschaft und Kunst, Vienna 1971; la citazione compare alla Sezione VI, vol. 2, seduta del 12 novembre 1866, p. 297), di cui voglio ricordare alcuni punti:

Se. Majestät sprach den bestimmten Befehl aus, daß auf die entschiedenste Art dem Einflusse des in einigen Kronländern noch vorhandenenitalienischen Elementes entgegengetreten und durch geeignete Besetzung der Stellen von politischen, Gerichtsbeamten, Lehrern sowie durch den Einfluß der Presse in Südtirol, Dalmatien und dem Küstenlande auf die Germanisierung oder Slawisierung der betreffenden Landesteile je nach Umständen mit aller Energie und ohne alle Rücksicht hingearbeitet werde. Se. Majestät legt es allen Zentralstellen als strenge Pflicht auf, in diesem Sinne planmäßig vorzugehen. 
«Sua Maestà ha espresso il preciso ordine che si agisca in modo deciso contro l’influenza degli elementi italiani ancora presenti in alcune regioni della Corona e, occupando opportunamente i posti degli impiegati pubblici, giudiziari, dei maestri come pure con l’influenza della stampa, si operi nel Tirolo del Sud, in Dalmazia e sul Litorale per la germanizzazione e la slavizzazione di detti territori a seconda delle circostanze, con energia e senza riguardo alcuno. Sua Maestà impone il rigoroso dovere a tutti gli uffici centrali di procedere secondo quanto deliberato in questo senso».

È questo il momento della vera frattura tra gli elementi italiani e slavi che convivevano in quei territori da secoli, oramai non più nella “pax” veneziana .
Le conseguenze sono innumerevoli. Gli italiani, di sangue o di sentimenti, si vedono togliere tutte le prerogative di cui avevano goduto fino a quel momento e che passano agli slavi.
Ma c’è un qualcosa che causa grande sdegno, sconcerto e, soprattutto, immenso dolore.
Nelle località interne dell’Istria di attua la slavizzazione dei cognomi. Non basta, anche dei nomi.
Lo fanno all’anagrafe, lo fanno i preti croati, spesso all’insaputa dei genitori. Ci si accorge della cosa quando si va a chiedere il certificato di battesimo, per una Cresima, un matrimonio… e si scopre che molti Istriani si chiamano Cirillo o Metodio.
Ma io, dopo 150 anni, lo scopro all’ Archivio di Stato di Pisino, dove mi sono recata per scoprire i miei parenti dispersi non solo in Patria ma, ovunque, nel Mondo.
E, all’Archivio, sfogliando i registri di battesimo di Montona, tutti con la stessa scrittura, segno che sono stati ricopiati  recentemente, cerco disperatamente la mia famiglia paterna originaria di Montona, italiana da sempre.
E non la trovo, non riesco a trovarla.
Sfoglio, vado avanti, indietro, ripetutamente, quasi con affanno.
Quasi ho il dubbio che il mio papà mi abbia raccontato delle cose non giuste sulle nostre origini…ma poi si accende una lampadina: ricordo che papà mi aveva detto tante volte che i Crasti erano stati costretti a cambiare ufficialmente cognome intorno a quel 1866.
Ma non mi ritrovo ancora : la famiglia con mio nonno capofamiglia non esiste .
Ma mi imbatto, ad ogni inutile ricerca in un cognome Krastic , ma ancora non mi ritrovo: i nomi… che nomi sono quelli che leggo?
Finalmente capisco.
Non solo il cognome è stato slavizzato ma anche il nome proprio.
Per cui ecco quello che mi ritrovo:
Josip Krastic -Giuseppe- mio nonno
e i suoi fratelli
Ivan Ana Marija Vladidlav Antika.
I nomi italiani non esistevano più nell’interno dell’Istria e non sono più esisti per almeno 60 anni.
Intorno al 1925 Josip e Vladislav Krastic sono ridiventati Giovanni e Luigi Crasti.
Il loro padre e gli altri fratelli, per scelta, hanno preso il cognome Cresti.
Erano italiani, non altro, solo italiani.
Non volevano aver a che fare con quel cognome
Che avevano ripudiato visto che in atti privati di compravendita che ho ritrovato avevano sempre usato il vecchio caro cognome Crastich, sostenuti in questo dal notaio italiano di Montona di allora.
Questa una delle conseguenze, la più immediata, la più visibile, del nefasto12 novembre 1866.
Cecco Beppe e i suoi ministri erano convinti che con tutti i provvedimenti contenuti nel Verbale della Corona sarebbero riusciti a soffocare l’italianità dell’ Istria.
Perlomeno questi non ci sono riusciti.

Anna Maria Crasti 
Esule da Orsera e Vicepresidente del Comitato di Milano dell’Anvgd