60° Raduno degli Esuli da Pola
Si è svolto dal 10 al 13 giugno il 60° Raduno degli Esuli da Pola. Il sesto di seguito nella città d’origine. Il quinto di fila con base all’Hotel Brioni di Verudella. I presenti hanno raggiunto quota 117: 2 in meno dell’anno precedente. Quasi tutti venivano dall’Italia, due dalla Svizzera, uno dagli USA e una dalla Scozia. Su 117, 18 hanno dimorato all’esterno: 10 in più del 2015. Senza contare gli ospiti e i connazionali residenti… I radunisti hanno cominciato ad affluire all’Hotel Brioni nel pomeriggio di venerdì 10. Ad accoglierli c’erano alcuni dirigenti del Libero Comune di Pola in Esilio dietro ai tavolini sui quali avevano sistemato vari libri e prodotti editi dallo stesso LCPE o inerenti tematiche istriano-fiumano-dalmate. Alcuni di questi libri erano stati donati da Maria Rita Cosliani (per conto della Mailing List Histria), Paolo Radivo, Roberto Stanich, Piero Tarticchio e Lino Vivoda. Erano altresì disponibili le stampe di alcuni disegni a china di Leonardo Bellaspiga raffiguranti Pola e altre località dell’Adriatico orientale, le spillette con lo stemma di Pola, le magliette e i cappellini del “Grion Pola”, nonché i dvd del documentario L’ultima spiaggia. Ogni radunista ha ricevuto una copia de “L’Arena di Pola” di giugno (per risparmiare sulla spedizione postale) e una cartellina con la nota spese, i tagliandini per la gita e i pranzi extra, il programma del Raduno, l’ordine del giorno dell’Assemblea, la relazione del sindaco, quella dei revisori del conti e il verbale dell’Assemblea del 16 giugno 2015. L’apertura ufficiale del Raduno ha avuto luogo nella sala a vetri a destra dell’ingresso, dove il sindaco Tullio Canevari ha dato il benvenuto a tutti i presenti, dichiarandosi contentissimo di vederli così numerosi. Il consigliere dell’LCPE Lino Vivoda ha quindi letto la poesia in dialetto polesano della concittadina “rimasta” Ester Sardoz Barlessi dal titolo La mia cità, che riproduciamo qui: La mia cità xe Pola/ rica solo de storia/ che come Roma/ la ga el vanto e gloria/ de gaver sete coli/ e proprio nel bel mezo/ anche ela ga la Rena/ de bela piera bianca,/ piera istriana/ che dopo tanti ani/ se pol amirar ancora/ in palassi venessiani./ Le case digradando/ le se nega quasi in mar/ che ga el color de Stoia,/ Fischerkiter e Sacorgiana/ e le viole soto i pini/ ga l’odor de bosco Siana./ La domina del’alto/ el Castel dei Castropola/ caressando i monumenti,/ i resti romani,/ la cesa bizantina/ e i balconi venessiani./ In un canto dell’Inferno/ la xe stada immortalada/ e anche dopo Dante/ altri la ga lodada/ perché qua infin xe nati/ artisti e anche scienziati./ Per le sue contrade/ ga marcià stivai foresti/ perché in tanti la ga avuda,/ grampada/ e persa/ e contesa/ e odiada,/ sempre voluda e sempre poco amada./ Ma xe questo el destin/ de le tere de confin/ do’ che bagnai de lagrime/ cressi come fiori/ esodo e dolori./ Solo i sui veri fioi/ se la porta in cuor/ con teneressa e amor./ E questa carelada/ la finissi su de un rato/ che porta a Monte Ghiro/ do che la nostra gente/ va a riposar per sempre/ la che portà del vento/ riva l’odor del mar. E’ seguito un rinfresco. Dopo le ciacole di rito i radunisti si sono accomodati al piano di sotto per la cena self-service collettiva. Fra le 21.42 e le 23.30 si sono riuniti in una saletta il Consiglio e la Giunta comunale, che in un clima difficile hanno affrontato varie tematiche di rilevanza interna. Tutti gli altri radunisti hanno invece avuto la serata libera. Il servizio fotografico del Raduno è di Luca Tedeschi.
L’Arena di Pola, luglio 2016