98 anni fa l’affondamento dell’esploratore “Rossarol”
La conclusione del primo conflitto mondiale non rappresentò che la sospensione delle ostilità militari tra gli schieramenti fino a quel momento contrapposti sia sui campi di battaglia sia sui mari. I numerosi ed insidiosi ordigni bellici abbandonati dai contendenti rimasero per lungo tempo disseminati sul terreno come nelle acque teatri degli scontri. Ciò comporto uno stillicidio di incidenti tra la popolazione civile che gradualmente, specie nelle terre istriane, stava rientrando dai campi profughi dove, per disposizione delle autorità austroungariche, era stata confinata per tutta la durata del conflitto. L’opera di bonifica si protrasse per un lungo periodo più agevole in terra che in mare, dove le mine continuarono a rappresentare un pericolo per la navigazione sia mercantile che militare e numerosi sono i relitti che, nell’alto Adriatico, testimoniano ancora oggi sui fondali marini infausti incontri con tali ordigni. In questa prospettiva va inquadrata la tragedia occorsa alla nave da guerra della marina militare italiana “Cesare Rossarol”, classe esploratore leggero, costruito dai cantieri Ansaldo, lunghezza 83 metri, stazza 891 tonnellate, entrato in servizio il 1° agosto 1915. L’unità, di stanza nel porto di Pola, dove era giunta alla fine del conflitto, il 16 novembre 1918, a meno di due settimane dalla conclusione delle ostilità, ricevette l’ordine trasferirsi a Fiume per una importante missione. Alle 12.45 dello stesso giorno, poco dopo aver doppiato Punta Palera, urtò una mina al centro dello scafo e si spezzò in due tronconi. La poppa affondò quasi subito a perpendicolo. La prua, spinta dall’abbrivio, proseguì per alcune centinaia di metri affondando quindi a sua volta. Il tutto nel breve lasso di tempo di circa 2 minuti. Nel naufragio scomparvero 93 membri dell’equipaggio, oltre al comandante e sette ufficiali. Solo 34 superstiti poterono raggiungere il litorale, soccorsi ed ospitati soprattutto dagli abitanti del vicino paese di Lisignano accorsi numerosi alla spiaggia. Solo in un secondo momento giunsero da Pola mezzi adeguati al loro rientro nella base polesana. Ancora dopo la metà del secolo scorso erano vivi i ricordi e le testimonianze oculari di questa generosa opera di soccorso, peraltro ingiustamente poco citata dalla storiografia ufficiale. Nel settembre 1919 a spese dei familiari dei caduti venne eretta a punta Munat, non distante dal luogo dell’affondamento, un imponente monumento, tutt’ora esistente ma purtroppo lievemente decentrato dal circuito praticato dai numerosi turisti che frequentano la zona. Una adeguata segnaletica favorirebbe la visita al monumento, che riporta su targa di rame i nomi di tutti i caduti. Nel mese di giugno del 2011, ispiratore e promotore dell’iniziativa il generale Silvio Mazzaroli allora sindaco del LCPE, la targa è stata riprodotta e posizionata con solenne cerimonia presso il sacrario militare del cimitero della Marina a Pola. Il relitto del “Rossarol” giace spezzato in due tronconi a meno di un miglio dalla costa di Lisignano su un fondale sabbioso a 49 metri di profondità. Il troncone prodiero, lungo circa 30 metri, giace sul fondale in posizione capovolta, a circa 300 metri di distanza da quello poppiero, che si trova invece in assetto di navigazione. Fino al 1942 nei pressi del monumento ogni anno veniva allestita una cerimonia commemorativa a ricordo dei caduti. Dopo di che il monumento per lungo tempo è vissuto nel generale disinteresse e degrado. In quest’ultimo decennio invece, in occasione della commemorazione dei defunti nel mese di novembre, si è ripreso a ricordare i 94 marinai deceduti con una deposizione di corone di alloro presso il locale cimitero della Marina.
L’Arena di Pola, 1 novembre 2016