10 novembre 1975, il Trattato di Osimo
La annosa questione del confine orientale d’Italia, di attualità fino all’autunno del 1954, dopo il “Memorandum d’Intesa” di Londra divenne gradualmente secondaria negli interessi dell’opinione pubblica nazionale. Trieste era ritornata italiana e, agli occhi di molti, la partita era ormai chiusa. In realtà a Londra non c’era stata, da parte italiana, alcuna rinuncia formale alla sovranità sulla “Zona B” e soprattutto nel mondo degli esuli istriani restava accesa la fiammella della speranza su una possibile ed ipotetica ripresa delle trattative in futuro. Da parte jugoslava c’era invece la volontà di addivenire alla definitiva sistemazione della sovranità sulle parti in oggetto. Vi furono lunghe trattative riservate tra il Governo italiano e quello jugoslavo e il 10 novembre 1975 ad Osimo venne firmato il Trattato che riconosceva la rinuncia implicita della sovranità italiana sulla “Zona B”. Le proteste da parte delle associazioni degli esuli e di buona parte della popolazione triestina furono molto accese, ma il Trattato di Osimo venne comunque ratificato dal Parlamento ed entrò ufficialmente in vigore il 3 aprile 1977.
Le cittadine di Capodistria, Pirano, Isola d’Istria, Buie, Umago e Cittanova erano state, per la sensibilità degli esuli, cedute in un momento storico ben diverso da quello dell’immediato dopoguerra e questa decisione del Governo italiano, presa 30 anni dopo la fine della guerra, venne vissuta come un tradimento da parte di coloro che avevano lasciato le loro città d’origine e che avevano continuato a sperare in un diverso esito della vicenda giuliana.
Guido Rumici
Tratto da Guido Rumici, Istria, Fiume e Dalmazia. Cenni storici, Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Roma 2020, p. 27.
Disponibile liberamente online in formato PDF:
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