EU Italian: il viaggio a Roma dei giovani italiani di Croazia e Slovenia
Dal 26 al 30 settembre ho avuto l’onore di partecipare a un affascinante viaggio studio a Roma, organizzato dall’Unione Italiana. Quest’organizzazione rappresenta da oltre tre decenni le comunità autoctone italiane presenti in Croazia e Slovenia. Queste comunità sono da sempre radicate in quei luoghi, ma mantengono un legame speciale con l’Italia, caratterizzato da reciproco sostegno e cooperazione, e dalla memoria delle tragiche pagine che quei territori hanno attraversato nel secolo scorso.
Il viaggio, parte integrante del più ampio progetto EU ITALIAN, ha visto la partecipazione di oltre trenta giovani under 35 appartenenti alla CNI (Comunità Nazionale Italiana) di Croazia e Slovenia. L’esperienza è stata ricca di attività, tra cui: la promozione della conoscenza delle istituzioni italiane, la visita della Camera dei deputati, momenti di formazione nel project management e nell’euro progettazione, nonché l’immersione nella storia delle comunità di esuli che trovarono rifugio in Italia dopo la Seconda guerra mondiale e l’approfondimento della storia complessa, ma affascinante, dell’evoluzione politica e storica dei territori che oggi loro vivono.
Oltre alle attività formative, è stata una bella parentesi di networking nelle vite di tutti i partecipanti, dove scoprire nuove amicizie, conoscere persone con le quali condividere suggestioni, dibattiti e idee, il tutto condito dalla magnifica cornice culturale di Roma. Divisi in gruppi di 4-5 persone abbiamo anche elaborato durante la settimana dei veri e propri progetti per un contest di idee, sottoposte infine all’Unione Italiana e dai quali, al netto di chi è emerso vincitore, sono sorte le basi per tantissime future progettualità per il futuro delle proprie comunità.
Offrire questa opportunità a tanti giovani che hanno l’Italia nel cuore, e la testa in Europa, è un modo per dare loro gli strumenti per diventare futura classe dirigente, capace di continuare a far vivere le proprie comunità e rivendicare il loro diritto ad esistere. Non solo attraverso un mero culto delle ceneri, bensì con la custodia del fuoco, ovvero la valorizzazione della loro identità ma proiettati al futuro e al Mondo, capaci di non dare valore alla propria realtà solo in funzione di un passato importante, ma soprattutto per un presente e un futuro pieno di potenzialità e opportunità tutte da sfruttare e rilanciare.
Per me, calabrese d’origine e che vivo da quasi dieci anni a Trieste, lavoratore transfrontaliero, è stata affascinante fin dal primo momento la scoperta di una comunità di miei coetanei e connazionali che affondano le loro radici in territori che hanno vissuto una storia parallela alla mia. Ci sono molti punti di contatto ma anche differenze che attraversano questa comune storia: un diverso sviluppo dell’identità italiana e storie che, dopo tanto tempo, oggi possono finalmente provare a riunirsi sotto lo stesso tetto della nostra comune casa europea.
In questi anni a stretto contatto con questa realtà, ho plasticamente rilevato la necessità, e aggiungerei il dovere, che abbiamo in Italia di far conoscere fin dall’età scolare l’esistenza di questa minoranza italiana nell’Adriatico. Queste comunità non possono essere assimilate in modo superficiale alle centinaia di altre comunità italiane all’estero. Sono uniche, presenti da sempre in quei luoghi, lontani dalla nostra penisola, ma pur sempre nostri fratelli. Rappresentano un’italianità diversa che può solo arricchire la nostra identità, creando le basi per la costruzione di ponti verso una cooperazione internazionale rinnovata, soprattutto nell’Europa dell’Est.
L’identità nazionale italiana è, per sua stessa essenza, aperta e multiculturale, e rappresenta uno dei pezzi del meraviglioso mosaico che compone la nostra Europa. Insieme, possiamo continuare a rendere questa identità ancora più bella e ispiratrice, non solo per il nostro continente, ma per il mondo intero.
Emanuele Cristelli
Fonte: Il Riformista – 19/10/2023