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October 16th, 2024
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Vola Colomba Roma Zuccari Capuozzo

Proiettato al Senato il docufilm “Vola colomba – Trieste 1954”

“Vola colomba”, con riferimento alla canzone di Nilla Pizzi vincitrice a Sanremo 1952 e ricca di allusioni alla questione di Trieste, è anche il titolo del documentario che è stato presentato alla Sala Zuccari del Senato della Repubblica. Realizzato da Venicefilm con la collaborazione di RAI Documentari, Ministero della Cultura, Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Centro di Documentazione Multimediale della cultura giuliana, istriana, fiumana e dalmata, FVG Film Commission e Comune di Trieste, questo docufilm celebra i 70 anni del ritorno dell’amministrazione italiana a Trieste il 26 ottobre 1954. Il precedente 5 ottobre, infatti, Italia e Jugoslavia avevano sottoscritto il Memorandum di Londra, in base al quale la Zona A del mai costituito Territorio Libero di Trieste sarebbe passata dal Governo Militare Angloamericano all’Italia, mentre nella Zona B (Capodistria e Buie) l’amministrazione jugoslava sarebbe passata da militare a civile ed alcune frazioni del Comune di Muggia sarebbero passato sotto il controllo di Belgrado.

Dopo il saluto iniziale di Donatella Schürzel (presidente del Comitato provinciale di Roma dell’ANVGD) e del produttore Alessandro Centenaro (Venicefilm), il Senatore Maurizio Gasparri, promotore dell’evento insieme alla Fondazione Italia Protagonista, ha ricordato quando 20 anni fa da Ministro delle Comunicazioni consegnò ai famigliari delle vittime la Medaglia d’Oro al Valor Civile alla Memoria che il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi aveva conferito ai 6 caduti triestini del 5-6 novembre 1953, riconosciuti come ultimi martiri del Risorgimento.

Il presidente di Italia Protagonista Renato Manzini ha ripercorso l’iter diplomatico della travagliata questione di Trieste, mentre il critico cinematografico Alessandro Cuk ha evidenziato come “Vola Colomba” (che verrà trasmesso alla vigilia dell’imminente 26 ottobre ed è liberamente visibile su  RaiPlay: https://www.raiplay.it/programmi/volacolomba ) sia solo l’ultimo tassello di un percorso di acquisizione della storia del confine orientale italiano da parte della Rai. Un percorso iniziato con qualche incertezza con “Il cuore nel pozzo”, ripreso in maniera più efficace con “Red land – Rosso Istria”, proseguito con “La rosa dell’Istria” e con il documentario dedicato al Treno del Ricordo.

In questa maniera i telespettatori possono finalmente venire a conoscenza di una storia troppo a lungo taciuta, come ha evidenziato il Ministro delle Riforme Istituzionali Maria Elisabetta Casellati, presente nel pubblico che ha riempito la splendida sala di Palazzo Giustiniani.

 

Parlamentare triestina e Sottosegretario del Ministero dell’Economia e delle Finanze, Sandra Savino ha ricordato che il Memorandum di Londra nel bene e nel male pose fine alla situazione di incertezza in cui versava Trieste dalla fine della Seconda guerra mondiale.

«Quando sono diventato per la prima volta Sindaco di Trieste nel 2001, di questa storia non si parlava, né a Trieste né in Italia – è quindi intervenuto il sindaco del capoluogo giuliano Roberto Dipiazza – Nel corso dei miei mandati mi sono impegnato per cambiare le cose: il Centro di Documentazione della Foiba di Basovizza, il monumento a Norma Cossetto e quello ai 350.000 esuli giuliano-dalmati, il Concerto dei Tre Presidenti nel 2010 come primo passo per la pacificazione, l’allestimento museale di Magazzino 18 al Magazzino 26 del Porto Vecchio e la visita di Mattarella e Pahor ai luoghi simbolo nel 2020»

All’inizio di questo cammino Renzo Codarin faceva parte dell’amministrazione Dipiazza e oggi presiede la Federazione delle Associazioni degli Esuli istriani, fiumani e dalmati: «Parallelamente a quanto avvenuto a Trieste, le nostre associazioni hanno fatto un lavoro altrettanto prezioso con il Ministero dell’Istruzione – ha spiegato Codarin, nato in un Campo Profughi nel 1958 in una famiglia che abbandonò Capodistria nel 1954 per effetto del Memorandum di Londra – Oggi nelle scuole e nella formazione dei docenti c’è finalmente consapevolezza della storia del confine orientale italiano» Il direttore di Rai Documentari Fabrizio Zappi ha affermato che in questi anni «la televisione pubblica porta avanti tanti progetti inerenti la storia contemporanea italiana con l’obiettivo di creare un’identità: prima di “Vola Colomba” c’è stato “Io ricordo” di Michelangelo Gratton riguardo storia e testimonianze dell’esodo, ma ci siamo occupati pure delle Quattro giornate di Napoli».

È stato quindi proiettato il docufilm, in cui il giornalista Toni Capuozzo illustra con precisione le tappe della questione di Trieste, a partire dall’8 settembre 1943, allorchè in seguito alle prime stragi delle foibe diventarono evidenti le mire della nascente Jugoslavia comunista nei confronti delle province italiane di frontiera. Il regista Renzo Carbonera alterna le scene in cui Capuozzo si muove a Trieste (sul colle di San Giusto, in Piazza Sant’Antonio dove ci sono ancora i buchi dei proiettili della polizia del GMA sulle colonne della chiesa, alla foiba di Basovizza e alla Risiera di San Sabba) con immagini d’epoca, arricchendo quelle che sono ben note con materiale inedito provenienti da un archivio negli Stati Uniti in cui ha trovato tanti cinegiornali dedicati a Trieste durante il Governo Militare Alleato.

Foibe e Shoah, occupazione jugoslava dopo quella nazista, il governo militare angloamericano e gli esuli istriani: anche Paolo Mieli interviene per chiarire ulteriormente le tante storie che si intrecciano. Il cronista Bruno Pizzul contribuisce con i suoi ricordi di ragazzino cresciuto a pochi chilometri di distanza dal confine tra Italia e Territorio Libero di Trieste, mentre Italia Giacca (responsabile ANVGD per il Veneto) porta la sua testimonianza di giovanissima esule istriana a Trieste che vive con traporto patriottico la mobilitazione per l’italianità della città e l’arrivo dei soldati italiani in quel piovoso 26 ottobre 1954, con l’amara consapevolezza che però la natia Istria è sempre più nelle mani del regime comunista di Tito.

Lorenzo Salimbeni