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November 26th, 2024
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Mittelfest

Mittelfest: Novecento di Fornasaro nella nuova Europa

L’Europa del Novecento adriatico, proclamata dalla politica e dall’economia, era speranza, sogno, destinata a pochi privilegiati, personaggi illuminati che avevano saputo guardare avanti. Oggi con l’allargamento dell’Unione Europea alla Croazia che ne diventa il ventottesimo membro, si chiude una pagina di storia con tanti protagonisti comodi e scomodi ma non si placa, per fortuna, quella spinta propulsiva che ha reso possibile tutto ciò. Un punto di vista particolare, nell’osservazione di quanto stava accadendo, l’hanno avuto senz’altro gli scrittori che, grazie ad una particolare sensibilità e alla capacità di ipotizzare il futuro hanno descritto possibili scenari ma ne hanno denunciato soprattutto le incongruenze. Nel nostro mondo si distinguono senz’altro Fulvio Tomizza, Claudio Magris, Marisa Madieri ma anche Fulvio Anzellotti e tanti altri che ne hanno sentito il sapore prima che succedesse.
Ecco perché il Novecento Adriatico di Franco Fornasaro (Campanotto editore), rappresenta un percorso unico, originale in quanto solitario, nel panorama letterario inteso come forza del pensiero che scava ed analizza per cercare delle risposte alle mille contraddizioni di queste terre. Che cosa ci può dire oggi, questa raccolta di scritti del farmacista di Cividale, nato a Trieste, col cuore piranese e le radici che si allungano fino a Ceppi? Molto. L’entrata della Croazia nell’UE, è stata l’occasione per affrontare, ancora una volta, tematiche di fondo durante una serata organizzata nell’ambito del MittelFest a Cividale, in una chiesa sconsacrata gremita di pubblico, di fronte al Vice Sindaco di Cividale Daniela Bernardi, l’Arciprete Mons. Livio Carlino e Monsignor Desiderio Staver, giunto da Pola per omaggiare un amico. Nelle ultime file anche il coro del CAI per offrire, a fine serata, un apprezzato omaggio canoro.
Il tempo ha portato allo sgretolamento anche di quest’ultimo confine, che scomparirà dalle percezioni, mentre rimarranno le idee, le sensazioni, quel sentire che in queste terre si è costruito attraverso aberrazioni della storia del Novecento – attraverso gli Ismi che hanno reso il senso di Patria una gabbia, una ragione per morire, mentre avrebbe dovuto essere un’occasione di vita – la militanza nei gruppi, le scelte di massa, la sofferenza, ma anche la rinascita e la speranza.
Franco Fornasaro ha raccolto in Novecento Adriatico gran parte della sua opera di decenni: storie familiari, il rapporto col padre che lo mette in contatto col mondo, con la madre che lo salda all’amore per questa terra, nel secondo volume si dipanano i suoi saggi su quest’universo giuliano-istriano-dalmato visto attraverso le cronache del tempo e l’analisi di una realtà piena di contraddizioni, di pesantezze ma che contiene al suo interno i semi di una necessità che prima o poi si sarebbe assestata: il bisogno di un mondo multiculturale, multilingue fondato sul rispetto.
Ma non è finita qui, avverte Fornasaro che ha dialogato durante la serata cividalese con il giornalista Bruno Cesca – mentre le letture dei brani erano affidate a Marcello Conti (Campanotto editore) – abbiamo un futuro da costruire. Nuovi ruoli da inventare – avverte Cesca – per Cividale ma anche per Trieste. La prima ha fatto della storia una cartina di tornasole della sua dimensione economica e culturale. Si pensi al ruolo della Carta di Cividale nell’Europa dei Giovani o la riscoperta dei significati di un mondo longobardo che qui ha lasciato segni di grande trasformazione nell’arte, nelle scienze, nella politica e la religione. In questo luogo la storia si aggancia alla realtà con grande naturalezza e quello splendore che l’ha portata a far parte dei luoghi tutelati dall’Unesco. Ma è a Trieste che l’Europa affida la sfida maggiore, una Trieste che vorrebbe reinventarsi ma non riesce a sciogliere i nodi del presente, scava nella storia, riproponendo in questi giorni un dibattito sul concetto di Territorio Libero di Trieste rimasto imbrigliato nelle maglie di un passato controverso ma non senza delle logiche e dei significati che oggi fanno riflettere e dibattere a più livelli.
Ma forse lo strumento più efficace di quest’Europa che oggi è finalmente qui, è la progettazione a cui tutti sono chiamati per realizzare attraverso sinergie, contatti, conoscenza e capacità di guardare avanti, idee e nuove realtà. L’importante è che i soggetti siano tanti e trasversali, che comprendano tutte le sfumature del vivere civile, che non siano settari, che si aprano all’altro. L’Europa premia questa intelligenza di contatto, la capacità di costruire insieme. Non è forse questo il sogno di tanti personaggi che hanno scritto la storia migliore di queste terre?
Rosanna Turcinovich Giuricin

L’Osservatore Adriatico