Incontro SEMPRE FIUMANI, porte aperte su una nuova realtà
Quante parole servono per descrivere tre giornate d’incontri? SEMPRE FIUMANI, la manifestazione che ha voluto verificare il desiderio del ritorno nella propria città, così com’era stato chiesto negli ultimi anni, con insistenza, ad ogni Raduno, si è chiusa con soddisfazione di tutti. Esuli e residenti a Fiume, insieme hanno dato vita ad un esperimento, riuscito. E questo basterebbe, poche parole sarebbero sufficienti per chi era presente e si porta dentro la soddisfazione di aver toccato con mano una diversa dimensione del dialogo e della condivisione. Ma per tutti quelli che da più o meno lontano, hanno seguito l’avvenimento col pensiero, le parole da spendere sono tante.
Lo faremo più ampiamente nel numero de LA VOCE DI FIUME di settembre-ottobre che uscirà in versione SPECIALE insieme a LA TORE. In quell’edizione – che rappresenta uno dei risultati dell’incontro sulla necessità di produrre cultura insieme – pubblicheremo tutto ciò che riterremo utile a descrivere compiutamente l’avvenimento, comprese interviste, dichiarazioni e riflessioni, poesie e preghiere.
L’intensità delle tre giornate – è la prima cosa che vogliamo sottolineare – ha dilatato spazio e tempo, da farle sembrare molte di più. Ma prima l’antefatto.
Organizzare un Incontro a Fiume, con la partecipazione fattiva degli Esuli, significava portare in città la testimonianza di una storia complessa. E’ stata proprio la serenità con cui il Sindaco Vojko Obersnel ha accettato la proposta dell’Incontro che ha spianato la strada alla realizzazione di un progetto per tanto tempo vagheggiato.
Per tanto l’Incontro mondiale SEMPRE FIUMANI è stato inserito nella tradizionale Settimana della Cultura fiumana della Comunità degli Italiani, iniziata già l’8 giugno, quale omaggio ai festeggiamenti per San Vito. E tutte due manifestazioni – di Comunità e Libero comune – erano comprese in qualcosa di ancora più ampio, la festa della città di Fiume che ha visto coinvolte personalità politiche di rilievo, a partire dal Presidente della Repubblica, Ivo Josipovic che non ha voluto perdere la regata velica, Fijumanka e gli altri appuntamenti di rilievo che annunciavano l’imminente entrata, il primo luglio 2013, della Croazia nell’Unione Europa. Al Teatro Zajc (ex Verdi), tra i premiati Città di Fiume, anche Francesco Squarcia, musicista di chiara fama che vive ed opera a Roma ma è spesso a Fiume, sua città natale.
Esuli e residenti, “fiumani patochi” come amano definirsi, si sono dati convegno in vari luoghi: al Liceo per la premiazione dei ragazzi che hanno partecipato al Concorso a loro destinato che suggella il più che ventennale rapporto tra la Società di Studi Fiumani di Roma e l’Associazione Libero Comune con la scuola; a Palazzo Modello per tutte le manifestazioni culturali ma anche sul Corso per il concerto della Fanfara dei Bersaglieri di Trieste, in San Vito per la Messa del 15 giugno, e alla chiesa di Cosala per quella di domenica 16.
Ogni momento è stato contraddistinto da una convinta partecipazione della gente, dalla calorosa accoglienza della Comunità, dall’aria di festa che si vorrebbe ripetere, magari più volte l’anno perché un solo incontro non basta. Ora che la strada è aperta e percorribile, le occasioni potrebbero essere diverse, magari specializzate, in modo da soddisfare bisogni diversi in quell’intimità che forse è mancata nelle giornate di San Vito in cui è prevalsa la massa.
Sono riflessioni che continueremo a fare insieme, confidando nei suggerimenti di tutti. Al dibattito finale dedicato alle “giovani” generazioni, le proposte emerse sono tante. Una delle più importanti riguarda forme di tutela del dialetto, di quella parlata fiumana che ai giovani “manca tanto” perché non trovano persone con cui condividere. Ma ci sono progetti europei che potrebbero aiutare ad avviare iniziative per preservare e sviluppare il dialetto e potrebbero, anzi dovrebbero, essere trasversali, coinvolgere tutti, chi il dialetto l’ha sempre parlato, chi lo vuole imparare adesso, chi è andato e chi è rimasto con iniziative congiunte. Molto viene già fatto con i Concorsi ma c’è bisogno anche di una presenza attiva e concreta.
L’altro discorso di fondo, riguarda l’opportunità di avviare una rete di contatti tra le diverse professioni. Creare un pool di avvocati (o di medici o di altre professioni), figli e nipoti di esuli e residenti, che possano offrire la propria competenza a chi ne ha bisogno “qui e dappertutto” per ricordare il titolo di un’opera del grande poeta e scrittore fiumano Osvaldo Ramous.
Far conoscere meglio e di più la produzione letteraria e culturale in genere di Fiume, in luoghi dove la Fiumanità vuole presentarsi con un biglietto da visita d’eccellenza. Perché la Comunità italiana è riuscita a produrre in questi anni grande ricchezza che va conosciuta.
Ribadito a più riprese il grande ruolo della scuola che evoca a sé il complesso compito di formare l’identità delle future generazioni. Gli spettacoli che hanno visto protagonisti i ragazzi sono stati accolti con entusiasmo, commozione e gratitudine.
“Ringraziamo voi, – ha detto nel suo discorso a scuola Amleto Ballarini, Presidente della Società di Studi Fiumani – che siete rimasti e voi ragazzi che crescete e vi ricorderete di noi”.
Come definire questi momenti se non col termine, forse avverso a molti, di ricomposizione? I momenti che l’hanno suggellato sono stati tantissimi.
Si è parlato in poesia durante la serata-recital curata dal Dramma Italiano attraverso un incrocio di esperienze letterarie in lingua italiana e dialetto di grandi autori fiumani. Si è parlato di approccio scientifico durante il convegno sulla Parrocchia di Cosala con applausi ai concetti espressi da don Milardovic (con traduzione di Ilaria Rocchi) che parlando in croato ha espresso concetti condivisi da tutti. Di momenti importanti ce ne sono stati tanti. Lo spettacolo della Fratellanza del sabato sera, ha messo in campo una ricchezza culturale incredibile, affidata a tutte le generazioni, con la mandolinistica, i cori, la filodrammatica. E poi l’arte con le mostre allestite dalla Sezione ceramisti guidata da Erna Toncinich.
Per non dire della dimensione di festa portata a Fiume dalla Fanfara dei Bersaglieri che ha sfilato lungo il Corso intonando musiche di richiamo che hanno coinvolto un numeroso pubblico. Applauditi dai partecipanti all’Incontro ma anche dal Sindaco di Fiume che li ha voluti a suonare con la banda civica di fronte al Municipio.
E per non dire delle messe, toccanti, con parole misurate che arrivano dritte al cuore ma parlano al buon senso della gente, in San Vito era impossibile entrare per la moltitudine di fedeli lì riuniti.
Festa nella festa, la presenza degli Alpini nella Cripta di Cosala. E nelle varie occasioni sacre la partecipazione del Coro dei Fedeli fiumani, ormai un’istituzione.
Quanta umanità e commozione, difficile da riassumere, ci vorrà tempo per sedimentare le sensazioni e quel senso di completezza che solo la condivisione con le persone di un medesimo popolo (anche se sparso) può dare. “Una faza una raza”, ve la ricordate la frase nel film Mediterraneo di Salvatores, ecco proprio quella. O come ama dire la nostra Agnese Superina, presidente della Comunità: “semo in famiglia”. Molti la famiglia l’hanno ritrovata in questa occasione. “Ci avete restituito la città”, hanno testimoniato alcune persone.
Il prof. Diego Bastianutti, giunto dal Canada, ha detto di aver cercato Fiume per tanto tempo e di “averla trovata qui con voi, in queste giornate”.
“Tante cose si potevano fare meglio”, afferma ora Roberto Palisca – che è stato l’anima organizzativa di questo incontro, in collaborazione con l’Associazione Libero Comune – ed ha ragione, tutto è perfettibile a parte che ci sia qualcosa da perfezionare e Fiume ha dimostrato di esserci, partecipando con slancio a questo incontro. Ora si sta già pensando al prossimo incontro.
Rosanna Turcinovich Giuricin
L’Osservatore Adriatico
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