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November 22nd, 2024
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Un’introduzione storica alle cartoline illustrate

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Autore: Bruno Crevato Selvaggi

Nella seconda metà dell’Ottocento l’assolutismo politico stava terminando la propria lunga esistenza nel mondo occidentale, e contemporaneamente l’espandersi dell’industria e del commercio faceva aumentare sempre più il bisogno di comunicare in modo rapido, sicuro, efficiente e diretto. Per soddisfare questo bisogno gli utenti avevano a disposizione solo il servizio postale e quello telegrafico, ma quest’ultimo era notevolmente costoso e veniva perciò riservato a comunicazioni di grande importanza e per cui serviva grande celerità. Il servizio postale, invece, aveva ormai raggiunto un alto grado di efficienza nei paesi più sviluppati, e permetteva l’invio ed il ricevimento di lettere pressoché ovunque. Naturalmente, scrivere una lettera presupponeva l’applicazione di un insieme di regole che si era sviluppato nel corso dei secoli e, pur semplificato dopo l’epoca napoleonica, era abbastanza ferreo: foglio di carta di buona qualità, possibilmente doppio; busta (che stava entrando in uso generalizzato proprio in questo periodo); composizione dell’indirizzo con la corretta indicazione dei titoli che spettavano al destinatario; formule di cortesia nell’apertura e nella chiusura del testo. A volte, tutte queste regole si scontravano con l’esigenza di velocità, brevità e schiettezza di comunicazioni che le corrispondenze d’affari, od anche quelle sempre più frequenti fra amici, chiedevano con insistenza. I tempi erano insomma maturi per una rivoluzione nel sistema delle comunicazioni, che infatti avvenne nel 1869. Fu proprio l’Austria che, prima al mondo, su proposta del suo dirigente postale Emmanuel Hermann mise in commercio una “Korrespondenz-Karte”, il 1° ottobre di quell’anno. Si trattava di un cartoncino rettangolare, che da un lato recava l’impronta a stampa di un francobollo e lo spazio per l’indirizzo; dall’altra non vi era nulla, e lo spazio era tutto a disposizione per il testo. Si trattava di una novità veramente rivoluzionaria da più punti di vista. Prima di tutto il costo: una cartolina costava 2 centesimi, mentre affrancare una lettera ne costava 5, cioè più del doppio; in più, si risparmiava anche sul costo della carta da lettere e della busta (in un epoca in cui anche pochi centesimi facevano la differenza). Poi vi era la semplificazione dello scritto: visto lo spazio limitato, si potevano eliminare tutte le farraginose formule d’apertura e di chiusura, e limitarsi a comunicazioni essenziali, d’affari o di brevi saluti. Certo, c’era uno scotto da pagare, e cioè la perdita del segreto epistolare, che era stato per secoli la principale caratteristica della lettera. Il pubblico però si abituò per presto, selezionando i testi che potevano essere inviati per cartolina e quelli per cui era necessario continuare ad usare la lettera. Idea rivoluzionaria, quindi. Naturalmente, non era nata dal nulla. Da qualche anno in Europa circolavano per posta cartoncini stampati di produzione privata, con pubblicità di vari prodotti, o brevi comunicazioni standardizzate; ma la cartolina postale, con le possibilità epistolari dei privati, fu un’altra cosa. Anche la proposta di Hermann non era stata la prima; era stata preceduta pochi anni prima da un’analoga del direttore delle poste della confederazione della Germania del nord, Heinrich von Stephan, che era stata bocciata proprio perché scandalizzava l’idea della mancanza di segreto epistolare. Il nuovo oggetto di corrispondenza venne accolto benissimo dal pubblico, che cominciò ad usare in massa questo nuovo economico mezzo di corrispondenza. Anche chi normalmente non scriveva, perché non se lo poteva permettere o non era molto bravo, approffittò dell’economicità e della semplicità del nuovo mezzo per farlo. Se si vuole, si può fare un parallelismo con il mondo di oggi: i giovani occidentali scrivevano sempre meno (per non dire mai) ai loro amici, ma da quando è diventata disponibile, e a basso costo, la tecnologia degli SMS, lo scrivere (in forme nuove e più sintetiche) ha ripreso enorme vigore. Visto il grande successo, già dal 1870 altri Stati l’adottarono. In Gran Bretagna, il paese allora più evoluto anche da questo punto di vista, se ne vendevano 2 milioni alla settimana, e il primo ministro Gladstone confessò in seguito che avevano avuto un ruolo non secondario nel salvataggio della politica finanziaria del suo governo. In lingua italiana la “Korrespondenz-Karte” venne dapprima chiamata “carta da corrispondenza”, traducendo letteralmente il nome austriaco, ma ben presto il nome cambiò in “cartolina di corrispondenza” nei territori italiani d’Austria, e “cartolina postale” in Italia, dove il nuovo oggetto entrò in uso il 1° gennaio 1874. In Italia costò 10 centesimi, contro i 20 della lettera, cioè la metà, e quindi un po’ di più che in Austria. A questo punto, vista l’innegabile comodità del nuovo servizio, anche l’industria privata cominciò a produrre e proporre sul mercato cartoncini da spedire per posta, di dimensioni simili a quelle delle cartoline di Stato, naturalmente senza l’impronta a stampa del francobollo. Esempi pioneristici (senza poi seguito) vengono dalla Francia e dalla Prussia. Alla fine degli anni Ottanta dell’Ottocento iniziò invece la diffusione di cartoncini con un lato occupato da illustrazioni, soprattutto disegni di località: cioè quegli oggetti che oggi chiamiamo “cartoline illustrate”. La loro diffusione era limitata perché a quel tempo i regolamenti postali ammettevano alla tariffa ridotta solo le cartoline di Stato; quelle dell’industria privata, se portavano qualsiasi scritta oltre la firma, dovevano pagare la tariffa della lettera, e ciò era naturalmente un grosso deterrente. Alla fine degli anni Ottanta questa limitazione cadde in quasi tutti gli Stati (in Italia nel 1889, in Austria più o meno nello stesso periodo) e la cartolina illustrata conobbe un grande sviluppo. Invero, vi era un’altra limitazione data dai regolamenti postali, che non bloccò la diffusione delle cartoline ma ne condizionò la forma: le regole internazionali obbligavano a riservare completamente il verso del cartoncino all’indirizzo, senza poter aggiungervi alcunché. I saluti e i testi del mittente dovevano per forza essere scritti dal lato dell’illustrazione, e quindi questa non ricopriva l’intera superficie, ma lasciava un po’ di spazio bianco in basso e a destra, perché il mittente potesse scrivere (con una calligrafia minuta!) quello che desiderava. All’incirca nel 1895 i disegni delle località, spesso a colori, vennero affiancati da vedute fotografiche delle città, dei monumenti, dei borghi e dei paesaggi, e si arrivò quindi alla cartolina illustrata classica. Le differenze rispetto a quelle d’oggi erano il formato (mediamente 9x14 centimetri, contro i 10x15 di oggi), la fotografia in bianco e nero anziché a colori, un lato riservato solo all’indirizzo e l’immagine che non riempiva interamente lo spazio del cartoncino ma lasciava spazi bianchi per il testo. Le cartoline illustrate di questo genere furono diffuse e prodotte in tutti i paesi, ma soprattutto in Germania ed in Austria. Portavano quasi sempre l’indicazione “Gruss aus...” (cioè “saluti da...”) seguita dal nome della località, ed oggi “Gruss aus” è il nome con cui i cultori delle cartoline chiamano questi modelli. Per quelle di produzione italiana l’indicazione era “Saluti da...”. Le fotografie erano ottenute con le tecniche dell’epoca, che avevano bisogno di lunghi tempi di posa; le “istantanee” erano rare e difficili, e per questo motivo le cartoline di quest’epoca non raffigurano quasi mai persone. Quelle poche che ne hanno sono dette “animate” e sono molto apprezzate dai collezionisti. Il successo del nuovo oggetto di corrispondenza fu enorme dapperttutto; moltissimi furono gli editori, anche locali, che vi si dedicarono, con una grande varietà di soggetti (non solo vedute) soprattutto dal 1898 alla fine della prima guerra mondiale: è stato calcolato che in quel periodo nel mondo occidentale circolarono 140 miliardi di cartoline. Si sviluppò anche un fiorente collezionismo, con vaste relazioni internazionali, che ebbe il proprio picco fra il 1899 ed il 1905. Questo è sicuramente il periodo d’oro delle cartoline illustrate. All’inizio del Novecento cambiò ancora il regime postale delle cartoline. In tutto il mondo, il pubblico usava spesso apporre solo la propria firma e spedirle come stampe, anziché come cartoline, pagando solo 2 c. o 5 c. (la tariffa delle stampe per l’interno o per l’estero) anziché 10 c. (la tariffa delle cartoline per ambedue le destinazioni; le tariffe erano pressoché identiche ovunque). Tra il 1904 ed il 1907 – ma soprattutto nel 1905 - le varie amministrazioni postali decisero d’intervenire, stabilendo una nuova tariffa ad hoc, di valore intermedio (normalmente 5 c.) per le cartoline con soli saluti e firma (quelle con testo epistolare avrebbero continuato a pagare 10 c.). Come contropartita per gli utenti, ammisero la possibilità di divedere a metà verticalmente il lato dell’indirizzo, lasciando lo spazio di sinistra per il testo e quello di destra per l’indirizzo, com’è adesso. Ciò ebbe due conseguenze importanti. La prima fu che l’immagine dall’altro lato poté occupare tutto lo spazio disponibile, anziché lasciare un po’ di spazio vuoto per il testo, e si arrivò così a cartoline del tutto simili alle attuali, salvo che per il formato un po’ più piccolo e l’uso del bianco e nero anziché del colore. La seconda, che il grande boom delle cartoline illustrate scambiate fra collezionisti, che si erano visti più che raddoppiare il prezzo, andò un po’ scemando. Questo calo, unito ad quello fisiologico del collezionismo, portò ad un ridimensionamento, certo non drammatico, della diffusione delle cartoline che, come molte cose, videro finire il loro periodo d’oro con la grande guerra. Dopo la guerra la produzione naturalmente continuò, anche se con quantitativi diversi da quelli del boom del periodo precedente. Inoltre, cominciavano a diffondersi le riviste illustrate, e quindi il pubblico aveva anche altre possibilità di gustare immagini di persone, eventi e paesaggi (gusto che prima soddisfaceva solo con le cartoline). Per questo motivo, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non vi fu una produzione o diffusione particolare di cartoline del Trentino, della Venezia Giulia e della Dalmazia. La presentazione al pubblico italiano delle “terre redente” avvenne con altri mezzi, e le cartoline di queste regioni furono prodotte e commercializzate a scopo turistico, come quelle di tutte le altre parti d’Italia. L’ultima grande rivoluzione nel campo delle cartoline illustrate avvenne all’incirca nel 1930, quando nuovi accordi internazionali ammisero la produzione e l’utilizzo per posta di cartoline di un formato più grande: al posto dei 9x14 centimetri, gli attuali 10x15. Si era arrivati alla cartolina com’è ora, soprattutto quando, a partire dagli anni Sessanta, entrò in uso generalizzato il colore. Dal decennio successivo si ebbe anche sperimentazione di nuovi formati e tecniche: cartoline rotonde, più grandi, più lunghe, realizzate con tecniche particolari. È storia di ieri, che qui non tocca.