Petrolio in Adriatico: attese e perplessità
Nel mese di maggio di quest’anno, dopo lunghe ricerche nei fondali marini dell’Adriatico da parte dell’azienda norvegese Spectrum, è stato reso noto che i risultati dell’analisi indicano la presenza di una grande quantità di giacimenti di gas naturale e di petrolio lungo tutta la costa croata. La quota non elevata dei fondali renderebbe più semplice lo sfruttamento dei giacimenti, abbassando di molto i costi di estrazione rispetto alle trivellazioni e al pompaggio su zone con grandi profondità. Tali caratteristiche potrebbero costituire elementi particolarmente attraenti per i grandi player internazionali. Questo è in breve ciò che spera anche il governo croato, il quale ha annunciato che in meno di tre mesi sarà emesso il bando con cui verranno dati in concessione i giacimenti di petrolio sottomarino.
Per quanto concerne invece l’inizio dello sfruttamento dei giacimenti, nel migliore dei casi, potrebbe partire non prima di una decina di anni. La compagnia che ottenesse la concessione dei depositi dovrà comunque condurre un’ulteriore ricerca – stimata fra i tre e i cinque anni – e mettere a frutto un periodo analogo al fine di installare le piattaforme e le trivelle destinate all’attività di estrazione e raccolta. Non è stato reso noto il modulo secondo il quale la Croazia concederà lo sfruttamento del gas e del petrolio. Sotto i 12.000 chilometri quadrati di mare divisibili in ventinove concessioni ci sarebbero tre miliardi di barili, per i quali sono pronte a sfidarsi tutte le grandi società mondiali, dalla Shell alla Exxon, compresa l’italiana Eni.
Nel nostro Paese è subito sorto il testa a testa fra chi (come Romano Prodi) consiglia caldamente di approfittare di tale possibilità posta al limitare delle nostre acque territoriali e chi invece manifesta le ragioni delle moratorie nazionali sull’utilizzo delle più generali risorse naturali ubicate lungo l’Adriatico. Il ruolo dell’Italia sarà quindi probabilmente più indiretto: coinvolgimento nell’estrazione senza utilizzazione diretta. La scoperta ha suscitato anche l’interesse della Grecia, che spera di raggiungere risultati simili a quelli croati. Perplessità giungono naturalmente dalle organizzazioni ambientaliste, secondo le quali tale attività estrattiva avrebbe comunque svariati elementi di ricaduta negativa sul positivo trend economico portato alla Croazia e nell’area considerata più nello specifico dal turismo specialmente marittimo e balneare.
Federico Bisoni