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Il sindaco di Capodistria: «Non sfratto il Consolato»

Popovic assicura che i diplomatici italiani non saranno cacciati da palazzo Vianello. «Le illazioni su presunte operazioni immobiliari sono bugie».

La Comunità italiana di Capodistria può tornare a sonni tranquilli. Il Consolato generale d’Italia non sarà sfrattato da Palazzo Vianello. Parola del sindaco della cittadina slovena Boris Popovic. Dopo l’appello lanciato l’altro ieri da parte delle associazioni degli esuli istriani che temevano un mancato rinnovo del contratto d’affitto per l’ufficio diplomatico che risiede nello storico edificio dal 1957 il primo cittadino assicura: «Nessuno butta fuori nessuno».
L’allarme è scattato a fronte del fatto che il 15 novembre scadeva il contratto e girava voce che Popovic non volesse rinnovarlo per costruire un albergo al posto del consolato. «La prossima settimana – afferma invece Popovic – penso che mi incontrerò qui nel mio ufficio con l’ambasciatore italiano Paolo Trichilo che verrà per definire il contratto per continuare ad affittare al Consolato italiano l’immobile. Non c’è assolutamente alcun problema».
La volontà di rinnovare il contratto c’è sempre stata, insiste Popovic, anche lo scorso giugno, quando si era verificata un’altra impasse sulla prosecuzione della permanenza della console italiana Iva Palmieri nell’edificio.
Spiegando quanto accaduto l’estate passata, Popovic riferisce che pensava che «fosse il Consolato italiano a non voler più rimanere a causa dell’affitto che dobbiamo aumentare per legge. Un tempo potevamo anche concedere gratuitamente l’immobile ma ora non possiamo più farlo».
Nell’appuntamento tra il sindaco e l’ambasciatore si discuterà quindi del canone d’affitto che in questi anni, sottolinea ancora il primo cittadino di Capodistria, «è sempre stato lo stesso, non l’ho mai aumentato, solo da adesso ciò accadrà».
Per la valutazione del nuovo importo sono stati incaricati due periti, uno per la Slovenia, l’altro per il Italia. Il tecnico della parte italiana proporrebbe «3mila euro» a detta di Popovic mentre quello sloveno «tra i 7 e gli 8mila». «E adesso dobbiamo metterci d’accordo», spiega il primo cittadino sloveno.
Popovic ci tiene anche a dire che non solo «non abbiamo mai aumentato l’affitto» ma che «in realtà per due volte era stato il consolato italiano a voler andare via mentre noi avevamo insistito affinché rimanesse». Alla base di questi che sembrerebbero dunque dei malintesi, almeno secondo il sindaco di Capodistria, ci sarebbe «la console Iva Palmieri: ha messo in giro le voci di un possibile sfratto causato dalla volontà del sindaco di costruire un albergo.
Con tutti i consoli prima di Palmieri abbiamo lavorato benissimo, con lei invece ci parla il vicesindaco, Alberto Scheriani, perché purtroppo, e non è colpa mia, ha dei problemi nei miei confronti, non mi saluta nemmeno quando mi vede fuori in qualche locale» accusa il sindaco.
Popovic, subito dopo, precisa di tenere molto ad avere buoni rapporti con l’Italia: «È da 14 anni che riesco ad avere un’ottima comunicazione con tutti. Basta chiedere agli ex sindaci di Trieste, a quello attuale, ai primi cittadini di Muggia: nessuno dirà che mi odia».
Quanto alle voci che circolano riguardo alla sua presunta velleità di costruire un hotel, da collegare al bar di fronte a palazzo Vianello che in teoria gestisce la moglie con la figlia, anche qui il sindaco spiega che «non esiste», anche perché «l’edificio sarebbe pure troppo piccolo per costruire un albergo. Questa è una cosa che dice la console, ma non è vero, io sono un sindaco serio».
E infine: «Voglio smentire un’altra menzogna. Il locale l’abbiamo dato in affitto ancora prima che io diventassi sindaco e mia figlia non gestisce alcun bar poiché ha otto anni. Spero non ci siano più dubbi su questa vicenda e spero non ci sia più gente che mette in giro voci assurde perché io mai ho pensato a una cosa del genere» conclude il sindaco di Capodistria.

Il Piccolo, 21 novembre 2016