«L’italiano sia obbligatorio nelle scuole croate»
Il Consiglio della Minoranza nazionale italiana della Regione Istriana, riunitosi a Rovigno mercoledì 5 aprile, ha scritto una lettera al Ministero croato della Pubblica Istruzione (e per conoscenza ai deputati istriani al Sabor) con la richiesta di reintrodurre l’italiano come materia obbligatoria nelle scuole croate delle Città e dei Comuni bilingui della Regione. Si tratterebbe in pratica di tornare ai tempi della Jugoslavia, quando la lingua di Dante era materia obbligatoria nelle scuole croate degli allora grandi Comuni bilingui di Pola, Rovigno, Parenzo e Buie (non in quelli di Pisino, Albona e Pinguente). Nei primi anni ’90, con la nascita della Repubblica di Croazia e la riarticolazione del territorio in Città e Comuni, si è ridotta a materia facoltativa su richiesta delle famiglie. La vice-presidente della Regione Istriana Viviana Benussi, presente alla seduta, ha osservato che con l’ingresso della Croazia nell’Unione Europea l’italiano è ridiventato obbligatorio nelle scuole croate del Buiese, mentre nelle scuole degli altri territori dove è facoltativo lo si studia solo due ore alla settimana. Troppo poche. Secondo la Benussi «ce ne vorrebbero almeno tre per ottenere un certo livello di apprendimento ». «L’italiano come materia obbligatoria – ha affermato il presidente del Consiglio Gianclaudio Pellizzer – è condicio sine qua non per la tolleranza, per il nostro futuro, per la normale comunicazione tra i cittadini». Durante l’incontro Silvano Zilli, ricercatore del Centro di Ricerche Storiche di Rovigno, ha presentato il progetto a sua cura dal titolo La Comunità Nazionale Italiana negli Statuti delle Città e dei Comuni bilingui della Regione Istriana. Ne emerge che sono bilingui 7 delle 10 Città e 13 dei 31 Comuni. «Il quadro normativo sul territorio – ha commentato Zilli – potrebbe esser soddisfacente. Ma ne è molto lacunosa l’attuazione. La Croazia non rispetta né i diritti acquisiti né l’articolo 2 dell’Accordo italo-croato del 1996 sulla tutela delle rispettive minoranze. Eppure di recente abbiamo assistito a più celebrazioni del ventennale dell’Accordo, senza che nessuno si chiedesse se realmente venga applicato».
L’Arena di Pola, 5 maggio 2017