Quanto ne sanno i maturandi su esodo e foibe?
Nell’anno scolastico 2009/’10 fecero la loro apparizione nella prima prova dell’Esame di Stato le foibe, argomento tabù fino a pochi anni prima. L’istituzione della Legge del Ricordo con la Legge 92 del 30 marzo 2004 aveva introdotto nel calendario civile italiano la ricorrenza del 10 Febbraio, a margine della quale conferenze, commemorazioni e cerimonie ufficiali avevano aperto gli occhi dell’opinione pubblica italiana sulla complessa vicenda del confine orientale e sulla pulizia etnica subita dai nostri connazionali. Ben pochi furono gli studenti che si avventurarono su quella traccia, vuoi per ignoranza, vuoi per timore di affrontare un argomento che aveva sovente dato luogo a polemiche e strumentalizzazioni.
Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata e anche se negazionisti e giustificazionisti continuano a non mancare, finalmente c’è maggiore cognizione di causa in merito alle stragi di centinaia di italiani in Venezia Giulia, Carnaro e Dalmazia ed al conseguente esodo di decine di migliaia di abitanti dell’Adriatico orientale che vivevano in quelle terre radicati da secoli. La cancellazione violenta e pianificata dell’italianità in Istria, a Fiume ed in Dalmazia sembra, però, un argomento confinato alle celebrazioni rituali del Giorno del Ricordo, destinato a concludersi nell’ambito di una serata promossa da amministrazioni comunali sensibili alla questione o di una mattinata a scuola con un ricercatore storico oppure un testimone dell’esodo o della vita nei campi profughi.
Di fronte alle migrazioni in corso oggi il ritornello degli italiani che sono stati popolo di migranti raramente si accompagna all’ammissione delle carenze in fatto di accoglienza che si registrarono nell’immediato dopoguerra. All’epoca 220.000 italiani (ai quali andavano aggiunti gli oltre 100.000 che riuscirono ad organizzarsi autonomamente) vissero da esuli in patria all’interno delle strutture dell’Opera profughi, ovvero in ambienti fatiscenti in condizioni igienico-sanitarie terrificanti, schedati come delinquenti e costretti a rispettare orari e permessi di uscita come se i 109 Centri Raccolta Profughi sparsi in tutta la penisola (isole comprese) fossero prigioni e non luoghi di accoglienza provvisoria per famiglia con anziani e bambini che avevano perso tutto. Case, terreni, attività produttive: tutto era stato confiscato dal regime nazionalcomunista di Tito e lo Stato italiano avrebbe sfruttato tali requisizioni per scalarle dalle riparazioni di guerra che doveva alla Jugoslavia. Questa catastrofe umanitaria, le stragi che la precedettero, le umiliazioni patite dagli esuli, tacciati di essere fascisti in fuga dal paradiso socialista che Tito stava edificando: queste pagine di storia patria risultano ancora ben lungi dal diventare patrimonio condiviso della collettività nazionale. La scuola, luogo di formazione dei futuri cittadini non sempre riesce ad affrontare questa problematica, sia per mancanza di tempo, sia alle volte per convenienza politica. Va tuttavia riconosciuto che il Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca ha allestito un tavolo di lavoro con le associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati che realizza ogni anno un concorso nazionale per le scuole (il livello quantitativo e qualitativo degli elaborati cresce costantemente) e soprattutto un seminario nazionale di aggiornamento per i docenti: entrambe le iniziative sono di volta in volta caratterizzate da un diverso argomento da approfondire, il ché consente di cogliere la complessità delle vicende in questione. Altra nota positiva è il numero di visitatori, specialmente studenti in gita scolastica, che si recano in provincia di Trieste al Monumento nazionale della Foiba di Basovizza ed all’attiguo Centro di documentazione affidato dal Comune di Trieste all’associazione patriottica Lega Nazionale.
Non si può certo pensare che a pochi anni di distanza la traccia storica della prima prova affronti nuovamente le carneficine delle foibe, ma sarebbe comunque interessante sapere quante tesine gli studenti, autonomamente oppure stimolati dai docenti, hanno presentato su temi attinenti queste pagine di storia, quanti si siano avvicinati agli autori della letteratura di frontiera (Tomizza, Mori, Milani) e quanti siano consapevoli della matrice culturale italiana che permea quelle località della costa adriatica orientale in cui magari trascorreranno la loro vacanza post esami.
Lorenzo Salimbeni
Fonte: Il Tempo – 21/06/2018