Centro di Documentazione Multimediale della Cultura Giuliana Istriana Fiumana Dalmata
December 21st, 2024
+39 040 771569
info@arcipelagoadriatico.it

Archive: Posts

IMG 20190205 WA0034

I diritti negati degli esuli giuliano-dalmati all’attenzione del Parlamento europeo

Le foibe, l’esodo giuliano-dalmata ed i diritti negati degli esuli istriani, fiumani e dalmati: argomenti che l’Italia comincia a conoscere sempre meglio grazie al Giorno del Ricordo e che finalmente hanno avuto pure visibilità presso le istituzioni europee. Si è, infatti, conclusa la manifestazione a cura dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, dell’Associazione Coordinamento Adriatico e del Centro di Documentazione Multimediale della Cultura giuliana, istriana, fiumana e dalmata “Tu lascerai ogni cosa diletta più caramente. L’’esilio dei giuliani, fiumani e dalmati alla fine del Secondo conflitto mondiale” presso la sede del Parlamento europeo a Bruxelles.

Grazie al prezioso supporto dell’On. Elisabetta Gardini è stata allestita negli spazi espositivi parlamentari l’omonima mostra, visitata dal 5 al 7 febbraio da decine di visitatori, soprattutto europarlamentari, funzionari ed addetti ai lavori di tutta Europa. Attraverso opuscoli informativi, pannelli in inglese ed il materiale multimediale a disposizione, è stata fornita per la prima volta la possibilità di visionare un’ampia panoramica sulla storia del confine orientale italiano, in maniera tale da cogliere quanto fosse radicata nei secoli la comunità italiana dell’Adriatico orientale e le catastrofi che la colpirono alla fine della Seconda guerra mondiale: «Il mito di Antigone ci insegna come sia radicato nella cultura europea il rispetto dei morti – ha affermato l’On. Gardini inaugurando la mostra martedì 5 febbraio – e le parole di Giovanni Paolo II “Non c’è pace senza giustizia e senza perdono” attestano l’importanza di un evento come questo». Tra i primi visitatori della mostra sono intervenuti gli europarlamentari italiani Mario Borghezio e Stefano Maullu ed il croato Nino Jakovčić, tra i fondatori della Dieta Democratica Istriana. In seguito ci sono state anche le visite del Presidente della Regione Veneto Luca Zaia e del Presidente del Consiglio regionale del Veneto Roberto Ciambetti, a ribadire la vicinanza di Venezia e della regione veneta con la cultura, la storia e le popolazioni dell’Adriatico orientale.

Mercoledì 6 febbraio si è tenuta, sempre all’interno del Parlamento europeo, la seconda tavola rotonda dell’evento, moderata da Davide Rossi (Federazione delle Associazioni degli Esuli istriani, fiumani e dalmati): dopo “L’Europa e l’Alto Adriatico. Le istanze italiane a trent’anni dalla caduta del Muro di Berlino”, si è parlato de “I diritti degli esuli istriani, fiumani e dalmati, tra normativa interna e vocazione comunitaria”. Kristjan Knez (Presidente della Società di Studi Storici e Geografici di Pirano e Vicepresidente della Comunità degli Italiani “Giuseppe Tartini” di Pirano) ha fornito una rapida, ma precisa ricostruzione della storia dell’italianità autoctona e di come essa sopravviva ancora oggi dopo il terribile esodo del dopoguerra, che ha rappresentato in definitiva una pulizia etnica, e la repressione attuata dal regime di Josip Broz “Tito”. Di come la tutela dell’interesse nazionale italiano sia venuta meno riguardo la questione adriatica è stato l’argomento affrontato dal Prof. Avv. Giuseppe de Vergottini (Emerito dell’Alma Mater Università degli Studi di Bologna): «Bisogna avere il coraggio di dire che l’esodo è stato un crimine contro l’umanità – ha affermato l’insigne costituzionalista – e che il principio di autodeterminazione dei popoli è stato violato non concedendo agli istriani, fiumani e dalmati il plebiscito con cui decidere in merito alla propria appartenenza statuale». Affascinati dalla figura di Tito, i partiti della sinistra italiana hanno sovente trascurato la tutela dei legittimi interessi italiani e le forze di governo non si sono interfacciate con il territorio ed i diretti interessati, scavalcando anche il dibattito parlamentare. Esempio di tutto ciò fu il Trattato di Osimo, con cui l’Italia, dopo aver svolto trattative segrete con la Jugoslavia al di fuori dei canali diplomatici della Farnesina, rinunciò definitivamente alla sovranità sulla Zona B (Capodistria e Buie) del mai costituito Territorio Libero di Trieste. La Dottoressa Donatella Oneto (Giudice presso il Tribunale di Pavia) ha evidenziato quali erano le tutele giuridiche violate con la nazionalizzazione dei beni degli esuli da parte delle autorità della Jugoslavia: «Il pesante Trattato di Pace del 10 febbraio 1947 tutelava comunque le proprietà degli optanti per l’Italia – ha ricordato la relatrice, discendente di esuli – e la Costituzione italiana entrata in vigore il primo gennaio 1948 all’articolo 3 sancisce l’uguaglianza dei cittadini. Eppure fu proprio l’Italia a sfruttare le nazionalizzazioni arbitrarie attuate dal regime comunista per ottenere uno sconto sulle riparazioni di guerra da pagare a Belgrado ed i cittadini del confine orientale subirono discriminazioni e pagarono un debito che gravava su tutta la comunità nazionale». La protezione consolare di carattere obbligatorio non fu mai esercitata con determinazione a tutela delle proprietà dei connazionali ed il Trattato sul funzionamento dell’Unione europea è stato disatteso all’articolo 18, che proibisce discriminazioni basate sulla nazionalità, da Slovenia e Croazia, con riferimento ai beni abbandonati dagli italiani. Si è soffermato sugli indennizzi stabiliti dal Trattato di Osimo l’Avv. Davide Lo Presti, evidenziando come la cifra risarcitoria di 110 milioni di dollari ereditata dalla Jugoslavia sia stata spartita unilateralmente dagli Stati successori Slovenia e Croazia, senza calcolare gli interessi moratori né coinvolgere l’Italia: «La giurisprudenza italiana ha poi cassato le richieste di una revisione migliorativa degli indennizzi – ha ricordato il membro della “Commissione per l’esame delle istanze e degli indennizzi e contributi relative alle perdite subite dai cittadini nei territori ceduti alla Jugoslavia, nella zona B dell’ex Territorio libero di Trieste, nelle ex colonie” – respingendo le richieste di risarcimento di danni morali e materiali. L’indennizzo erogato dallo Stato italiano, inoltre, è stato considerato come un contributo di solidarietà e perciò slegato dal valore patrimoniale».

I lavori della sessione sono stati seguiti dall’On. Jakovčić, che ha prospettato future collaborazioni per il recupero del territorio istriano in sinergia con l’associazionismo degli esuli e con l’On. Gardini, la quale ha ribadito la propria volontà di sostenere le rivendicazioni e le progettualità della diaspora adriatica. Documenti giuridici e memoriali sulla vicenda del confine orientale italiana saranno, infine, sottoposti al vaglio della Commissione europea, al fine di dare continuità a questa prima significativa iniziativa.

 

Lorenzo Salimbeni