Intervento del Presidente di FederEsuli Ballarin al Senato
Intervento del Presidente della Federazione delle Associazioni degli Esuli Istriani Fiumani e Dalmati, dott. Antonio Ballarin, alla cerimonia per il Giorno del Ricordo delle Foibe e dell’Esodo Giuliano-Dalmata al Senato della Repubblica lunedì 10 Febbraio 2020.
Signor Presidente del Senato,
Signor Presidente della Camera,
Signor Presidente del Consiglio e Rappresentanti del Governo,
Autorità,
Signore e Signori.
Il Giorno del Ricordo è una solennità civile istituita dallo Stato italiano con la legge 92 del 2004, approvata alla camera con 502 voti favorevoli e 15 contrari.
L’allora Presidente della Camera (on. Casini) alzatosi in piedi, così concluse: “Onorevoli colleghi, la proposta di legge testé approvata è un atto di riconciliazione nazionale, di verità e di giustizia, una testimonianza di amore verso tanti italiani per troppo tempo dimenticati“.
Il Giorno del Ricordo è vissuto dal mondo dell’Esodo Giuliano-Dalmata come un risarcimento morale per le violenze fisiche e psicologiche, per i silenzi, per le discriminazioni causate da una diversità, per i colpevoli infiniti ritardi nel vedere onorati sacrosanti diritti di un intero popolo che ha patito per una delle più terribili tragedie dall’Unità d’Italia.
Ovviamente non basta l’emanazione di una legge per sanare quanto, a molti di noi, resterà umanamente insanabile.
La legge va attuata e le Associazioni degli Esuli Giuliano-Dalmati hanno pervicacemente testimoniato e trasferito conoscenza con attività intraprese su tutto il territorio nazionale ed anche fuori dai confini italiani, lì dove è presente una nostra Comunità.
Dalla data di entrata in vigore della legge 92 del 2004 e, in particolar modo, negli ultimi anni, sono stati conseguiti importanti risultati nella rottura di un silenzio insopportabile in merito alla nostra vicenda umana, ma resta ancora molto da fare e per questo chiediamo incessantemente alle Istituzioni ed al mondo della politica di sostenerci nel nostro cammino, affinché, finalmente, lo Stato italiano non appaia più come debitore verso gli Esuli Giuliano-Dalmati, ma possa onorare, una volta per tutte, i suoi doveri.
A tale proposito, l’istituzione, nel 2009, di un Tavolo di coordinamento tra Governo ed Associazioni degli Esuli Fiumani, Istriani e Dalmati presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha rappresentato un punto di riferimento per la discussione dei tanti punti aperti, i quali, tuttavia, ancora oggi richiedono un impegno da parte dello Stato per la loro risoluzione.
In particolare lo richiede la definizione del giusto ed equo indennizzo per i beni abbandonati dagli Esuli nelle loro Terre ed utilizzati dall’Italia per pagare il proprio debito di guerra verso la Jugoslavia. Così come lo richiede la definizione del Trattato di Osimo e l’utilizzo dei fondi dovuti all’Italia da Slovenia e Croazia a favore del mondo dell’Esodo Giuliano-Dalmata. Lo richiede il Gonfalone della città di Zara che attende la consegna della Medaglia d’Oro al Valor Militare assegnata dal Presidente Caro Azeglio Ciampi. E lo richiede l’attuazione della legge 54 del 1989, la quale, essendo troppo spesso violata, fa risultare i nostri Esuli, che hanno pagato per restare italiani, come stranieri in Patria.
I temi aperti, che devono essere necessariamente risolti a livello politico, come si vede in quest’accenno, sono tanti e complessi, come lo è, ad esempio, la reiterata richiesta di modifica della legge 178 del 1951 che disciplina il conferimento delle onorificenze al Merito della Repubblica Italiana, senza la quale non è possibile la revoca del cavalierato conferita al Maresciallo Tito, causa stessa della celebrazione della presente solennità.
Gli Esuli Giuliano-Dalmati non hanno mai protestato in maniera violenta, retaggio di una civiltà implicitamente iscritta e volta alla costruzione del bene ed all’operosità. Ed è proprio in quest’ottica che gli Esuli da anni, senza sostegno alcuno, hanno intrapreso un proficuo dialogo con le Comunità italiane che oggi vivono in Istria e Dalmazia, all’insegna di un ritorno tutt’altro che revanscista, ma carico di amore e prospettiva.
Proprio per quest’impegno sarebbe quanto mai auspicabile celebrare in maniera adeguata, nel 2020, anno in cui la Capitale della Cultura Europea è proprio Fiume, la Comunità italiana che prima della Seconda Guerra mondiale costituiva più del 70% di quella città. Chiediamo alle Istituzioni di poter valorizzare i tanti sforzi compiuti dalle nostre Associazioni per abbattere barriere ideologiche anacronistiche, attendendo un giusto riconoscimento internazionale per un’opera di ricucitura del sottile filo d’oro che ci lega alla nostra Terra.
È indubbio che l’attuazione della legge 72 del 2001, istituita per gli interventi a tutela del patrimonio storico e culturale delle Comunità degli Esuli dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia, sia stata un motore insostituibile per le tante attività svolte e ci attendiamo, anche su questo punto, un’adeguata sensibilità della politica.
Come già detto molte volte, affinché questo giorno sia propizio e non sterile amarcord, è necessario generare un’etica positiva nella nostra società derivante da tutte le iniziative pazientemente e sistematicamente condotte nella nostra laboriosa quotidianità.
Ed è proprio in questo percorso che ringraziamo il Senato della Repubblica, la Camera dei Deputati, la Presidenza del Consiglio dei Ministri per la vicinanza dimostrata in questi anni in maniera fattiva e propositiva.
Grazie.