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MIUR Seminario 2010 3

Sede ANVGD: non alienazione ma ricerca di una soluzione consona

Ha portato scompiglio nei giorni scorsi la petizione della famiglia Rocchi, fatta girare con richiesta di sottoscrizione, che mette in dubbio la legittimità dell’Associazione di vendere la sede di Roma, dono di Padre Rocchi. Un’azione che ha dato il via ad un contraddittorio spesso arrabbiato e dai toni forti. Interviene in questa sede il Presidente dell’ANVGD, Antonio Ballarin che affronta una spiegazione.

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L’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia non dismette e non ha intenzione di dismettere nulla del suo patrimonio e, in generale, dei propri asset, acquisiti con fatica e pervicacia negli anni e che costituiscono, di fatto, gli elementi basilari per l’azione programmatica a tutela dei diritti degli esuli, ancora oggi negati, così come la tutela dell’italianità in Istria, Quarnaro e Dalmazia.
Avendo ricevuto proposte di acquisto, da anni, dell’immobile che oggi ospita la Sede Nazionale – tra l’altro a prezzi estremamente vantaggiosi essendo superiori alle attuali quotazioni – in modo assolutamente lineare e trasparente, l’Associazione ha deciso di aderire alla proposta ricevuta, perseguendo, in tal modo, la razionalizzazione delle proprie risorse, nell’ottica di una riorganizzazione già in atto da diversi mesi e finalizzata ad una maggiore focalizzazione delle attività. L’operazione acconsentirà l’acquisizione di una nuova sede maggiormente funzionale rispetto alla localizzazione dell’insediamento storico degli esuli giuliano-dalmati residenti in Roma ed in linea con le aspettative dell’attuale dirigenza.
La decisione dell’operazione è stata avallata, all’unanimità – segno, tra l’altro, di una forte coesione in merito alle strategie da perseguire – sia dall’Esecutivo Nazionale che dal Consiglio Nazionale, unici soggetti legalmente e, soprattutto, moralmente abilitati ad intraprendere decisioni in merito al futuro dell’Associazione stessa, nella sua ultima riunione, tenutasi a Padova, il 29 giugno u.s.
La promozione e divulgazione di una ‘petizione’ come atto di protesta nei confronti dell’Associazione, pertanto, lascia perplessi poiché parte dal presupposto di una alienazione che non trova riscontro né nelle azioni né nelle intenzioni dell’Associazione stessa e di chi la guida.

L’Osservatore Adriatico