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L’italianità adriatica si riunisce per il Giorno del Ricordo

Storico incontro, in via telematica, dei vertici delle associazioni della diaspora adriatica con i rappresentanti della comunità italiana nella ex Jugoslavia per celebrare assieme il Giorno del Ricordo. L’evento congiunto, dal titolo “New generation, dal passato al futuro condiviso”, si è tenuto nel pomeriggio di mercoledì 10 febbraio, sulla piattaforma Zoom. Un momento che ha visto intrecciarsi molti interventi, sia da parte di rappresentanti delle istituzioni che degli intellettuali.

Ad aprire il dibattito è stato Pierfrancesco Sacco, ambasciatore italiano in Croazia, che ha sottolineato come «fra Italia e il Paese balcanico sta prendendo corpo una zona economica esclusiva in seno al mare Adriatico, a dimostrazione del destino comune da costruire giorno dopo giorno».

L’assessore della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia alle Autonomie locali, Pierpaolo Roberti, si è rifatto alle parole del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ricordando come quello delle foibe e dell’esodo sia «un tema che scuote le coscienze, mentre è ancora da costruire una memoria collettiva dei popoli che insieme hanno vissuto questi drammi».

Spettatore interessato il deputato al parlamento croato e vicepresidente del Sabor di Zagabria, Furio Radin. «Sono convinto da sempre che esuli e rimasti siano un popolo unico, cacciato o comunque vittima di una tragedia comune. Con grande fatica negli anni siamo riusciti ad affermare i nostri diritti e ad essere compresi in Italia da chi se n’era andato. Anche per noi c’è grande emozione per questo giorno del ricordo, sentito da noi rimasti, quanto da chi dovette andarsene. Chi se ne andò non ebbe la forza di rimanere – ha ricordato Radin – e chi è rimasto non ebbe la forza di andarsene in Italia».

«Le foibe e l’esodo rappresentano vicende che influenzano ancora le nostre vite – ha ricordato Raul Marsetic del Centro di Ricerche Storiche di Rovigno -. Noi siamo qua per ricordare l’esodo e il radicale cambio della composizione etnica delle nostre terre. Il rigore scientifico dello storico sono la migliore risposta per chi vuole sminuire questi fatti».

«C’è una grande parte di lavoro che riguarda le ricerche di archivio, su cui ci sono ampi spazi di collaborazione tra Unione e FederEsuli. L’obiettivo è quello di avere una ricostruzione comune quanto più oggettiva di quanto è stato – ha spiegato il presidente dell’Unione Italiana Maurizio Tremul -. È necessario far conoscere alle nuove generazioni i drammi che hanno lacerato queste terre, attraverso una narrazione condivisa. Esistono ancora troppe realtà che tramandano una storia che non è quella realmente accaduta».

Sulla stessa scia le parole del presidente dell’Anvgd Renzo Codarin, che ha sottolineato come «Unione e FederEsuli stanno collaborando con il Ministero dell’Istruzione per fare in modo che nei testi scolastici sia approfondita la conoscenza di quelle vicende. La volontà per il futuro – ha concluso Codarin – è quella di coinvolgere anche i ministeri di Slovenia e di Croazia».

Durante l’incontro, durato circa un’ora e mezza, c’è stato inoltre spazio per alcuni approfondimenti sul tema, presentanti dalla ricercatrice del Centro di Ricerche Storiche di Rovigno, Orietta Moscarda e dalla giornalista di Avvenire, Lucia Bellaspiga. «Le foibe non furono pulizia etnica, anche se ad essere colpita fu in larga parte la componente italiana – ha ricordato la giornalista di origine istriana – me lo hanno raccontato le tante storie che ho raccolto come giornalista e non come figlia di esuli. C’è stata poi la componente ideologica e quella biecamente economica – ha sottolineato la Bellaspiga -. Quel che ci si dimentica troppo spesso, tuttavia, è che siamo stati l’unica zona d’Italia che non ha vissuto la Liberazione».

Andrea Altin