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Arbitrato e funzione giurisdizionale, Tesi di Laurea in Giurisprudenza, relatore Giuseppe de Vergottini

Arbitrato e funzione giurisdizionale, Tesi di Laurea in Giurisprudenza, relatore Giuseppe de Vergottini

Autore: De Ciuceis Massimiliano
Anno di pubblicazione:
Casa editrice: Universita' degli Studi di Bologna, Facolta' di Giurisprudenza, Bologna, 1990-2000,

Le questioni principali affrontate nella tesi sono riassumibili in due interrogativi. Primo: possono i singoli soggetti di diritto comporre le proprie controversie mediante il ricorso a un giudizio privato, quando la Costituzione sancisce espressamente (art. 102, 1? comma) che la funzione giurisdizionale è riservata ai magistrati ordinari, istituiti e regolati dalle norme sull'ordinamento giudiziario? A questo proposito, occorre rispondere subito che nessuno è costretto a rivolgersi alle pubbliche magistrature per la definizione di qualsiasi lite; non è questo, ma ben altro, il significato della riserva di cui all'articolo 102 della Costituzione, come ha inequivocabilmente chiarito anche la Consulta. Si consideri, poi, un secondo interrogativo. Posto che vi è cittadinanza, in un ordinamento giuridico come il nostro, per un istituto di giustizia privata qual è l'arbitrato, ci si chiede: quali limiti di efficacia dovrà avere tale giudizio? La giurisdizione è autorità, potere, sovranità. Essa è l'ordinamento giuridico che si impone ai privati nel caso specifico. L'arbitrato, invece, è un giudizio che nasce dalla volontà dei soggetti che l'hanno preferito ed instaurato, senza altra forza che questa loro volontà e dunque senza potere, autorità, supremazia. Certo, lo scopo pratico perseguito dalle parti nel devolvere le controversie agli arbitri, è quello stesso che esse avrebbero potuto e non hanno voluto raggiungere agendo davanti al giudice statale. Ebbene, un legislatore che voglia dare esatta attuazione al riconoscimento costituzionale dell'autonomia dei singoli, ben può considerare meritevoli di specifica protezione e garanzia strumenti risolutivi di controversie come gli arbitrati rituali, ma deve anche disciplinarli in modo che dai giudici privati sia assicurata una tutela dei diritti uguale, per contenuti ed intensità, a quella prestata dai giudici statali. La Costituzione non potrebbe tollerare la disciplina di un mezzo di giustizia privata, il quale fornisse una tutela minore rispetto a quella che le parti oterrebbero in giudizio. Quella disciplina risulterebbe illegittima per violazione dell'articolo 3 della Carta fondamentale, in forza del quale esiste il principio di uguaglianza formale e sostanziale di tutti di fronte alla legge. In altre parole, se l'arbitrato rituale vuole resistere all'accusa di incostituzionalità, deve conseguire un risultato equipollente a quello del processo. In altri termini, IL DIRITTO DI AZIONE IN GIUDIZIO E' DISPONIBILE, MA NON ILLIMITATAMENTE. QUANTO ESPOSTO, IMPONE UN'ATTENTA ANALISI DELLA DISCIPLINA DELL'ISTITUTO ARBITRALE. Oltre all'arbitrato rituale, viene considerato e analizzato anche l'arbitrato libero. La tesi tratta dei metodi ADR. La tesi si occupa, infine, del tema dell'assunzione degli incarichi arbitrali da parte dei magistrati ordinari ed amministrativi.

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