Centro di Documentazione Multimediale della Cultura Giuliana Istriana Fiumana Dalmata
November 22nd, 2024
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Confine Di Rapallo 1920

Il confine orientale italiano

I confini di uno Stato possono essere tracciati nelle loro linee secondo quattro diversi criteri: la geografia, l’etnografia, la storia e le necessità della difesa dello Stato stesso.

Già ai tempi dei Romani la difesa del Confine Orientale era una questione di essenziale importanza, essendo il più minacciato di  tutta la catena delle Alpi, e pertanto già dal 128 a.c. venne innalzato un primo vallo esterno da Longatico alle rive del Quarnero e da Fiume il vallo romano muoveva in direzione di Plana sino a toccare le pendici del Monte Nevoso, ove insisteva un campo militare
stanziale e particolarmente strategico, il Castrum Catalanum, che i montanari locali indicavano come “il muro dei pagani”.

Niente cambiò se Carlo Combi nel 1866 scriveva “Se l’Italia non vuole le più gelose chiavi del Regno nelle mani dell’Austria, se non
vuole insediata questa sul nostro suolo al più esposto fi anco, […] a tale ufficio di difesa si presta mirabilmente l’Istria […] essa può realizzare il progetto di un quadrilatero italiano sugli ultimi nostri confini d’oriente che comprende tutto ciò che è nostro, è ad un
tempo l’unica per tutta coprire l’Italia dal suo lato orientale”.

Ma ai vincoli determinati dalla storia si connettono anche gli interessi economici con perpetue relazioni tra i popoli. Statisti ed economisti ritengono che sia esclusivamente l’interesse il vincolo più tenace tra gli uomini, che può unire due o più popoli o  separare un popolo da uno Stato per unirlo ad un altro.

Confini orientali in continuo movimento, fluidi sino allo scioglimento dell’ex Jugoslavia. Non a caso lo scrittore e drammaturgo
francese Alphonse Daudet (1840-1897), nel suo celebre romanzo I Re in esilio, necessitava di uno Stato che fosse verosimile ma non reale, così da non togliere al romanziere la libertà d’azione dei suoi personaggi. Ora quale Regno poteva trovare che fosse meno vero, meno reale nei suoi confini, nella sua storia e nella sua geografia, se non che il Regno d’Illiria, collocandovi sia Lubiana, che Cattaro e qualche altra città reale dell’Istria e della Dalmazia?  Ricorda in qualche modo il Litorale austro-illirico, artificiosa denominazione della burocrazia austro-ungarica.

Terre della Venezia Giulia come le definiva Matteo Giulio Bartoli, linguista e glottologo nato ad Albona, laureatosi a Vienna e  vissuto a Torino, che lo identifica come “il litorale che si irradia chiaro da menti latine”.

Rubrica “Lettori del Piccolo da 140 anni” a cura del Centro di Documentazione Multimediale della cultura giuliana, istriana, fiumana e dalmata (CDM) e del Comitato provinciale di Trieste dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia.

Fonte: Il Piccolo – 26/10/2021