Professione: Teologo, politico, scienziato, filosofo e letterato, arcivescovo
Luogo: Dalmazia
Autore: Ildebrando Tacconi
Scrisse in italiano. A soli 20 anni era già noto oltre i confini della Repubblica per il suo commento di Averoè (De substantia orbis) con cui in effetti iniziò la sua attività di filosofo.
Commentò Aristotele, mettendolo in relazione con Platone, dal cui pensiero era affascinato; sulla scia di Machiavelli e Guicciardini scrisse trattati in forma di dialogo che si svolgevano in ambienti pastorali ("nella stagione di primavera,… all'ombra di un bel salice, accanto a un ruscello di limpida acqua…" ) discorrendo con personaggi illustri sui concetti di bellezza, amore, felicità e Stato.
I suoi dialoghi sono caratterizzati da stile concreto e pensiero pratico.
Nel Sopra le Metheores di Aristotele appaiono alcune considerazioni sui fenomeni naturali, spiegati basandosi sulle teorie di Aristotele sull'origine dei venti.
Per sette volte fu nominato Rettore della Repubblica e dovette occuparsi di commercio e finanze: in una lettera si lamentava del fatto che gli impegni per la cura della Repubblica lo tenevano lontano dai suoi studi preferiti.
La lettera venne pubblicata nel Commento ai Salmi dedicato al suo amico cardinale Bellarmino (colui che presiedette al processo in cui fu condannato Giordano Bruno, e consigliò Galileo di abiurare la sua dottrina).
I suoi scritti filosofici, politici e sociologici gli diedero fama tanto che papa Clemente VIII gli conferì il titolo onorario di "dottore in filosofia e maestro di teologia".
Forse in omaggio alla prudenza dei tempi, dedicò la sua opera più importante, Dello stato delle repubbliche secondo la mente di Aristotele del 1591, a papa Gregorio XIV, invitandolo a mirare "il fuoco della sua devozione".
Da considerare i suoi scritti collaterali (Discorsi della penitenza, 1589) ed i commenti sui salmi di Davide, nei quali si definisce "un onest'uomo e un buon cristiano".
Morì a Ragusa nel 1610.