L’emigrazione giuliana nel mondo in mostra a Roma
È stata inaugurata martedì 30 maggio, nella sala del Cenacolo nel Complesso di Vicolo Valdina, a Roma, la mostra Ierimo, semo, saremo. L’emigrazione giuliana nel mondo. La retrospettiva è promossa dall’Associazione Giuliani nel Mondo, con il patrocinio della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia.
“Per l’amministrazione regionale è importante la valorizzazione dell’attività dei corregionali all’estero, non soltanto per il legame affettivo che è dovuto a chi è emigrato dalle nostre terre d’origine ma anche perché quell’emigrazione rappresenta un pezzo di storia”, dichiara l’assessore alle Autonomie Locali del Friuli Venezia Giulia, Pierpaolo Roberti. “In questo caso, la mostra oggi inaugurata a Roma dà uno spaccato importante della nostra storia e del nostro recente passato”.
“Ierimo, semo, saremo” mette in primo piano il piccolo e frastagliato territorio di frontiera che fu teatro di un’eccezionale intensità di eventi conflittuali. Ecco allora gli scatti delle prime partenze dall’Isontino, l’esodo in massa dall’Istria, da Fiume, dalle isole del Quarnero e dalla Dalmazia e poi i successivi, intensi flussi migratori da Trieste e dalla Venezia Giulia. La mostra vuole ricostruire sinteticamente questa storia dal punto di vista dell’Associazione Giuliani nel Mondo, costituita nel 1970 e diventata punto di riferimento delle comunità e dei circoli giuliani in tutti i continenti, aggregando i fili dispersi di un’emigrazione che per molti, specie per gli esuli giuliano-dalmati, non ha più una propria madrepatria di riferimento.
“La Regione Friuli Venezia Giulia – spiega il presidente dell’Associazione Giuliani nel Mondo, Paolo De Gavardo – è l’organismo al quale facciamo riferimento per i finanziamenti ed ha previsto, fra le tante cose, che ci sia un mantenimento dei ricordi nell’ambito dei circoli che sono in giro per il mondo. Nell’Associazione c’è un direttivo di 20 persone che lavora insieme al presidente per collaborare con i progetti all’estero. Noi li analizziamo e poi li portiamo alla giunta regionale ed è in quella sede che viene dato un finanziamento. Il tipo di iniziative che facciamo come associazione è quello di recuperare i giovani, per conoscere quello che hanno sentito da parte dei loro genitori o dei loro nonni e mettendoli però anche di fronte a quelle che sono le situazioni attuali: ad esempio il tipo di lavoro che si fa nelle nostre regioni e il livello di lavori che si fanno. Così se alcuni desiderassero tornare, possiamo cercare in tutti modi di far sì che ciò avvenga. Questo è il nostro obiettivo”.
“La mostra è articolata in tre parti- spiega il curatore, Romeo Pignat – La prima sessione è dedicata alle cause delle partenze e soprattutto alle tre grandi ondate che hanno caratterizzato questa emigrazione particolare: l’ondata dalla Bisiacaria, l’emigrazione legata all’esodo istriano e infine le emigrazioni da Trieste che hanno delle cause particolari. La seconda parte invece è dedicata all’arrivo nei paesi di destinazione, in particolare alle tre grandi aree che sono state il punto di riferimento dell’emigrazione giuliana: l’Australia, il Nord America e l’America latina che rappresenta l’emigrazione storica e poi una sessione dedicata alla città di Roma, che ha accolto molti esuli nel quartiere giuliano dalmata. La terza parte della mostra è più propriamente istituzionale e riguarda l’associazione Giuliani nel mondo che, dal 1970, opera proprio a favore delle comunità sparse in tutto il mondo”.
Il percorso espositivo presenta dunque luoghi, momenti e “climi” che hanno determinato e accompagnato nel corso di un secolo grandi ondate migratorie, per salpare infine da quei porti che sono diventati simboli di questa emigrazione, in prevalenza transoceanica. Ancora, racconta l’emigrazione dalla Bisiacaria e più in generale il Goriziano, a cavallo tra il XIX e il XX secolo, tra le due guerre mondiali e nel secondo dopoguerra, in una terra fortemente provata dai conflitti bellici e da spinose questioni di confine. E poi c’è il grande esodo degli Italiani dai territori di Istria, Fiume, Quarnero e Dalmazia assegnati alla Jugoslavia, che raggiunse il suo picco dopo il Trattato di Pace di Parigi, il 10 febbraio 1947, con fughe di massa via mare e via terra, e spesso con lunghe permanenze nei campi profughi, prima di un’emigrazione senza ritorno. Infine il racconto dell’emigrazione di massa da Trieste dal 1954 al 1961.
La sezione “Giuliani nel mondo” vede in primo piano continenti e paesi dove sono affluiti i giuliani: dal primo impatto con i grandi porti del Nuovo Mondo, ai duri e difficili percorsi d’inserimento nei luoghi di emigrazione, alla nascita e alla crescita dell’associazionismo, con un centinaio di circoli sino a oggi raccolti intorno all’Associazione Giuliani nel Mondo. Ecco allora gli scatti in America Latina, Nord America, Australia e i racconti dall’associazionismo bisiaco degli anni Trenta in Argentina, i matrimoni a distanza in Australia, le vicende delle “Triestine Girls” negli Stati Uniti e il profondo interesse verso i temi dell’identità originaria da parte dei giuliano-dalmati del Canada. Anche Africa e Asia racchiudono piccole ma vitali comunità giuliane: da quella storica dei Lussignani del Sudafrica, al Circolo di Shanghai, che si colloca nelle nuove rotte della mobilità professionale, diventando il primo sodalizio giuliano in Asia. Infine Roma occupa un posto speciale nel cuore dei Giuliani, per due ragioni: la presenza del quartiere Giuliano-Dalmata dell’EUR, che ha accolto e visto ricominciare e rinascere una cospicua comunità di esuli istriani, fiumani e dalmati; la presenza di un circolo come l’Associazione Triestini e Goriziani in Roma, che si è distinta per la sua straordinaria attività culturale e alcune figure di riferimento, entrate nella storia del nostro Paese.
La mostra, oltre ai suoi tre percorsi, si conclude con un omaggio allo “Spirito giuliano” e ai tanti protagonisti di un’emigrazione che ha lasciato la sua impronta creativa e costruttiva in tutto il mondo: donne e uomini che hanno conferito evidenza e prestigio alle comunità di appartenenza, per aver contribuito allo sviluppo e al progresso dei paesi che li hanno accolti.
Presenti all’inaugurazione anche l’onorevole Debora Serracchiani, il senatore Roberto Menia e l’onorevole Nicole Matteoni. “Ierimo, semo, saremo” è visitabile dal 31 maggio al 9 giugno, tutti i giorni dalle ore 11 alle 19.30 esclusi il sabato, la domenica e venerdì 2 giugno. L’ingresso (piazza in Campo Marzio 42) è gratuito.
Fonte: Giuliani nel Mondo Trieste – 30/05/2023