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Tartini Pirano

Pirano, ampia ricerca sulle fonti d’acqua

Il Centro di ricerche scientifiche di Capodistria ha avviato un progetto pilota che consiste in un’applicazione web, volta alla raccolta dati sulle fonti d’acqua di Pirano. I ricercatori dell’Istituto mediterraneo per gli studi ambientali del Centro, Cécil Meulenberg, Erik Kralj e Peter Kumer hanno lanciato con successo a metà giugno la novità, basata in particolare sul lavoro di ricerca di Daniela Paliaga Janković, racchiuso nella pubblicazione del 2017 “Per piazze e cortili alla ricerca dell’acqua: catalogo delle cisterne e delle fontanelle a Pirano ieri e oggi”.

I dispositivi architettonici per procurarsi l’acqua potabile a Pirano risalgono all’epoca della Serenissima, dove l’acquedotto è arrivato appena nel 1935. Prima, infatti, le cisterne e le fontanelle erano usate molto frequentemente. Il ceto sociale basso usava quelle pubbliche, mentre i benestanti avevano la loro fonti d’acqua personali. Sono proprio le ultime che si trovano all’interno delle case storiche di Pirano, alcune conservate in modo eccezionale altre lasciate alla rovina del tempo, a suscitare più interesse tra i piranesi. Nel piano urbanistico del 1897 sono segnate 85 cisterne mentre sulla mappa di Pirano del 1955 ne sono segnate solo 27 e 21 fontanelle. Paliaga Janković presume che nel 1955 Pirano avesse circa 850 case e circa 300 pozzi, la maggior parte dei quali ad oggi è scomparsa e in alcuni punti rimane soltanto la corona.

La ricerca nata con l’intento di restaurare e tutelare le fonti d’acqua, come parte del patrimonio culturale, ha portato alla mappatura di venticinque pozzi. Lo scorso anno, durante la grave siccità estiva, con l’insorgenza di minaccia che le scorte nei serbatoi del sistema di approvvigionamento idrico del Risano si sarebbero esaurite, i ricercatori del Centro di ricerche scientifiche hanno quindi continuato tale ricerca, ampliando la lista delle fonti d’acqua riportate nel catalogo. Il loro interesse verteva principalmente sulle capacità dei pozzi, le loro condizioni e a come potrebbero essere ripristinati. La moderna applicazione, disponibile in sloveno e inglese, dopo esser stata sviluppata intensamente negli ultimi mesi in collaborazione con i colleghi irlandesi dell’University College di Dublino, a metà giugno è finalmente decollata.

L’attività di mappatura dei pozzi e di descrizione delle loro caratteristiche si avvale della “citizen science”, un approccio che coinvolge le persone comuni, cittadini, visitatori o abitanti locali curiosi e interessati al lavoro di ricerca. L’attività rientra nel progetto SCORE (Smart control of the climate resilience in European coast cities), un esempio virtuoso di approccio partecipativo a politiche di adattamento climatico nelle città costiere ed è finanziato dalla Commissione europea nell’ambito del programma Horizon 2020.

Mariella Mehle
Fonte: La Voce del Popolo – 14/07/2023