L’accoglienza degli esuli nel programma di Bergamo e Brescia 2023
Una doppia cerimonia di inaugurazione di Bergamo e Brescia come Capitale italiana della Cultura 2023 ha avuto luogo in entrambe le città, al Teatro Grande di Brescia, al Teatro Donizetti di Bergamo, venerdì 20 gennaio in contemporanea e in diretta Rai alle ore 17.
Dopo l’isola di Procida e il suo successo nel 2022, è la volta delle due città lombarde, tra le prime a essere colpite dalla pandemia. Una scelta – quella di Bergamo e Brescia – che è simbolica e non solo: serve a raccontare l’impegno, la tenacia e la forza che per prime queste due città hanno avuto nel combattere il Covid. Per raccontarlo, i promotori hanno scelto uno slogan unico, che si spiega da sé: “Cultura come cura”. Una sfida che deve servire all’intera comunità per ricominciare a sperare, quello che i media hanno definito un “itinerario terapeutico”, per consentire a questo territorio di rivivere dalle macerie.
Il 18 marzo, infatti, alle otto di sera, i campanili presenti nei 7.500 chilometri quadrati compresi tra il Bergamasco e il Bresciano suoneranno insieme 10.140 rintocchi. Non un numero a caso, ma la cifra esatta dei morti causati dalla pandemia di Covid19 in quel territorio, il primo che ha accusato il colpo dell’emergenza da Coronavirus.
La nomina di Bergamo e Brescia a Capitale Italiana della Cultura 2023, avvenuta nel luglio del 2020, è nata dalla scelta del Governo italiano di rispondere in modo positivo a una proposta avanzata dalle due città. Un riconoscimento alla loro storia, al patrimonio artistico e culturale e alla capacità di rigenerarsi, di proiettarsi fattivamente in un presente fatto di costruzione, di lavoro, di solidarietà e di innovazione. Per la prima volta, da quando il titolo Capitale Italiana della Cultura è stato istituito, due città, ritrovate unite nella volontà di «Crescere Insieme», danno vita a una sola Capitale, come sarà a livello europeo nel 2025 tra Gorizia e Nova Gorica, storia di città divise ma unite nella cooperazione.
Ospite d’onore al Teatro Grande di Brescia il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in contemporanea a Bergamo, al Teatro Donizetti, il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano.
“Brescia e Bergamo sono un esempio con le loro virtù civiche di ieri e d’oggi. Città duramente colpite dalla prima ondata della pandemia, quando un virus aggressivo e sconosciuto ha mietuto, nel nostro Paese, migliaia di vittime”, ha iniziato così il presidente Mattarella. “E hanno saputo reagire, dando vita, e alimentando con i loro valori, quel modello di solidarietà che ha consentito di affrontare la crisi”.
Presenti su invito dei due Sindaci, all’inaugurazione nei due Teatri, a Brescia la Presidente della Delegazione Anvgd provinciale, Laura Busecchian, a Bergamo la Presidente del Comitato orobico Maria Elena Depetroni, a testimonianza di una presenza importante , quella di decine di migliaia di esuli dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia in due territori che seppero offrire accoglienza, solidarietà ed opportunità di lavoro, pur nell’immediatezza della ricostruzione post bellica e nella desolazione di alcuni Campi Profughi (uno per tutti quello della Caserma Goito di Brescia di Via Callegari). Un riconoscimento importante della storia dell’esodo, e della tragedia che lo accompagnò, nelle pagine ufficiali della Storia d’Italia, nei vari tessuti sociali dello stivale.
Ci sono dati e statistiche sui profughi ospitati nei centri a cura dell’Ufficio per le zone di confine da cui risulta, ad esempio, che nel 1947 a Bergamo sono ospitate 420 persone nei locali del Campo Profughi (Alessandra Fusco nel suo romanzo Tornerà l’Imperatore narra le vicende di una famiglia di Pola che si stabilisce a Bergamo). Queste stesse fonti ricostruiscono le traiettorie dei profughi che sono giunti a Bergamo: Il primo scaglione, di 35 persone, giunge il 2 febbraio del 1947 dopo essere sbarcato dalla motonave Toscana a Venezia; l’8 febbraio ne arrivano altri 38 e l’11 febbraio altri 24, il 13 febbraio ne arriveranno 180. La Presidenza del Consiglio ci fa sapere che alla stazione di Bergamo è attivo un posto di ristoro gestito dalla Pontificia commissione di assistenza (ente di matrice cattolica) che fornisce pasti caldi e prima assistenza. A Brescia approdarono a più riprese otre 5000 esuli ai quali si devono aggiungere quelli presenti nei Centri di Raccolta profughi di Chiari, 1500, e quelli di Fasano del Garda, Bogliaco e Gargnano, circa 2000, per un totale di circa 8500 tra uomini, donne e bambini. L’accoglienza a Brescia è stata superiore rispetto ad altre città d’Italia, suddivisi in cinque campi di raccolta, di cui il più grande era nell’attuale sede del Centro documentale in via Callegari. A Brescia nel 1957 il Ministero dei lavori pubblici costruì 200 alloggi nel quartiere di San Bartolomeo, dei quali 178 sono poi stati riscattati dagli abitanti che li hanno acquistati. Case popolari di metratura risibile.
L’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia , coinvolta già due anni fa nella costruzione dei due ambiziosi progetti di Bergamo e Brescia, ha risposto da subito con entusiasmo e volontà di collaborazione all’appello delle due provincie affinché ,nel solco dei vari itinerari individuati, ci fosse spazio per il contributo di tutti.
BERGAMO E BRESCIA CITTA’ DELL’ACCOGLIENZA DELL’ ESODO
Luoghi, storie, MEMORIA e memorie
L’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (Comitato di Bergamo e Delegazione di Brescia), in collaborazione e con il sostegno anche del Centro di Documentazione Multimediale della Cultura giuliana, istriana, fiumana e dalmata (CDM), propone pertanto alle due province di Bergamo e Brescia, con particolare attenzione alle scuole, un progetto di diffusione su pagine di storia e memorie di persone della nostra comunità di esuli accolte a Bergamo e Brescia in luoghi (campi profughi, ex ospedali ecc,) di cui oggi restano poche tracce: uomini e donne che, inseritisi nel nuovo contesto sociale, hanno contribuito in prima persona allo sviluppo delle società bergamasca e bresciana.
“Pagine di storia per alcuni aspetti ancora molto vicina a noi e per altri già lontana; proprio per questo è necessario dedicare spazio e tempo non solo per commemorare, ma anche per rileggere e riflettere con maggiore oggettività, riprendendo il tema assai più ampio e sempre attuale dei confini e delle separazioni” [Gianni Oliva].
Il progetto si prefigge in prima istanza di raggiungere quelle zone delle due Province che, o per posizione di ragguardevole distanza dai centri culturali-formativi o per offerte di promozione sociale meno assidue, a maggior ragione a seguito del periodo di emergenza pandemica, negli anni non hanno potuto essere coinvolte o partecipare alle AZIONI di cittadinanza attiva (attraverso ad esempio il Calendario Civile), agli EVENTI CULTURALI (promozioni di pubblicazioni o di studi storici recenti) e soprattutto alle ATTIVITA’ di formazione (per docenti e per studenti) promosse dalle Istituzioni Civili e Scolastiche cittadine, provinciali, regionali e nazionali in occasione del Giorno del Ricordo e delle varie giornate di studio/iniziative volte a valorizzare il patrimonio culturale, storico, letterario e artistico degli italiani dell’Istria, di Fiume e delle coste dalmate, in particolare ponendo in rilievo il contributo degli stessi, negli anni trascorsi e negli anni presenti, allo sviluppo sociale e culturale del territorio della costa nord-orientale adriatica ed altresì a preservare le tradizioni delle comunità istriano-dalmate residenti nel territorio nazionale e all’estero (Legge 92/2004 istitutiva del Giorno del Ricordo). Una finalità altrettanto prioritaria consiste nello sforzo, attraverso il sostegno di studi, ricerca, materiale d’archivio di ricostruire (nonché di favorire lo stimolo a ricostruire) l’avvenuto inserimento nel tessuto sociale delle due province di una parte di storia che si intreccia con quella della prima Repubblica del territorio lombardo: i profughi vissero in una situazione di totale emergenza, nella più assoluta provvisorietà e promiscuità, attorniati da un clima di avversione o indifferenza. L’esodo e la disperazione sono stati coperti da un velo di silenzio che per sessanta anni ha tenuto l’opinione pubblica all’oscuro di quel dramma, mentre gli esuli iniziavano il faticoso cammino per conservare la propria identità storica e culturale. Storia di miserie e di abbandoni, di violenza fisica e di violenza politica, di malinconie e di amarezze, ma anche storia di dignità morale: le comunità istriane e dalmate hanno saputo ancorarsi alla cultura d’origine, custodita come gelosa difesa della propria identità, evitando così la deriva. Ricostruire queste migliaia di storie significa valorizzare la dignità, la forza vitale e il contributo di risorse umane che in quegli anni l’Italia, che usciva dalle due Guerre Mondiali, ricevette vigorosamente nei territori in questione in maniera capillare e diffusa: nei centri abitati, in pianura, nelle valli. Sulle coste dei laghi. Significa ricostruire quella stessa forza di ripresa dei due territori di Bergamo e Brescia dimostrata nel 2020 e ’21 in occasione della crisi epidemiologica.
I DUE PERCORSI TRATTATI
- Uomo Ambiente (insediamento/paesaggio; cosa ha comportato cambiare ambiente per i profughi ed essere accolti in un nuovo ambiente, come si sono trasformati i luoghi nel tempo, ad esempio i quartieri di Bergamo come Clementina, viale Venezia, Monte Grigna o di Brescia come la Caserma di Via Callegari o San Bartolomeo)
- Tesori nascosti (luoghi, storie “nascoste” riscoperta memorie esperienze di vita)
I BORGHI GIULIANI
Il territorio bergamasco-bresciano è stato “cambiato” nel secondo dopoguerra dalla presenza prima dei cosiddetti Centri di Raccolta Profughi (Clementina o Caserma-Callegari), poi dalle abitazioni sorte nei nuovi quartieri di edilizia popolare, agglomerati per profughi definiti “borghi giuliani”. Se, come si legge nella pubblicistica dell’epoca vicina agli ambienti degli esuli, la facilità dei collegamenti con il centro della città sembra rappresentare uno degli elementi caratterizzanti i nuovi complessi edilizi, la realtà appare invece diametralmente opposta dal momento che in quasi tutte le località italiane la caratteristica comune delle nuove strutture sembra essere il loro assoluto isolamento dal resto del contesto cittadino. Una scelta dettata da una precisa strategia edilizia, tendente a ubicare i nuovi complessi edilizi in aree suburbane non ancora o scarsamente popolate ed edificate. Veri e propri «blocchi compatti di abitazioni» [L. Ferrari, 1980], che, seppur lontani dalla città, sono dotati di servizi propri e sono costruiti tenendo conto di una precisa necessità di fondo, e cioè quella di ricostruire, anche nel nuovo ambiente, le caratteristiche del paese di origine. Il progetto si prefigge di ricostruirne la storia e se possibile la fisionomia (di alcuni di essi non restano che vecchie fotografie) nonché di coglierne l’aspetto di relazione con natura e paesaggio urbano nelle due provincie. Particolare rilievo si vuol dare all’intervento di recupero con la ricostruzione in 3D delle strutture dei campi Profughi di Bergamo e di Brescia (e provincia) grazie all’interessamento del prof. Giulio Mirabella Roberti, Professore Ordinario del Dipartimento di Ingegneria e Scienze Applicate Unibg, con lo sviluppo di progetti in rilievo e la ricostruzione di artefatti, edifici, paesaggi del passato (ancora esistenti, o ormai scomparsi ma noti tramite fonti storiche o artistiche) attraverso modelli tridimensionali, ipertesti e soluzioni multimediali 3D.
MEMORIE E RICORDI NASCOSTI
Ricordare significa rendere viva la memoria e riannodare i fili che hanno tessuto storia e storie: con un equilibrato intreccio tra ricordi personali, album di famiglia, documenti ufficiali, articoli di giornale e illustrazioni dell’epoca si intende far riVIVERE il “tesoretto” di migliaia di vissuti che, inseritisi nel nuovo contesto sociale, hanno contribuito in prima persona allo sviluppo delle società orobica e bresciana. Si segnala specificatamente la progettazione e la realizzazione del video “Luoghi, storie, MEMORIA e memorie” per il quale si coinvolgeranno alcuni Licei Artistici delle provincie di Bergamo e di Brescia o Licei delle Scienze applicate al fine di rendere protagonisti i giovani nel fare VIVA la memoria attraverso il ricordo.
Ogni iniziativa del 2023 a Bergamo e Brescia verrà segnalata sui siti delle associazioni che collaborano al progetto.
Un grazie particolare ai Presidenti Anvgd succedutisi a Bergamo e Brescia negli anni del Dopoguerra e della Prima Repubblica, negli anni della ricostruzione , in tempi in cui non c’era una Legge del Parlamento a tutelare la memoria , e a tutti i Soci dell’Associazione e agli esuli che hanno saputo , nel ricrearsi una vita, una famiglia, un lavoro “altrove”, con dignità e coraggio, intessere dei fili sottili, tenaci, continui e duraturi con la società che li accoglieva e che ora li abbraccia e onora come fratelli condividendone il dolore.
Maria Elena Depetroni
Presidente del Comitato provinciale di Bergamo dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia
Vicepresidente nazionale dell’A.N.V.G.D.