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Intervista 3 1

Alida Valli è un mito italiano

Ho avuto la fortuna di iniziare la mia carriera di attore nel 1995 in un grande spettacolo, Questa sera si recita a soggetto, di Luigi Pirandello, diretto da un grande maestro della scena italiana, Peppino Patroni Griffi. Prima dell’avvento dei talent, per recitare si faceva la gavetta sul palcoscenico con piccolissimi ruoli accanto a mostri sacri dello Spettacolo. In quel mio debutto ebbi l’onore di stare al fianco, in due anni di tournée, di un mito del Cinema mondiale di tutti i tempi: Alida Valli. E sono felice che, in questi cento anni dalla sua nascita, sulle nostre pagine di CulturaIdentità suo nipote Pierpaolo De Mejo la ricordi così teneramente in un bellissimo pezzo firmato da Raffaella Salamina. Alida è un’icona italiana di bellezza ed eleganza, una donna coraggiosa, controcorrente, che a suo modo ha sempre sfidato il potere, da Hollywood al Caso Montesi (uno dei primi casi di cronaca nera del 1953). E poi Lei, istriana di Pola, quando vollero conferirle la cittadinanza di artista croata, ancora indignata dal massacro delle foibe ad opera delle milizie comuniste titine, rifiutandola disse: “Sono nata e morirò italiana, scrivetelo sulla mia tomba”. Da Hitchcock a Visconti, in tanti hanno saputo magnificamente raccontare il magnetismo di quello sguardo che ora merita di essere immortalato almeno su un francobollo celebrativo dei suoi 100 anni, 31 maggio 1921-2021. Allora chiediamo al Ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti di ricordare così istituzionalmente un simbolo di italianità riconosciuto nel mondo. In questa Italia dove teatri e cinema sono chiusi da più di un anno, ricordare un’antidiva come lei, orgogliosa delle sue radici profonde, sarebbe un segnale molto importante, anche nella direzione del recupero di quell’ immaginario simbolico con il quale la Cultura italiana dovrebbe tornare ad essere grande nel mondo. Alida è stata simbolo di rigore, disciplina e metodo, facendo delle scelte sempre in nome dell’Arte, della sua Arte e non in nome o per conto di una segreteria di partito. Quando rifiutò Hollywood, la davano per spacciata ma lei risorse come una fenice, in quella indimenticabile fuga nelle calli di Venezia che davano proprio sul Teatro della Fenice, nel capolavoro di Visconti, Senso. Allora, ministro Giorgetti, in questa ennesima Pasqua da reclusi ci regali almeno nell’uovo una sorpresa degna della Storia e della carriera di questa grande artista italiana che ha fatto sognare intere generazioni.

Edoardo Sylos Labini – 03/04/2021

Fonte: Cultura Identità