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Fumetto Norma Copertina

All’università di Padova minacce di morte a chi parla di foibe rosse

Parlare del dramma delle foibe di fatto in Italia è ancora vietato. O almeno lo è all’Università di Padova.

Giovedì 22 marzo era previsto un incontro pubblico (alla residenza dell’Esu Ederle di via Belzoni) per ricordare Norma Cossetto, la studentessa proprio dell’ateneo patavino, rapita, stuprata e uccisa dai miliziani titini nel 1943, durante i primi e feroci episodi di pulizia etnica che caratterizzarono la «resistenza» jugoslava in Istria e Dalmazia.Un incontro istituzionale, fortemente voluto dall’assessore all’Istruzione della Regione Veneto, Elena Donazzan, per presentare il fumetto Foiba rossa (anche allegato al Giornale in occasione del Giorno del ricordo) dedicato a questa ragazza, gettata nella foiba di Villa Surani, a cui il presidente Ciampi ha conferito la Medaglia d’oro al merito civile, nel 2005. All’incontro avrebbero dovuto presenziare Emanuele Merlino, autore con Beniamino Delvecchio del fumetto, Federico Goglio fondatore della casa editrice Ferrogallico che l’ha pubblicato, il giornalista del Giornale Fausto Biloslavo, la prorettrice alle pari opportunità dell’Università Annalisa Oboe, l’assessore Donazzan e Massimo Giorgetti, vicepresidente del Consiglio regionale. Ma da quando l’incontro è stato annunciato sono iniziate le proteste, le manifestazioni, le pressioni. L’associazione studentesca Asu ha lanciato una campagna, a cui hanno dato largo spazio i giornali locali, con lo slogan: «Fuori i fascisti dall’università». Si sono mossi a ruota anche alcuni centri sociali come «Marzolo occupata» che ha organizzato per domani un presunto presidio antifascista con lo slogan «Fermiamo l’iniziativa fascista dell’Esu». E a nulla sono servite le precisazioni, ripetute al Giornale, del presidente dell’Esu di Padova (Azienda regionale per il diritto allo studio universitario), Stefano Ferrarese: «È un fumetto che è stato presentato in tutta Italia per dare il senso del ricordo delle Foibe… mi spiacerebbe se l’accento fosse posto su altro». Manifestini con le facce dei relatori sono stati appesi in giro per l’università, accompagnati da cori non proprio amichevoli. Abbastanza per allertare la questura che, pur garantendo la sicurezza dell’evento, ha segnalato il rischio di problemi di ordine pubblico. Come ha spiegato l’assessore Donazzan al Giornale: «All’inizio volevo mantenere inalterato il programma. Le istituzioni non possono farsi intimorire. Norma Cossetto era una studentessa, Concetto Marchesi ha voluto per lei la laurea honoris causa. È suo diritto essere ricordata nella sua università. Poi ho pensato alle forze dell’ordine che sarebbero state costrette a fronteggiare i violenti e ai rischi per gli studenti. Così ho deciso di rilanciare, annulliamo l’incontro a Padova ma lo faremo, tra una quindicina di giorni, nella sede del Consiglio regionale. Deve essere chiaro che come istituzione non ci pieghiamo alle minacce di chi vuole cancellare la storia. Sarà in una sede ancora più prestigiosa».

Ma è un fatto che a Padova, al momento, non si riesce a presentare un fumetto che parli delle violenze contro gli istriani. «Domani a mezzogiorno terrò una conferenza stampa a Padova – spiega ancora Donazzan – perché voglio denunciare che un clima del genere non è tollerabile, il ricordo delle tremende vicende avvenute al confine orientale è sancito per legge e non è pensabile che la città sia ostaggio della violenza».

Matteo Sacchi

Fonte: Il Giornale – 21/03/2018