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Pirano Baia

Alta tensione fra Croazia e Slovenia per il golfo di Pirano

di Lorenzo Vita – 03/02/2018

Alta tensione fra Croazia e Slovenia, non lontano dal confine con l’Italia. Tutto nasce da uno scontro antico e durissimo fra i governi dei due Stati per l’accesso diretto al mare Adriatico nel golfo di Pirano e che va  avanti dall’indipendenza dopo il dissolvimento della Jugoslavia. La sentenza della Corte arbitrale dell’Aja, arrivata il 29 giugno dell’anno scorso, ha assegnato allo Stato sloveno un’area di circa tre quarti della baia di Pirano cui si deve aggiungere un corridoio che le consente l’accesso alle acque internazionali. Una decisione estremamente favorevole a Lubiana e che ha suscitato le ire di Zagabria, da subito intenzionata a non rispettare ciò che la Corte arbitrale aveva statuito.

Come riportato da Il Piccolo, la decisione “statuisce che il confine tra Slovenia e Croazia segue il corso della Dragogna e finisce nel mezzo del canale di San Odorico”. Un confine che si ripercuote anche sullo spazio marittimo di competenza degli Stati, in quanto la linea di confine inizia dalla foce della Dragogna e raggiunge la fine del golfo di Pirano assegnando alla Slovenia un corridoio largo 2,5 miglia nautiche e lungo 10, che permette alle imbarcazioni slovene di raggiungere le acque internazionali senza dover passare necessariamente per le acque territoriali croate. Una vittoria di Lubiana che la Croazia non ha mai deciso di accettare, tanto che due anni prima della decisione il governo di Zagabria aveva addirittura annunciato di non ritenere valida qualsiasi decisione dalla Corte come segno di protesta per le accuse rivolte a uno dei giudici di avere contatti diretti con Lubiana dopo lo scoop del quotidiano croato Vecernji list. 

Il problema però è che nonostante la Croazia non abbia accolto la sentenza arbitrale, la Slovenia ha naturalmente iniziato a comportarsi nel rispetto della decisione. Il che comporta, inevitabilmente, che vi siano enormi problemi di natura giuridica che coinvolgono soprattutto i pescatori croati e sloveni, che si ritrovano ad essere oggetto di una vera e propria guerra delle multe. Le motovedette delle marine dei due Paesi continuano, infatti, a controllare il passaggio nelle acque con diversi parametri, una ritenendo validi i confini prescritti dall’Aja e un’altra ritenendoli non validi e facendo riferimento ai confini decisi da Schengen. Così i pescatori sloveni si vedono condannati a pagare migliaia di euro di multa inflitte dalle autorità di Zagabria, mentre i pescatori croati subiscono lo stesso trattamento da parte delle autorità slovene. Uno scenario davvero curioso e anche rischioso per la stabilità dell’area, poiché nessuno sembra intenzionato a cedere. E la disputa che non è di poco conto, sia per la quantità di denaro richiesta (si parla di decine di migliaia di euro di multa a peschereccio) sia perché nelle rispettive economie locali la pesca e l’accesso alle acque internazionali hanno un ruolo essenziale. Intanto, i rapporti fra i due Stati si stanno incrinando e, in una regione storicamente bollente come i Balcani nulla di tutto ciò è considerato positivo. A margine del verdetto dell’Aja, il premier sloveno Cerar dovette richiamare all’ordine il presidente della commissione parlamentare Difesa, Žan Mahnič, il quale aveva convocato la commissione per fare il punto sullo stato dell’esercito e sulla capacità di fronteggiare un conflitto con la Croazia per la baia di Pirano. E, dopo le recenti multe, il ministro degli Esteri sloveno, Karl Erjavec, ha confermato che quelle acque sono slovene e che la Croazia “vive fuori dal mondo se manda multe ai pescatori sloveni per aver pescato in acque territoriali slovene”.

La questione di Pirano si allarga poi a macchia d’olio andando a interessare tutta una serie di problematiche di natura politica che coinvolgono la costa adriatica dei Balcani. Croazia e Slovenia giocano, infatti, un ruolo di primo piano nella regione e sono Stati in grande competizione in molteplici settori economici. Zagabria è riuscita negli ultimi anni a ritagliarsi un ruolo di primo piano nella regione, e, in questo senso, come ricorda Libero, lo stanziamento di 101.4 milioni di euro a fondo perduto, da parte dell’Unione europea, per il rigassificatore dell’isola di Veglia, è un segnale inequivocabile dell’importanza della Croazia per la geopolitica europea nei Balcani. Per l’Europa l’obiettivo è chiaro: evitare che la Croazia, e con essa gli Stati limitrofi, dipendano dal gas proveniente dalla Russia. Il rigassificatore nell’Adriatico consente, infatti, di diversificare le fonti e, non a caso, anche gli Stati Uniti sono fortemente interessatiall’opera per poter far approdare le navi metaniere cariche di Gnl. E in questo l’Italia ha avuto un ruolo, poiché scelse, a suo tempo, di abbandonare il progetto concorrente di Trieste spalancando le porte degli investimenti in Croazia. Questa centralità croata reca chiaramente insofferenza alla Slovenia, che adesso, con la decisione su Pirano, può farsi valere in un settore di estrema importanza come l’accesso alle acque internazionali.

Fonte: Gli occhi della guerra