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November 22nd, 2024
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Stella Rossa Fiume

Anacronistica stella rossa a Fiume

Ha destato sconcerto non solo fra molti residenti nel capoluogo del Carnaro, ma anche all’interno del mondo degli esuli istriani, fiumani e dalmati e nella comunità italiana autoctona, la scelta del Sindaco Vojko Obersnel nell’ambito delle iniziative di Fiume Capitale Europea della Cultura 2020 di apporre su un grattacielo cittadino una gigantesca stella rossa. Questo simbolo comunista dovrebbe ricordare i caduti partigiani attorno a Fiume nella fase finale della Seconda Guerra Mondiale, ma le cifre delle vittime nel corso di quei combattimenti sono state gonfiate e soprattutto non si è fatto alcun riferimento a cosa avvenne dopo quei combattimenti.

Indubbiamente l’ingresso delle forze partigiane jugoslave d’ispirazione comunista a Fiume il 3 maggio 1945 pose fine alla presenza nazista, ma rappresentò anche l’occupazione manu militari di una città allora italiana. Fin dai primi giorni di occupazione, i “titini” attinsero alle liste di proscrizione stilate dall’Ozna, la terribile polizia segreta di Josip Broz “Tito”, andando così a colpire non solo ex fascisti o collaborazionisti dei nazisti, ma anche elementi di spicco della comunità italiana autoctona e maggioritaria all’interno della popolazione che si opponevano all’annessione di Fiume alla rinascente Jugoslavia. Patrioti democratici, autonomisti ed ex partigiani italiani sparirono nel nulla, infoibati o deportati, creando un clima di terrore che avrebbe cagionato l’esodo di migliaia di fiumani ancora prima che la loro città venisse ufficialmente assegnata alla Jugoslavia comunista dal Trattato di Pace del 10 febbraio 1947: si trattò di un vero e proprio “urbicidio”.

A un regime di occupazione di terrore ne aveva fatto seguito un altro di diverso colore politico e dunque non si verificò il ripristino della democrazia avvenuto invece in altre località italiane ed europee. Tant’è che il Parlamento europeo ha recentemente equiparato nella condanna le dittature di ispirazione nazifascista e quelle comuniste. Anacronistiche e contrarie ai principi di quell’Unione Europea di cui la Croazia fa parte appaiono quindi le scelte del sindaco fiumano, il quale ha anche approfittato della vetrina di Capitale europea della Cultura per restaurare il panfilo ormeggiato a Fiume che era appartenuto a Tito. Il tutto mentre nella programmazione ufficiale dell’evento la storia della componente italiana di Fiume è rimasta relegata ad un ambito minimo, in spregio allo slogan “porto delle diversità” che aveva contraddistinto la candidatura della città a Capitale europea della Cultura appunto.

La comunità della diaspora adriatica, solidale con la denuncia del direttore dell’Archivio Museo Storico di Fiume Marino Micich, auspica che questo simbolo di morte sparisca dalla skyline cittadina e che maggiore sensibilità venga dimostrata dalle autorità fiumane nei confronti delle memorie plurali e della storia travagliata di Fiume unitamente al rispetto della risoluzione europea di condanna dei regimi dittatoriali, tra cui rientra anche quello di Tito.

Donatella Schürzel
Vicepresidente Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia