Capodistria, il Leone Marciano tornerà a casa?
CAPODISTRIA – Non si è riusciti a chiarire per mano di chi e in quale anno il Leone Marciano in pietra d’Istria, che si trovava sulla facciata dell’Armeria (Monte di Pietà), sia stato portato via da Capodistria, approdando al Castello di Tersatto a Fiume. Nonostante ciò, la tavola rotonda “Il Leone Marciano dell’Armeria. Da Capodistria a Tersatto”, organizzata mercoledì sera dalla Società umanistica “Histria” in collaborazione con la Comunità degli Italiani “Santorio Santorio”, ha proposto alcuni interessanti spunti e ricostruzioni, illustrati nella gremita sala di Palazzo Gravisi dai quattro relatori, coordinati da Edvilijo Gardina, esperto di storia dell’arte e curatore presso il Museo regionale capodistriano.
Approcci diversi Come riportato nell’articolo del 1° dicembre 1876, apparso nel giornale “La Provincia dell’Istria”, anche all’evento di ieri l’altro è stato ribadito che il prezioso pezzo d’arte merita di venir riposizionato in modo più consono a Fiume oppure di ritornare nella sua città d’origine. Il tema è stato quindi affrontato partendo da approcci diversi, in base all’area di specializzazione di ciascuno degli storici convenuti. Tra i presenti, Alberto Rizzi, storico dell’arte, massimo esperto di Leoni marciani sui quali ha pubblicato diversi volumi tra cui quello relativo al Leone di San Marco in Istria. “Un Leone, questo, che mi è particolarmente caro”, ha introdotto lo studioso di Venezia, evidenziandone la grinta e la ferocia, ricordando come questo dovrebbe personificare lo stato della Repubblica. In base alla sua esperienza, si tratta di una scultura di fattura istriana, in cui si evidenzia la potenza corporea che indica il Dominio (nelle terre sotto la Serenissima). Importante comunque, che quest’opera si sia salvata, al contrario di altre disseminate in Dalmazia, spesso distrutte. “Nessuna regione dell’antico dominio veneziano conserva intatti tanti Leoni come l’Istria”, anche per questo Rizzi ha appoggiato la proposta di realizzazione del calco del Leone capodistriano, al fine di ristabilirne almeno la copia nella piazza cittadina.
Modalità di trasferimento dell’opera L’intervento della filologa ed archeologa viennese, studiosa di storia dell’archeologia e della tutela dei beni culturali in particolare del patrimonio artistico istriano negli archivi viennesi, Brigitta Mader, ha fatto luce su alcune delle ragioni e delle modalità di trasferimento dell’opera. All’epoca, inizi e prima metà del sec. XIX, Steffaneo di Carnea, Commissario aulico plenipotenziario per l’Istria, la Dalmazia e l’Albania, incaricato da Francesco II, Imperatore del Sacro Romano Impero, registrava e indirizzava molti pezzi d’arte e reperti archeologici alla corte di Vienna. Fu poi il generale Laval Nugent, acquistato il rudere di Tersatto, a volervi instaurare un mausoleo per la propria famiglia e anche un museo dove esporre le numerose creazioni di cui si appropriò. Su questo punto mancano però date e percorsi esatti del Leone di Capodistria, tanto che Matteo Gardonio, storico dell’arte di Pordenone, esperto di neoclassicismo, in particolare della figura del Nugent collezionista di antichità e del suo scultore Paronuzzi (sulla cui opera ha anche scritto una monografia), ha concluso che la scultura non sarebbe giunta a Tersatto prima della fine del 1838. Figura, infatti, per la prima volta in un inventario del possedimento in data 28 aprile 1839, mentre analizzando pitture, litografie e altri elenchi, non lo si individua nemmeno nel 1837.
La «camera delle meraviglie» Il fiumano Nenad Labus, conservatore e documentarista, coautore presso la Soprintendenza di Fiume del progetto di risistemazione del Museum Nugent e del Castello di Tersatto, ha rilevato che il rudere non è stato ristrutturato dal generale, bensì completamente ricostruito a nuovo, dando vita a un tempio greco all’interno di un castello medievale. Secondo Labus, la volontà di Nugent era semplicemente quella di possedere una collezione di opere quanto più fantastica, al fine di creare una “camera delle meraviglie”. Per quanto riguarda il riposizionamento del Leone sul parapetto del mausoleo personale (punto in cui originariamente sorgeva l’ingresso alle prigioni), l’esperto ha spiegato che sono necessari alcuni sondaggi della struttura (che oramai richiede diversi interventi di manutenzione), per assicurarne la stabilità alla portata dell’oltre tonnellata di peso che ha la scultura.
Risultati inattesi Marijan Bradanović, storico dell’arte, professore all’Università di Fiume, che in veste di conservatore si è spesso interessato della valorizzazione del Leone a Tersatto, ha infine rilevato come gli interventi e la modalità operazionale di Nugent siano stati quasi precursori di quello che di lì a poco intraprese a realizzare parte dell’élite europea, con i loro rifacimenti romantici di ruderi di epoche precedenti.
“Un incontro che ha dato alcuni risultati inattesi”, ha concluso Gardina, anticipando che s’intende inserire in una pubblicazione tematica gli interventi esposti in serata. L’incontro di mercoledì si è svolto nell’ambito del programma di “Questa gioiosa giornata della cultura” promossa dal ministero della Cultura sloveno.
Jana Belcijan, «La Voce del Popolo», 05/12/14