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November 21st, 2024
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Paola Ramella LN 130

Cari amici dell’Adriatico orientale [Paolo Sardos Albertini]

Cari amici e fratelli,

Italiani d’Istria,
di Fiume,
di Dalmazia,
di Montenegro

La Lega Nazionale ha celebrato i 130 anni della sua storia, ricordandosi anche di voi.

Perchè, di questo lungo periodo che ha toccato tre secoli, che è passato dall’epoca dei tram a cavalli a quella dei computer, perchè di questi tanti decenni di storia una buona parte è stata vissuta anche con voi, anche da voi. Così al tempo della resistenza contro il genocidio asburgico: la Lega Nazionale è stata presente sui vostri territori per cercare di arginare la volontà di Francesco Giuseppe di usare ogni mezzo per cancellare la presenza italiana e slavizzare tutta questa area. Assieme abbiamo vissuto l’emozione della prima redenzione, nel ’18, con l’arrivo nelle nostre terre del tricolore d’Italia. Poi c’è stato l’uragano dell’occupazione jugoslava, quella del terrore con la stella rossa: si è abbattuta su tutti noi, sul popolo dell’Esodo e su quello dei Rimasti. Alla comune tragedia si è aggiunta quella ulteriore: aver creato, all’interne del nostro popolo, fratture e divisioni. La fine dell’occupazione jugoslava, la fine del comunismo, anche quello targato Josip Broz, hanno segnato la svolta.

Abbiamo iniziato a ricomporre le nostre divisioni. La Lega Nazionale è orgogliosa della propria primogenitura nel rivolgersi a voi come a fratelli ritrovati e siamo assolutamente certi che questo percorso, ormai largamente condiviso, dovrà necessariamente continuare. Nella consapevolezza che siamo tutti appartenenti ad un solo unico popolo.

A Trieste, a Gorizia, in Istria, a Fiume in Dalmazia, in Montenegro, gli Italiani presenti su questi territori costituiscono tutti un solo popolo, il popolo degli Italiani dell’ Adriatico Orientale. Abbiamo dietro a noi un comune passato, lo rivendichiamo, lo sentiamo come nostro, ne siamo orgogliosi. In nome proprio di questo comune passato affermiamo la volontà, l’impegno di costruire insieme un comune futuro. Certamente viviamo oggi in realtà statuali diverse (l’Italia, la Slovenia, la Croazia, il Montenegro), in alcune aree siamo maggioritari, in altre minoritari, in altre la nostra presenza è minimale. Ma c’è un fondamentale dato comune: siamo tutti Italiani e lo siamo in quel modo del tutto speciale che costituisce momento fondante della la nostra identità, anche di quella personale. L’italianità, tutti noi, la sentiamo, la viviamo come un bene importante, un bene prezioso perchè costitutivo del nostro essere più profondo. E’ con questa consapevolezza che, a nome della Lega Nazionale, sento di potermi rivolgere a voi in questi termini: cari amici, cari fratelli!

Quattro medaglioni ed un grande grazie

E’ in questo spirito che intendo esprimervi il grazie di noi tutti.

Grazie soprattutto perchè la vostra esistenza sul territorio, certamente in tantissime fasi non facile, non agevole, ha reso comunque possibile il perdurare, in quelle aree, di una presenza di italianità, l ‘esserci comunque in quei siti un qualcuno che parla la lingua di Dante e la sente come propria.

Ricordo il prof. Antonio Borme, persona da me conosciuta negli ultimi anni della sua vita (e di cui ho tutt’ora nostalgia) il quale mi diceva «E’ comunque tra i «rimasti» che nascono ancora Italiani d’Istria». Questa dunque la motivazione del primo e fondamentale grazie, mio e della Lega tutta.

Ma a questo voglio aggiungere dell’altro: mi riferisco cioè ai contributi che comunque, in tutti questi anni, ci sono venuti da parte vostra, sicuramente da parte di diverse voci autorevoli che appartengono alla vostra realtà. Esemplificherò questo discorso con alcuni nomi.

Primo fra tutti – almeno per il mio sentire – quello di William Klinger. Lui. purtroppo non è più con noi, una mano omicida ha stroncato la sua giovane vita con due colpi di pistola alla nuca (l’assassino si è voluto firmare!), ma il suo ricordo, il suo lavoro conservano la piena attualità. Lo ripeto da anni: è stato William a farmi capire il senso vero, la ratio di quella tragedia, di quel misfatto storico che porta il nome di «foibe ed esodo».

All’immagine del fiumano William vorrei aggiungere – in questi ideali medaglioni di vostri esponenti – quella di una giovane istriana, capodistriana di nascita, Gabriella Chmet. Il suo «L’abisso socialista» è la testimonianza struggente di cosa ha concretamente significato il lungo periodo della Jugoslavia e della parabola di Tito. Un testimonianza struggente, perchè priva di qualsivoglia retorica, una testimonianza che ci propone quella realtà attraverso gli occhi impauriti di una bambina impaurita. Grazie Gabriella, il tuo lasoro mi ha commosso e mi ha fatto capire e sentire meglio la vostra realtà. Per questo dedico a te, Gabriella, il secondo «medaglione».

Il terzo «medaglione» porta una immagine anch’essa al femminile, anch’essa di provenienza capodistriana, quella di Valentina Petaros. Più che una persona, un vero e proprio vulcano, capace di continua produzione di progetti, di idee, di lavori. Ne ricordo solo gli ultimi due: la preziosa ricerca sugli archivi veneti degli Italiani di Dalmazia e quella sorta di gioiellino che è costituito dal suo libretto dedicato a Dante, il nostro Padre Dante, nei suoi rapporti con la terra istriana. Sono i suoi contributi più recenti, ma il «vulcano» Valentina già sta lavorando sugli archivi delle famiglie italiane di Capodistria e di Pirano e magari anche su altri temi.

C’è un ultimo «medaglione» che vorrei inserire. Porta l’immagine di Nelida Milani, la scrittrice, la grande scrittrice di Pola. La sua produzione è talmente ricca ed importante che riesce difficile fare delle citazioni. Mi limiterò alla mia personale esperienza. La lettura de «La valigia di cartone» (ed Sallerio) è stata quella che mi ha fatto scoprire Nelida Milani e che mi ha aperto la finestra su un mondo che quasi ignoravo. Quel lavori mi ha indotto a precipitarmi alla lettura di tutto ciò che recava la sua firma, motivando pienamente la mia gratitudine nei suoi confronti. A nome mio, ma anche di tutti gli Italiani dell’Adriatico Orientale (e non solo loro).

Trieste nostra capitale morale

Era il 7 febbraio 2018 quando il Comune di Trieste, per mani del Sindaco Roberto Di Piazza, conferiva la «Civica Benemerenza» alla Lega Nazionale con la seguente motivazione: «In segno di gratitudine per l’impegno profuso fin dalla sua fondazione, avvenuta nel 1891, per la conservazione dell’anima italiana di Trieste all’epoca dell’impero Asburgico, per il ricongiungimento di Trieste all’Italia nel secondo dopoguerra e per la rivendicazione del diritto di operare affinchè Trieste acquisisca definitivamente il ruolo di capitale morale di tutti gli Italiani dell’Adriatico Orientale».

Una affermazione estremamente importante per la sede nella quale è stata pronunciata (la solenne Sala del Consiglio) e per chi la ha pronunciata (Il Sindaco, a nome della Municipalità della Città di San Giusto), una affermazione ricca di contenuti che merita analizzare in modo specifico:

(a) esiste un popolo degli Italiani dell’Adriatico Orientale
(b) Trieste rivendica per sè il ruolo di capitale morale di questo popolo
(c) la Lega Nazionale è investita del compito specifico di operare perchè questo ruolo si realizzi, perchè Trieste sia sempre più la nostra capitale morale, perchè noi tutti, Italiani dell’Adriatico Orientale, possiamo sempre guardare a Trieste comer nostra capitale, come nostro riferimento, come garante della nostra identità.

Il compito della Lega Nazionale, in tutti questi centotrenta anni trascorsi, è stato uno ed uno solo, la difesa della nostra identità, quella che si fonda sul binomio Italia e Libertà.

Questo binomio è chiamato a segnare di sè anche il nostro futuro, nostro perchè riguarda la Lega Nazionale, perchè riguarda tutti noi popolo dell’Adriatico Orientale, quello che vive in Italia come in Istria, come a Fiume, in Dalmazia, in Montenegro.

Il «Manifesto di Zara”

Ancora una data: il 27 ottobre 2018 quando a Zara si è verificato un evento importante. L’Associazione Dalmati Italiani nel Mondo ha tenuto il proprio Raduno proprio in terra di Dalmazia, appunto Zara. In quella città, che per tutti i Dalmati costituisce la città simbolo, è stato approvato solennemente un documento, il «Manifesto di Zara»; una approvazione a nome anche di tutte le altre componenti del nostro Popolo.

Ecco perchè ci sembra giusto, quasi programma del nostro comune futuro, ricordare e riproporre a noi tutti e a nome di voi tutti quei contenuti.

IL NOSTRO IDENTIKIT

Noi, Italiani dell’Adriatico Orientale possiamo affermare di essere un solo popolo perchè:

a. siamo tutti partecipi dell’identità italiana;
b. la nostra identità la viviamo in modo del tutto speciale
c. sappiamo che è un bene prezioso e da tutelare
d. è costruita sulla lingua di Dante, sulla cultura e civiltà d’Italia
e. con altre culture non temiamo di confrontarci, nel reciproco rispetto
f. la storia di cui siamo portatori si colloca sotto il segno di Roma e di Venezia
g. il futuro che ci attende si colloca sotto il segno della nostra capitale morale, la città di Trieste.

Paolo Sardos Albertini
Presidente della Lega Nazionale di Trieste

Fonte: Lega Nazionale