La tavola delle regioni classiche del versante settentrionale delle Alpi, della Balcania e del bacino danubiano, che accompagna la celebre edizione di Ulma dell’opera geografica di Claudio Tolomeo, tradotta in latino con il titolo di Cosmographia.
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Questa riproduce con poche varianti il testo della traduzione di Jacopo d’Agnolo (1409) ed è nelle raffigurazioni cartografiche opera di Dominus Nicolaus Germanicus o Nicolò Germanico, umanista tedesco vissuto in Italia nella seconda metà del secolo XV.
L’edizione vide la luce il 16 luglio del 1482 e ne fu curata una ristampa nel 1486.
In essa hanno confluito le carte della cosiddetta terza redazione manoscritta dei Codici tolemaici curati dal Germanico con 32 carte (le 27 classiche con l’aggiunta delle carte moderne della Spagna, della Francia, dell’Italia, dei paesi del Nord, della Terrasanta).
La presente è la quinta delle tavole antiche d’Europa.
Non è stato possibile appurare se appartenesse ad una copia dell’edizione originale oppure della ristampa, perché le tavole sono le medesime.
È una stampa da intaglio in legno, con il disegno cartografico inquadrato in un trapezio che misura centimetri 24,5 x 46,7 e 24,5 x 42,3.
Quest’ultimo è compreso tra il 42° N e il 48° N, nonché tra il 30° E e il 47° E.
I margini sono graduati di 1° in 1°.
La carta non ha titolo né porta indicazioni relative all’autore e all’anno di stampa.
Solo all’interno si trovano i nomi delle regioni rappresentate, ad esempio: ITALIE PARS, RECIA, VINDELITIA, NORICVM, Pannonia Superior, PANNONIA INFERIOR, Illiris et liburnia, DALMATIA.
All’esterno si notano le didascalie relative ai climi tolemaici, alla lunghezza dell’insolazione alle diverse latitudini ed ai principali paralleli della geografia classica.
Manca di scala e l’orientazione è quella consueta.
Come ha già annotato il Lago [1998] nella sua attenta descrizione, la stampa è stata poi parzialmente colorata e successivamente ancora decorata con vistosi prospettini miniati.
Una prima mano, infatti, poco esperta o poco accurata, ha dipinto i mari ed i maggiori fiumi in blu cupo, le regioni del Norico e della Dalmazia in ocra, quelle della Germania meridionale e della Dacia in senape.
Purtroppo in più punti il blu non rispetta la linea di costa ostacolandone la lettura dei toponimi; né segue con cura il corso dei fiumi, originariamente delineati con semplici linee nere.
Una seconda mano ha aggiunto i prospettini miniati di alcune grandi città, più precisamente undici che risultano per altro molto accurati e contraddistinti dai colori marrone, rosso e nero.
Essi comprendono città cinte di mura, ricche di torri e campanili dal tetto assai acuminato, oltre che sedi di un’architettura più medievale e nordica che rinascimentale e italiana. Hanno accanto il toponimo, scritto in rosso a pennello.
La grafia e le forme di questi toponimi ci permettono di stabilire che l’aggiunta dei prospettini risale alla prima metà del secolo XVI ed è opera di un Italiano.
Tra i toponimi aggiunti si leggono: ulma, uiena, buda (Budapest), belgrado, ragusa, pola, ecc.
È da segnalare che le vignette sono esageratamente grandi e coprono ampi tratti del disegno cartografico, impedendone la lettura, mentre le altre sedi umane mantengono il simbolo originale, un semplice cerchietto vuoto.
La maggior parte delle indicazioni stampate è in caratteri gotici.
La presente carta raffigura l’Italia, sino alla latitudine di Napoli, e le regioni transalpine del bacino danubiano e della Balcania occidentale sin oltre il corso superiore e medio del Danubio e quello della Morava. L’Italia è poverissima di oggetti geografici: dei fiumi sono disegnati solo l’arnus fl. e il tiber sfl. e delle città se ne ricordano appena un diecina (Genua, Mediolanum, Venecia, Vrbs roma, ecc.), tutte con il toponimo latino.
La penisola si allunga da ovest-nord-ovest ad est-sud-est e il suo errato allineamento si riflette su quello della prospiciente costa balcanica.
Le coste settentrionali dell’Adriatico sono disegnate molto male e l’Istria è un piccolo oggetto peninsulare, appena avvertibile.
Poche sono le sedi umane e pochi i toponimi, non sempre leggibili per la sovrapposizione del prospettino miniato di pola.
Sono visibili quelli di tarsatica (Fiume), flauona (Fianona), aluona (Albona), crepsa insula (Cherso) e nel Friuli, ridotto ad una sottile striscia tra le Alpi e il mare, iulium marniacu[m], evidente storpiatura per Iulium Carnicum (Zuglio).
Nell’area liburnica e dalmata le presenze toponomastiche aumentano man mano che si procede verso sud, sino al rettilineo confine con la Macedonie pars.
All’interno del SINVS ADRIATICVS (Mare Adriatico) pochi sono gli apparati insulari cartografati.
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