Cent’anni fa iniziava il viaggio del Milite Ignoto verso il Vittoriano
A legger le cronache, sembra quasi di calarsi in un altro mondo: «la Commissione esplorò attentamente tutti i luoghi nei quali si era combattuto e fu scelta una salma per ognuna delle seguenti zone: Rovereto, Dolomiti, Altipiani, Grappa, Montello, Basso Piave, Cadore, Gorizia, Basso Isonzo, San Michele, tratto da Castagnevizza al mare. Le undici salme ebbero ricovero, in un primo tempo, a Gorizia, di dove furono poi trasportate nella Basilica di Aquileia il 28 ottobre 1921. Quivi si procedette alla scelta della salma destinata al glorioso riposo sull’Altare della Patria. La scelta fu fatta da una popolana, Maria Bergamas di Trieste, il cui figlio Antonio aveva disertato dall’esercito austriaco per arruolarsi nelle file italiane, ed era caduto in combattimento senza che il suo corpo potesse essere identificato. La bara prescelta fu collocata sull’affusto di un cannone e, accompagnata da reduci decorati al valore e più volte feriti». Dietro questo lessico dal sapore arcaico, pomposo e ormai inusuale, si cela un momento fondamentale per la cementificazione dello Stato unitario, che commosse milioni di italiani e che fu seguito con emozione ed enorme devozione. Il primo conflitto mondiale si era concluso da pochi anni e la forte frustrazione per lo sterminato numero di soldati caduti doveva essere trasformata in un senso di appartenenza e di costruzione della Nazione.
Da qui l’idea di celebrare il Milite Ignoto, con cui rendere onore ad una giovane generazione letteralmente spazzata via dagli orrori della guerra. Tutto fu studiato nei minimi dettagli, con il treno che portava la bara che – viaggiando lentamente dal confine orientale fino alla Capitale – veniva omaggiato e ossequiato durante tutto il tragitto da migliaia di cittadini in lacrime. La memoria di questo mese – era l’ottobre del 1021 – con il tempo si spense e quello che fu un momento di sentimento nazionale è caduto in un triste oblio. Di certo ha influito la storiografia, che ha opportunamente messo l’accento sugli orrori di un conflitto che aveva tragicamente devastato dei giovani inesperti, molto pure ha influenzato il secondo conflitto mondiale, più vicino temporalmente e dagli effetti geopolitici e valoriali estremamente significativi. A distanza di cento anni, con un Paese ancora legato al contrasto tra fascismo e anti-fascismo, in un paradossale circolo vizioso cui spesso pare non riuscire a liberarsene, potrebbe essere utile recuperare vicende, come quella appunto del Milite Ignoto, con cui si solidificata l’appartenenza alla Nazione. Magari scevra dagli elementi retorici, potrebbe essere un’importante occasione per le giovani generazioni per recuperare un senso di comunità, italiana ma ora anche europea, da cui ripartire e superare divisioni e distanze. D’altronde, anche il più piccolo Comune ha una lapide in memoria dei caduti della Grande Guerra, e lì potrebbero trovare i nomi dei loro nonni e di tanti sconosciuti, la cui morte non può essere dimenticata. Guardando al futuro, ma senza dimenticare il passato.
Davide Rossi
Fonte: Corriere della Sera – Edizione di Verona – 23/10/2021