Ha conosciuto alti e bassi nella sua storia più che ventennale, ma resiste. La piazzetta dietro il campanile della Chiesa di San Biagio a Dignano ha fatto da cornice all’atto finale della 21ª edizione del Premio letterario Favelà. Un concorso fortemente voluto in tutti questi anni dalla locale Comunità degli Italiani e dalla Famiglia dignanese di Torino.
A dare il benvenuto ai presenti sono stati il presidente della Comunità degli Italiani di Dignano, Maurizio Piccinelli, la presidente della Famiglia Dignanese di Torino, Giuliana Donorà e la presidente del Consiglio cittadino, Romina Bilić. Tutti concordi nel sottolineare l’importanza di questo premio che mette in primo piano l’antica parlata della località. Giuliana Donorà, figlia del Maestro Luigi, nel suo toccante intervento ha ricordato che cosa significava per lei quand’era piccola e che cosa significa ora l’istroromanzo e l’importanza di mantenere le radici, le tradizioni, la cultura e la parlata.
Riflessioni e dialoghi
Veniamo dunque ai protagonisti della serata condotta da Manuela Geissa, ovvero ai premiati che hanno presentato al pubblico le loro “fatiche”. Tutti i partecipanti hanno fatto ritorno a casa con un premio. Quest’anno, è stato sottolineato, non sono mancati i tanto attesi giovani, ma si è sentita la mancanza della partecipazione dei più anziani. Si diceva dei premiati, fermo restando che per la categoria video non è pervenuto alcun lavoro. Il Premio giovani Scuola media superiore è andato a Giulia Timea Fioranti per il racconto “Favelà”. Questa la motivazione della giuria composta da Fiorella Biasiol, Paola Delton e Sandro Manzin per la CI di Dignano e Giuliana Donorà, Paolo Donorà e Roberto Giacometti per la Famiglia Dignanese di Torino: “Il breve racconto esprime una bella riflessione dal sapore filosofico, ribadendo il senso profondo del Premio letterario ‘Favelà’. L’autrice ha voluto abbozzare un dialogo fra sé e il nonno, facendo emergere l’importanza di chi ha seminato e di chi ha raccolto i valori della tradizione. Buono l’uso del dialetto”. La quarta classe della Scuola elementare di Dignano guidata dall’insegnante Fabiana Lajić si è aggiudicata il Premio per le scuole elementari appunto grazie ai lavori: “Le nustre emosiòn”, “Filastròca de la ligrèia”, “Filastròca de la pagòura” e “Filastròca de la rabèja”. La motivazione della giuria: “Poesie e filastrocche chiare e scorrevoli, che seguono le strutture poetiche del ritmo e della rima suscitando emozioni nel lettore. Buono l’uso del favelà”.
Versi tradotti e quotidianità
Loredana Bogliun è stata premiata nella categoria “Traduzione” per i lavori “Sità ch’a no dormo (De noto a Brooklyn Bridge)” e “Canson d’al naranso sico”. L’autrice ha tradotto per il concorso letterario di quest’anno due poesie di Federico Garcia Lorca ovvero “Città insonne (Notturno di Brooklyn Bridge)” e “La canzone dell’arancio secco”, opere influenzate dal suo viaggio negli Stati Uniti alla fine degli anni Venti del secolo scorso. “Lavoro molto complesso – recita la motivazione – e ottima traduzione. In alcuni punti l’autrice ricorre alla traduzione libera per mantenere la musicalità, il ritmo e la poetica della lirica riuscendo, in questo modo, a calare la poesia nel suo intimo per restituirla al lettore con tutta la sua forza evocativa”. Germano Fioranti dal canto suo si è aggiudicato il Premio nella categoria “Letteratura” sezione “Prosa” con “La storia del Iùvo” La giuria ha ritenuto il suo “un lavoro interessante per il contenuto che dà vita a scene quotidiane della Dignano di un tempo, grazie ai raccanti tramandati dagli anziani che l’autore mette per iscritto. Sintatticamente semplice, ma scorrevole. Ottimo l’uso della parlata bòumbara”. Infine per la categoria “Letteratura” sezione “Poesia” il premio è andato a Lorenzo Biasiol, che alla sua partecipazione ha proposto “Amur” e “Me∫anoto”. Questa la motivazione: “Liriche intimiste ed ermetiche in cui il poeta dialoga tra sé e sé come in un flusso di coscienza che, per essere compreso appieno, richiede riflessione e coinvolgimento profondo da parte del lettore. Ottimo l’uso del favelà”. La serata è stata arricchita dall’esibizione del coro misto della CI di Dignano diretto dalla Maestra Orietta Šverko che ha interpretato “I dixi che” e “La vecia contrada” e di Massimo Piccinelli al pianoforte che ha proposto “Il mare all’orizzonte” di Luigi Donorà.
Giuliano Libanore
Fonte: La Voce del Popolo – 18/08/2023