Consolati: la protesta dell’ANVGD
Apprendiamo da fonti di stampa che il Ministero degli Affari Esteri ha pianificato la chiusura dei Consolati italiani di Capodistria e di Spalato dal prossimo 1° dicembre. Un orientamento che si era palesato una prima volta nel 2006, suscitando già allora l’immediata e ferma reazione di questa Associazione e della Comunità Nazionale Italiana.
Con motivazioni esclusivamente economiche, sulla cui consistenza desidereremmo avere maggiore conoscenza, la Farnesina giustifica la cessazione delle attività delle due rappresentanze diplomatiche del nostro Paese in quel territorio di antico insediamento storico, per la cui Comunità italiana hanno costituito e costituiscono un riferimento istituzionale di assoluto rilievo, che si carica anche di essenziali valenze storiche.
La paventata chiusura rivela un’incredibile mancanza di sensibilità e il cedimento dell’Italia, delle sue amministrazioni, rispetto agli storici valori espressi dalla plurisecolare presenza italiana in Istria e in Dalmazia, e palesa la più spiacevole disattenzione nei confronti della nostra Comunità nazionale, che rappresenta nei territori oggi a sovranità slovena e croata la loro antica italianità.
L’avvenuto ingresso della Croazia nell’Unione Europea non garantisce in sé che tutti i diritti fondamentali della Comunità italiana siano da ora in avanti automaticamente assicurati, quando – essendo stati conquistati a prezzo di lunghe ed estenuanti battaglie di principio con le autorità di Zagabria – richiedono ancora oggi di essere perfezionate se non anche difese.
Se è vero che il Consolato di Fiume opera a ranghi ridotti, non si comprende come tutte le attività consolari, di cooperazione economica, di relazioni istituzionali, possano convergere unicamente sull’Ambasciata a Zagabria.
Il piano di chiusura sta piuttosto a comprovare – ancora una volta – lo storico disinteresse della politica estera italiana per un’area strategica del bacino mediterraneo, intensamente legata alla Penisola da millenarie affinità e relazioni e testa di ponte verso il mondo balcanico.
Se il MAE dovesse dare corso alla chiusura delle sedi di Capodistria e di Spalato, la nostra Comunità nazionale si vedrebbe una volta di più abbandonata a se stessa nel disinteresse di una politica estera disonorevole, incompetente e certamente distratta nei confronti di istanze che durano nel tempo, a dispetto di tutti i tentativi di soffocare, prima con la violenza ed ora con la burocrazia, una realtà quanto mai viva e carica di prospettiva.
L’Osservatore Adriatico
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