Autore: Gianpaolo Dabbeni
Saggio pubblicato sulla rivista "Tempi e cultura", n. 11-12 dell'IRCI - Dicembre 2002 Fiume ha sempre parlato l'italiano, nonostante i vari e più o meno subdoli tentativi di sostituire la lingua madre italiana con altre lingue quali il croato, l'ungherese e il tedesco che non avevano nulla in comune con la civiltà e la cultura di Fiume. Varie testimonianze attestano che anche nei documenti ufficiali la lingua italiana era sovrana; infatti il Consiglio Comunale già nel secolo XV pubblicava in italiano le tariffe dei prezzi alimentari; ed anche i messi comunali compilavano i loro rapporti in italiano. Per cui il Comune ebbe particolare cura nell’insegnamento di questa lingua nelle scuole, assumendo docenti dai domini veneti dell’Istria e della Dalmazia, da Venezia o da altre città italiane e mettendo a disposizione dei locali da adibire all’istruzione scolastica. Alla città di Fiume veniva assicurata l’autonomia da uno statuto emanato da Ferdinando I d’Austria nel 1530; nella prima metà del ‘700 la città ottenne da Carlo VI il porto franco, il tribunale cambiario e mercantile, il lazzaretto e la strada carolina che le avvicinava il retroterra del bacino danubiano. Maria Teresa la sottopose dapprima a Trieste e poi l’aggregò all’Ungheria, rispettandone l’autonomia quale “Separatum Sacrae Regni Coronae adnexum corpus”, nonché riconoscendole il libero uso della lingua italiana. Quando il Comune di Fiume si rese conto che l’insegnamento delle nozioni elementari non poteva più essere sufficiente alle esigenze del momento, si rivolse all'ordine dei Gesuiti, che si occupavano della formazione e dell'istruzione dei giovani e che a quel tempo erano molto potenti perché avevano l’appoggio dell’Imperatore d’Austria e della maggior parte della nobiltà austriaca. Già la Compagnia di Gesù sentiva la necessità di fondare un Collegio Gesuitico a Fiume, come si rileva da una lettera dell’11 aprile 1616 che il Padre Generale della Compagnia di Gesù aveva inviato a Padre Bartolomeo Ville, confessore dell’Arciduca Ferdinando d’Austria, per raggiungere questo nobile scopo. Nel 1622, il Consiglio Maggiore di Fiume per sopperire alle esigenze di un buon insegnamento e alla mancanza di insegnanti qualificati, si rivolse a due predicatori triestini di passaggio a Fiume, per richiedere la loro mediazione presso i Padri Superiori di Trieste affinché inviassero un gesuita per provvedere all’istruzione dei giovani, promettendo in cambio la casa e lo stipendio per il maestro. In seguito il Consiglio Maggiore chiese invece al Padre Generale dell’Ordine, Muzio Vitelleschi, di fondare un Collegio pari a quello di Trieste inviando parecchi insegnanti..... continua nel pdf