Autore: Gianpaolo Dabbeni
Fiume, situata sulla riva nordest del Carnaro, occupa il posto della romana Tarsatica e, proprio per la sua felice posizione di sbocco naturale al mare dell'Europa orientale, è stata sempre molto contesa. Le sue origini si perdono nella nebbia dei tempi; fu abitata da varie popolazioni, tra cui i guerrieri Illiri, poi dominati dai Celti, calati alla conquista delle Gallie e che conservarono il carattere di guerrieri dominanti senza mai occuparsi di agricoltura o di altri lavori servili; e gli audaci Liburni in epoca romana che con le loro veloci biremi, le “saevae liburnae “ di Orazio dominarono l'intero mare Adriatico. Dopo la conquista del Carnaro ad opera di Giulio Cesare e la costituzione della provincia illirica che comprende Illirio, Dalmazia, Liburnia, Giapidia e Istria, sorge la colonia romana di Tarsatica, forse da un'antica e celtica Tarsach. Era una tranquilla cittadina di provincia abitata sia da autoctoni romanizzati che da uomini giunti da altre parti dell'impero; e alla quale arrivavano i mercanti greci per scambiare le proprie merci con l'ambra proveniente dal nord. Alla morte di Teodosio nel 395 e alla conseguente divisione dell'impero romano, la Liburnia passò alla diocesi d'Italia dell' Impero d'Occidente e poi al regno italico, al tempo di Teodorico. Le notizie pervenute sulla storia di Tarsatica sia nel periodo più antico che in quello imperiale e in quello delle invasioni barbariche sono vaghe; la sua appartenenza all'impero romano, in qualità di municipio e non più stazione militare, si deduce dalle due lapidi che ricordano i “duumviri iure dicundo” Vettidio e Vettidiano; inoltre, poiché gli Slavi che provenivano dalle zone interne occuparono tutte le regioni dall'Istria alla Dalmazia, ad esclusione delle città della costa e delle isole difese dai Bizantini, si suppone che anche per quanto riguarda Tarsatica, gli invasori si fermassero sui monti circostanti, consentendo alla città di mantenere le proprie istituzioni ed il suo carattere di municipio romano. Fu ricordata nelle cronache medievali fino al tempo di Carlo Magno, poi dopo l'800 il suo nome non compare più; forse fu distrutta in un incendio dai Franchi per vendicare la morte di Enrico di Strasburgo duca del Friuli,o forse in seguito ad una ribellione al dominio franco; poi nel tardo Medioevo sorse sulle sue rovine il nucleo di Flumen Sancti Viti, che nel sec. XI, probabilmente nel 1028, passa sotto la giurisdizione del Vescovo di Pola e nel XII secolo diventa feudo dei Conti di Duino, vassalli prima del Patriarcato d'Aquileia, poi vassalli dei duchi d'Austria. La sottomissione alla potente casa dei Duinati le valse da un lato prosperità, dall'altro l'inimicizia del Senato veneziano che nel 1291 vietava l'esportazione di merci a Fiume