Croazia, proteste contro il rigassificatore offshore
Zagabria vorrebbe costruire un rigassificatore nei pressi dell’isola di Veglia, una enorme piattaforma galleggiante che gli abitanti della zona hanno subito definito un “mostro ambientale”. Proteste e petizioni sono già attive.
Per l’esecutivo croato è “un progetto di interesse nazionale”, per le autorità locali porterebbe invece ad “un disastro ambientale”. Il rigassificatore offshore che Zagabria vorrebbe costruire presso l’isola di Veglia (Krk) è al centro di un dibattito che si sta facendo sempre più acceso tra la capitale croata ed i rappresentati della Regione litoraneo-montana (Primorsko-goranska županija).
Sabato scorso, una manifestazione contro il piano governativo ha radunato a Fiume (Rijeka) alcune migliaia di persone, sostenute da numerosi esponenti politici dalla Dieta democratica istriana al Partito socialdemocratico, passando per il fronte anti-sistema Živi zid. In contemporanea, il comune isolano di Castelmuschio (Omišalj) – dove entro il 2019 dovrebbe sorgere la nuova infrastruttura – ha lanciato una petizione online che, pubblicata proprio sul sito istituzionale (omisalj.hr/peticija ), ha già raccolto più di 10.000 firme.
No ai galleggianti in Quarnero
La contrapposizione tra gli attori dell’Alto Adriatico e le autorità di Zagabria sul rigassificatore di Veglia era visibile già da settimane, ma negli ultimi giorni ha raggiunto delle dimensioni tali da far sembrare sempre più difficile un compromesso. Il nodo della discordia è la forma che il nuovo terminal per il gas naturale liquido (Gnl) dovrebbe assumere da qui al 2020, data alla quale la struttura dovrà entrare in funzione, come definito nell’accordo di finanziamento (già approvato) con l’Unione europea.
Inizialmente, era previsto che il rigassificatore fosse costruito sulla terraferma, mentre negli ultimi mesi il governo ha fatto sapere di preferire una versione galleggiante, ovvero offshore, al fine di accelerare i lavori e ridurne i costi. Quest’opzione non piace però a residenti, ambientalisti e autorità locali, secondo cui, per usare le parole di Zlatko Komadina, il presidente della Regione litoraneo-montana, un terminal così pensato prenderebbe le sembianze di “una nave gigante lunga 300 metri, larga 100 e alta come un grattacielo di 17 piani”, insomma “un mostro” per l’ambiente e per il turismo nel Quarnero.
Proprio per questo, la sindaca di Castelmuschio, Mirela Ahmetović, ha chiesto ai cittadini croati di sottoscrivere un breve testo. “Ritengo che il progetto di costruzione di un rigassificatore galleggiante a Castelmuschio sia inaccettabile dal punto di vista giuridico, economico ed ambientale e chiedo al governo croato di rinunciare alla sua attuazione”, si legge sul sito del comune. E oltre 10.000 persone hanno già firmato. Alla manifestazione di sabato, inoltre, Ahmetović ha ribadito che il governo deve “rispettare la legge croata”, senza cercare scorciatoie per piegare la resistenza delle autorità locali.
A inizio anno, infatti, il quotidiano Jutarnji List aveva rivelato come la squadra del premier Andrej Plenković stesse valutando l’approvazione di una legge ad hoc, soprannominata “Lex LNG”, al fine di accelerare i lavori. La necessità di questa legge è dovuta al fatto che la costruzione di una versione galleggiante del terminal necessita una concessione da ottenersi tramite gara pubblica, dato l’intervento sul demanio marittimo. E questo significherebbe allungare i tempi.
Rischi ambientali, tempistica e geopolitica
Salvo che il governo voglia davvero salire sulle barricate contro i ribelli del Quarnero, lo scenario di un colpo di mano legislativo sarà verosimilmente abbandonato. L’assemblea regionale di Fiume ha peraltro già approvato all’unanimità una risoluzione che si oppone al rigassificatore offshore, considerato inaccettabile dal punto di vista ambientale e insufficiente per quanto riguarda i benefici economici che dovrebbe portare. E anche la scusa della tempistiche che il governo avanza per far pressione sulle autorità locali non sembra fare molta presa.
Certo, il rigassificatore di Veglia ha già ricevuto oltre 100 milioni di euro di fondi europei e, come affermato da Goran Frančić, il direttore generale della LNG Croatia LLC (l’impresa pubblica responsabile dell’opera), “l’ultima deadline per una decisione definitiva sull’investimento è fine giugno”. Ma, se è vero che bisogna sbrigarsi se si vogliono rispettare le scadenze europee, è altrettanto vero che la Commissione europea non impone che il terminal Gnl sia costruito offshore. Anzi.
L’eurodeputato della Dieta democratica istriana Ivan Jakovčić ha ricordato che “lo studio del 2016 finanziato dalla Commissione europea ha evidenziato come la soluzione sulla terraferma sia migliore dal punto di vista tecnico, ambientale e anche in termini finanziari”.
Per questo motivo, Jakovčić ha chiesto all’esecutivo di tornare al piano iniziale, con il rigassificatore a terra, oppure di costruire il terminal offshore in mare aperto e lontano dalla costa. Un punto di vista che diversi politici locali condividono.
“Quest’anno, sarà avviata la costruzione di quattro terminal Gnl offshore nel golfo del Messico. Saranno situati a 50 miglia dalla costa. Perché noi invece lo costruiamo sulla spiaggia di Castelmuschio a Veglia?”, si chiede ad esempio Hrvoje Burić, membro del consiglio municipale di Fiume.
Infine, secondo Zlatko Komadina, il presidente della Regione litoraneo-montana che qualche settimana fa aveva avvertito il governo che per scongiurare il progetto “esistono diversi metodi, inclusa la disobbedienza civile”, il rigassificatore sarebbe semplicemente “un disastro naturale” per l’isola di Veglia.
In tutto questo, uno studio di impatto ambientale dovrebbe essere reso noto a breve e, in seguito, il progetto dovrebbe uscire dal limbo in cui si è incagliato per avviare i lavori. Oltre all’agenda europea da rispettare, il piano ha anche ottenuto l’appoggio ufficiale dell’amministrazione americana, che lo intende come un’opportunità per ridurre la dipendenza energetica dell’Unione europea nei confronti della Russia.
Dal punto di vista geopolitico e delle relazioni internazionali, il rigassificatore di Veglia riveste dunque un ruolo di primo piano. Ma questo potrebbe non bastare per assicurarne la realizzazione.
Giovanni Vale – 05/03/2018