Dall’arena di Pola all’arena di Verona
Silvano Manzin, Dall’arena di Pola all’arena di Verona. Odissea di un esule istriano, Tabula Fati, Chieti 2020; presentazione di Davide Rossi e Roberto Biffis.
Con questo suo secondo libro ambientato in Istria, l’autore narra da testimone l’immensa tragedia che colpì le popolazioni istriane, fiumane e dalmate dopo l’8 Settembre 1943. Con il terrore instaurato dalle milizie slave del comunista Tito in combutta con i partigiani comunisti italiani loro alleati, per non finire in fondo alle foibe, furono obbligate ad abbandonare le case e le terre da sempre italiane, rifugiandosi in Italia. Le persone rastrellate e sequestrate, titolari di nomi e cognomi italiani, avevano il destino segnato, finendo in fondo alle foibe. Mentre nel primo libro, Italia ingrata, i vari soggetti a turno diventano primattori, nel secondo il protagonista principale è Francesco, padre dell’autore.
Per gentile concessione dell’editore Tabula Fati, sul cui sito internet il volume può essere acquistato (https://www.edizionitabulafati.it/dapolaaverona.htm), pubblichiamo uno stralcio della presentazione realizzata da Davide Rossi (vicepresidente di Coordinamento Adriatico APS) e Roberto Biffis (vicepresidente del Comitato provinciale di Treviso dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia).
Questo libro è un’altra dolorosa testimonianza del martirio di un popolo che ha voluto restare italiano con tutte le proprie forze, pagando un prezzo altissimo di lutti familiari, sofferenze e versamento di sangue innocente.
Bene fa Manzin a testimoniare tutti i suoi ricordi, affinché nulla possa essere perduto o dimenticato, onorando così la memoria di una padre coraggioso dotato di grande onestà e buon cuore, la memoria di una Patria perduta, ma sempre tanto amata e, soprattutto, l’immagine di migliaia di vittime innocenti per troppo tempo volutamente dimenticate. […]
Questo volume vuole essere una sorta di cerniera, di un debito lasciato alle generazioni future, che fortunatamente non devono rivivere queste tristi esperienze, ma hanno il doveroso compito di non dimenticare. Anche questo, forse, è un primo sintomo di memoria, che non è soltanto una condizione storica, ma prima ancora sociale, politica, giuridica e culturale.