Dante, un ponte tra esuli e rimasti
Il Convegno internazionale di studi ospitato negli spazi della CI di Pola, ha visto la partecipazione di storici e studiosi di letteratura, che hanno fornito spunti e prospettive sull’opera dantesca.
La Divina Commedia è anche un viaggio attraverso l’Italia. Dante parla della Sicilia, dell’Etna e di Scilla e Cariddi. Evoca la fortuna della terra di Puglia e la Lombardia. Racconta la Toscana e la Romagna. E cita “…Sì com’a Pola presso del Carnaro, ch’Italia chiude e suoi termini bagna”. “Quindi, quale posto migliore se non Pola per dedicare un convegno al Sommo Poeta?”, devono aver pensato i vertici dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), che, dopo le tappe di Roma e Verona, hanno portato proprio nel principale centro urbano dell’Istria il progetto “Dante Adriaticus”, un’iniziativa curata dal Comitato provinciale di Roma dell’ANVGD a tutela del patrimonio storico e culturale delle comunità degli esuli italiani dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia.
Salvaguardare l’italianità autoctona
Ma non soltanto. Infatti, un secondo obiettivo del progetto è ricordare che al di fuori degli odierni confini d’Italia c’è un’italianità autoctona dell’Adriatico orientale da salvaguardare, oggi più che mai, e da ricostruire nella sua plurisecolare presenza in loco. Lo ha ricordato Donatella Schürzel, vicepresidente vicario nazionale e presidente del Comitato provinciale di Roma dell’ANVGD, che sabato scorso ha avuto l’onore e l’onere di moderare il Convegno internazionale di studi “Dante Adriaticus – Sì com’a Pola presso del Carnaro”, ospitato negli spazi della Comunità degli Italiani di Pola, dove diversi storici, storici dell’arte e studiosi di letteratura di varia provenienza hanno fornito spunti e prospettive sull’opera dantesca, con particolare riferimento alle sue ricadute e influenze nello sviluppo dell’italianità nell’area in questione (l’Adriatico orientale), fra passato e presente.
Parte della Madre Patria
Donatella Schürzel e Renzo Codarin, presidente dell’ANVGD, hanno poi salutato le tante autorità e i numerosi ospiti presenti in sala, ma anche in collegamento da remoto. Il microfono è stato quindi consegnato nelle mani di Rosanna Turcinovich-Giuricin, dell’AFIM-LCFE – Associazione Fiumani Italiani nel Mondo-Libero Comune di Fiume in Esilio, che ha colto l’occasione per ribadire con forza che per lei e per gli italiani dell’Istria, del Quarnero e in generale della sponda orientale dell’Adriatico “studiare Dante non significava soltanto studiare la letteratura italiana o rapportarsi con il padre della nostra lingua”. “Era una specie di mantra che noi recitavamo insieme ai suoi canti per rendere ancora più forte la nostra identità. Era un mantra laico molto importante per noi perché ci faceva sentire parte di una realtà molto più vasta e molto più importante. Ci faceva sentire parte della nostra Madre Patria”, rammenta Rosanna Turcinovich-Giuricin.
L’appoggio del sodalizio locale
Relatori e ospiti sono stati poi salutati dai padroni di casa. Ad augurare il benvenuto ai presenti a nome della Comunità degli Italiani di Pola non poteva che essere la sua presidente, Tamara Brussich, che, ringraziati gli organizzatori per avere dato proprio alla CI di Pola l’opportunità di ospitare un grande evento come “Dante Adriaticus”, ha sottolineato che “la Comunità di Pola, è la casa della lingua e della cultura italiana di questa città” e che proprio per questo “chi in città convive con noi ci sceglie perché si rende conto che proprio noi, la nostra lingua e la nostra cultura diamo una marcia in più”. Tamara Brussich ha successivamente parlato delle tante attività e delle diverse iniziative dedicate alla celebrazione del settecentesimo anniversario della morte del padre della lingua italiana promosse negli ultimi tempi dalla CI, tra le quali spicca il progetto didattico-pedagogico-culturale “Incamminiamoci – Pola incontra Dante”.
Riaffermare l’italiano e l’istroveneto
Accanto all’appoggio del Ministero della Cultura della Repubblica d’Italia e del Festival Dantesco, il Convegno è stato sostenuto anche dalla Regione istriana e dalla Città di Pola, il cui vicesindaco, Bruno Cergnul, nel suo intervento, ha posto l’accento sulla decadenza della lingua italiana e del dialetto istroveneto a Pola. “Sono anni ormai che abbiamo questa sensazione. Il bilinguismo a Pola è in regresso”, ha detto il rappresentante dell’amministrazione cittadina, che si è detto comunque fiducioso circa la sopravvivenza dell’istroveneto e dell’italiano a Pola. “Assieme alla Città, ad associazioni e organizzazioni varie abbiamo tracciato un percorso da seguire affinché l’italiano, questa bella e armoniosa lingua, torni a risuonare nelle vie e nelle piazze di Pola, ridando ai polesani quel senso e quell’orgoglio d’appartenenza che da sempre li contraddistingue.
Ricostruire un futuro insieme
“Sono contento di avere sentito le parole del vicesindaco sull’impegno della Città di Pola di portare avanti iniziative per il rafforzamento e la diffusione del bilinguismo di questa città”, ha commentato poi il presidente dell’UI, Maurizio Tremul, il quale ha incentrato il suo intervento sui rapporti passati, presenti e futuri tra la CNI e le associazioni degli esuli. “Grazie per questa pregevole e importantissima iniziativa, che a breve potrebbe iniziare a beneficiare della nuova stagione di rapporto tra la CNI e gli esuli grazie agli accordi presi dall’UI e dall’ANVGD”, ha commentato il presidente, che nel prosieguo del discorso ha sottolineato che “si ha la percezione che la conoscenza di cui parla Dante sia perseguita soltanto da chi intende impadronirsene e utilizzarla per seguire vizi e traviamenti”. “Noi invece, figli e figlie di un unico popolo cerchiamo di farne tesoro per ricostruire un futuro di comunanza e di fraternità, partendo dalla consapevolezza che l’unità e l’unitarietà vera della CNI della Croazia e della Slovenia e quella degli esuli è la tela su cui disegnare, scrivere e ideare il nuovo pentagramma su cui incidere e fare risuonare ‘virtute e canoscenza’ di un’unica comunità. Una comunità che vuole e sa creare cultura, che ha cura della propria lingua, dei propri dialetti e tradizioni e della propria ricchissima storia”. Così Tremul, che ha tenuto quindi a ricordare che il percorso di collaborazione tra esuli e rimasti è iniziato tanti anni fa, che è proseguito nei primi anni Novanta e che è stato ulteriormente rafforzato con un “percorso di pace” una decina d’anni fa. “Questo lungo percorso è stato infine suggellato quest’estate con la firma di un protocollo d’intesa, che ora spetta a noi riempire di sogni, di ambiziose visioni e di una strategia che possano far evolvere la politica dell’Italia verso questi territori per coltivare sì la memoria, ma soprattutto per gestire il presente e permeare il futuro, dove non dovrebbe più esservi posto per la contrapposizione di visioni, ma soltanto per la concordia e l’unione, per i valori etici e i sani principi, per virtute e canoscenza”, ha concluso il massimo rappresentante dell’Unione Italiana.
Scoprire una dimensione poco conosciuta
Ai presenti si sono poi rivolte Caterina Spezzano, del Ministero dell’Istruzione della Repubblica d’Italia e la vicepresidente della Regione istriana, Jessica Acquavita. Mentre la prima ha ricordato la recente visita-studio a Pola di diversi docenti italiani dedicata al confine orientale, la seconda ha evidenziato come l’identità e la cultura di cui Dante parla siano anche la nostra identità e cultura. “Dante è molto presente in Istria”, ha detto la rappresentante dell’amministrazione regionale, aggiungendo che il suo nome è presente non soltanto in molte nostre vie e piazze, ma anche in molte istituzioni della CNI intitolate proprio al Sommo Poeta. Chiamato in causa e invitato a salutare i presenti, il Console generale d’Italia a Fiume, Davide Bradanini, ha porto anche i saluti dell’Ambasciatore italiano Pierfrancesco Sacco, rilevando che concentrarsi sulle ricadute e le influenze dell’immensa opera dantesca nello sviluppo dell’italianità su questa sponda dell’Adriatico significa mettere in evidenza una dimensione poco frequentata e poco conosciuta sia in Italia che in questi territori. “Ringrazio per questo gli organizzatori”, ha dichiarato il Console, che ha commentato anche la collaborazione tra gli organizzatori e la CI di Pola con le istituzioni locali, definendola “di cruciale importanza per la promozione della nostra lingua e cultura in questi territori”. L’ultimo intervento di questa prima parte del Convegno è stato quello del vicepresidente e deputato della CNI al Sabor croato, Furio Radin, che ha posto l’accento sui confini ideali e simboli della cultura posti da Dante e sui presupposti e gli strumenti che lo stesso Dante ha fornito per abbatterli e superarli. Radin ha inoltre parlato delle associazioni di cui è stracolma l’opera dantesca. A tale proposito ha ricordato che Dante è morto da esule. Il vicepresidente ha concluso il suo intervento invitando i partecipanti al Convegno ad affrontare le tematiche e le problematiche dantesche con spirito di vicinanza. La parte istituzionale del Convegno non poteva, infine, che chiudersi con la consegna di un riconoscimento da parte dell’ANVGD, che “per l’attività continuativa e indefessa nel portare avanti la lingua e per il suo lungo impegno nell’ambito della società Dante Alighieri di Pola”, ha voluto premiare la prof.ssa Silvana Wruss.
Numerosi punti di vista
Uno dopo l’altro, al tavolo dei lavori sono stati quindi invitati Egidio Ivetic (Università degli Studi di Padova) e Giovanni Radossi (Centro di Ricerche Storiche di Rovigno). Mentre il primo ha parlato di Pola nell’età di Dante, il secondo ha presentato la ristampa anastatica della Divina Commedia commentata da Niccolò Tommaseo. Maria Grazia Chiappori, della Sapienza di Roma, ha, invece, parlato delle necropoli di Arles e di Pola, mentre Kristina Fedel Timovski, del Comitato di Pola della Società Dante Alighieri, ha raccontato la “Dante” di Pola nel centenario dantesco. Giuliana Budicin (ANVGD) ed Eliana Moscarda Mirkovič (Università “Juraj Dobrila” di Pola) hanno illustrato, rispettivamente, i “Fratelli Gregori da Parenzo illustratori di Dante su Famiglia Cristiana” e “Dante senza frontiere. Percorsi danteschi interculturali presso l’Alma Mater di Pola”.
Dopo una breve pausa, gli interventi sono proseguiti con Kristjan Knez (Società di studi storici e geografici di Pirano e Centro Italiano “Carlo Combi”, che ha raccontato le celebrazioni dantesche del 1865 in Istria. E ancora, Stefano Pilotto (MIB Trieste – School of Management), Donatella Schürzel (Università Niccolò Cusano di Roma), Isabella Matticchio (Università degli Studi di Fiume), Barbara Vinciguerra (Università La Sapienza di Roma), Marino Baldini (storico dell’arte e archeologo) e infine Rita Tolomeo (Società Dalmata di Storia Patria) hanno parlato, rispettivamente di “Dante nella proiezione culturale italiana in Istria tra fine Ottocento e inizio Novecento”, di “Dante, un percorso culturale di 700 anni in Adriatico”, della “Lingua italiana all’Università di Fiume”, di “Dante attraverso lo sguardo delle donne”, dell’”Arte in Istria ai tempi di Dante” e di “Antonio Lubin, dantista dalmata”.
Passi interpretati da Isabel Russinova
La lunga, ma interessantissima giornata di sabato scorso, si è conclusa con lo spettacolo teatrale “Lectura Dantis” con Isabel Russinova, un’iniziativa voluta dagli organizzatori per porgere Dante all’attenzione e all’ascolto di chiunque nel modo più facile: quello della Lectura Dantis o di una recitazione e interpretazione abbinata a un accompagnamento musicale di passi, alcuni estremamente noti e conosciuti, altri un po’ meno, soprattutto dedicati alle donne di Dante. Nell’arco della serata, Isabel Russinova ha presentato al pubblico anche il passo della Divina Commedia in cui Dante cita Pola. Sul palco della CI di Pola assieme all’eccellente Isabel Russinova è salito Paolo Pasquini.
Il Convegno è proseguito ieri con una visita tematica guidata alla Necropoli di Nesazio e una passeggiata nel centro storico di Pola sulle tracce di Dante.
Fonte: La Voce del Popolo