Dignano d’Istria/Vodnjan
Parco delle casite / Park kažuna – Lezioni pratiche sulla costruzione di masiere e casite / kažuni
Come ogni anno si è tenuta il 10 maggio a Dignano d’Istria, l’apertura della 7° edizione della manifestazione “La mia casita/Moj kažun”: Parco delle casite – Lezioni pratiche sulla costruzione di casite.
La manifestazione di quest’anno come le precedenti, fa parte del progetto “Revitas” (accordo transfrontaliero di partenariato fra regioni ed enti della Slovenia e della Croazia finanziato dalla Comunità Europea) e si incentra sulla creazione del “Parco delle casite – Park kažuna” situato a Dignano nord a fianco della rotatoria di San Francesco (direzione Salvela) sulla strada da Dignano verso Valle.
I patrocinatori della manifestazione sono la Regione Istriana e ETC Dignano con il supporto di Glas Istre, La Voce del Popolo ed altri enti ed organizzazioni.
L’obiettivo della manifestazione “La mia casita/Moj kažun” di quest’anno è quello di permettere a visitatori, turisti ma anche abitanti del circondario di esercitarsi nella costruzione di masiere (muretti a secco) utilizzando le pietre preparate in sito e con l’assistenza del personale presente, ma è soprattutto quello di “costruire” il Parco delle casite/Park kažuna che costituisce la sintesi ed il risultato delle manifestazioni degli anni precedenti. Il parco rappresenta infatti il nucleo centrale ed il punto di partenza dei circuiti turistici all’interno del Paesaggio protetto del dignanese – “Parco etno-archelogico”. Tali circuiti permettono di visitare numerosissime casite tra lunghissimi tratti di masiere. Sempre all’interno del parco etno-archeologico lungo i percorsi delle casite si trovano anche altre opere di importanza storica ed artistica fra le quali la Basilichetta di Santa Fosca, i resti della chiesa di San Tommaso, il sito archeologico di San Michele di Bagnole che deve il suo nome all’antico abitato romano dotato di terme (da cui Bagnole). Vicino alla chiesetta sconsacrata di San Michele, eretta nel 1456 si vedono i resti di una basilica a tre navate che si suppone fosse del V° secolo.
Il venerdi 10 maggio è avvenuta l’inaugurazione della manifestazione 2013 con il discorso del sindaco Klaudio Vitasović e del coordinatore ai lavori l’architetto Branko Orbanić responsabile della Kapitel d.o.o. i cui addetti sono parte attiva nella costruzione dei quattro elementi delle casite/kažuni del parco e delle masiere circostanti.
Quasi un centinaio di allievi della scuola elementare hanno vivacizzato la cerimonia. I cori della scuola hanno cantato in lingua croata e italiana canzoni popolari di Dignano. In particolare ho sentito per la prima volta cantare le strofe che io ritenevo fossero una poesia : “La piova vignerò sula sulita la bagnerò el me ben ca si in casita, La piova vignerò sula sulagna la bagnerò el me ben ca si in campagna. Se ti savisi el ben che mi te voio mi te magnasi el cor frito ne l’oio” cantata dalla scolara Chiara Mascarda (vestita in costume tradizionale) accompagnata dal coro. I crostoli e le fritole hanno allietato la cerimonia che ha continuato con la posa di alcune pietre sulla base circolare della prima casita.
Il pannello per scrivere le proprie impressioni ed i propri pensieri é stato apprezzato dai ragazzi che si sono accalcati per scrivere qualcosa lasciando così una traccia evidente del loro interesse.
Alla fine della inaugurazione il trenino ha caricato i ragazzi e le ragazze ed è partito per il giro di Dignano. Il Parco delle casite comprenderà quattro casite in quattro diverse fasi di costruzione (si vedono nella prima foto). Le casite saranno circondate da masiere, panchine per sedersi ed ammirarle e percorsi didattici che si collegheranno alla vicina chiesa sconsacrata di San Francesco, adibita ora a saletta di conferenze.
Nella chiesa di epoca medioevale fino alla fine del 1800 ai primi di agosto si svolgeva il pellegrinaggio per ricevere “Il Pardon d’Assisi”. Il tetto della navata a due spioventi ricoperto da tegole é stato restaurato mettendo in risalto la grande abside centrale a volta in pietre a secco. Del campaniletto a vela non rimane che il basamento. All’interno si notano pietre sparse, resti dell’altare, e sulla parete del presbiterio (sopratutto sulla sinistra della foto) resti di affreschi con graffiti aventi sembianze di navi.
Una seconda visita al parco il giorno prima della fine della manifestazione, e questa volta assieme ad appassionati di costruzioni a secco italiani e sloveni, ci ha permesso di incontrare l’architetto e amico Branko Orbanić e di prendere conoscenza dei vari aspetti tecnico – economici della realizzazione del parco che é stata gestita come un progetto.
Le dimensioni e la forma della casita/kažun sono quelle più comuni in quanto si intende rappresentare la tipologia più diffusa. Il progetto è stato realizzato con una équipe di 5 specialisti coordinata dall’architetto Orbanić. Il primo elemento del parco è costituito dal solo basamento a pianta circolare della casita. Da notare le grosse pietre ben squadrate che permetteranno una sicura stabilità dell’insieme ma anche gli spazi che vengono lasciati fra le stesse e che poi sono riempiti da piccole laure poste in verticale e da scaglie incastrate fortemente. Il secondo elemento è costituito dal muro circolare perimetrale. Qui notiamo che le pietre utilizzate per la parete hanno ora uno spessore (all’incirca 15-20 cm) inferiore a quelle della base e vengono posizione in strati molto regolari in maniera che le giunzioni di due loze non creino fessure verticali le quali ridurebbero fortemente la stabilità. Gli interstizi fra le pietre sono sempre significativi e vengono riempiti con pietrame. Le pareti dell’ingresso convergono verso il centro della casita riducendo l’entrata dell’aria fredda ed umida del vento. L’accesso è sempre riparato dalla Bora.Nel terzo elemento la casita è completata in tutta la sua parte interna compresa la volta-cupola (interna). Si vedono chiaramente i sassi di medie e piccole dimensioni che costituiscono il materiale di riempimento e che bilanciano le forze (fanno da contrappeso) sulle „loze“ della cupola interna.
Si può apprezzare la qualità della posa e delle loze dal fatto che, nonostante la cupola (la volta interna) sia costituita da un solo strato di laure, cioè non ci sa lo strato di pietrame intermedio e le „loze“ di copertura, filtrano solamente piccoli punti di luce (cerchiati in nero nella foto). Dopo diversi mesi non si notano tracce di sgocciolamento all’interno e questo grazie al lieve inclinamento che favorisce il defluire dell’acqua verso l’esterno. L’architrave dell’ingresso è un unico grosso lastrone monolitico che copre la totalità dello spessore della parete.
Realizzare la cupola interna mantenendo un angolo del profilo della copertura esterna di circa 45° (cioè cupola ribassata) è un lavoro che richiede molta maestria ed una grande disponibilità di laure che debbono essere scelte tutte uguali per ogni strato e di sezione sempre più sottile man mano che si sale verso la sommità. Inoltre, per migliorare l’effetto estetico, le laure sia della copertura esterna che della cupola interna vengono lievemente sagomate, rispettivamente sul lato esterno e quello interno. É solo così, anche se forse ci si allontana un po’ da quella che poteva essere la tradizione, che si ottengono delle casite dall’aspetto gradevolissimo.
Il tetto a falsa cupola poggia su una fascia di lastre calcarée (linda / vitica) che borda la parte superiore del muro circolare perimetrale. Spesso (ma non in questa capanna) la linda diventa più sporgente sopra l’ingresso e funge da „spioverin“ eliminando così lo sgocciolamento verso l’interno. La casita terminata costituisce il quarto elemento del parco. Le sue dimensioni rispettano i canoni estetici della tipologia a cupola è ribassata (45°). La capanna ha la finestrella (spia/škulje) ma non ha ancora i blocchi di pietra che posti al fianco della parete interna serviranno da sedile (sentador).
Le dimensioni e la linea costruttiva delle capanne dipendono dalle capacità e senso estetico del costruttore che è sempre stato un contadino. Ai nostri giorni però le persone che operano nel settore sono degli specialisti che hanno acquisito conoscenze e capacità tecniche tali da poter costruire in un tempo sufficientemente breve degli artefatti di notevolissimo valore tecnologico ed estetico. É certo che le casite, costruite o ricostruite ora, hanno la probabiltà di durare nel tempo molto di più delle “sorelle” dei secoli passati. L’insieme del Parco delle casite è ora praticamente terminato.Nonostante la pioggia e rischiando di rimanere impantanati parecchie volte, con l’auto di Branko, siamo andati a vedere i due insiemi più caratteristici del circuito delle casite, cioé le “Tre casite“ e le „Due casite“. Rispetto all’anno precedente le casite ricostruite hanno mantenuto il loro colore rosato e si distinguono nettamente da quelle originali sempre grige. Solamente l’erba ha invaso il settore delle „Due casite“ facendo quasi scomparire i resti delle mura perimetrali di due case in pietra a secco (a base rettangolare e con presumibile tetto a due spioventi) probabile punto di riposo e ristoro in quanto situato vicino ad una antica strada di notevole importanza.
Complimenti all’amministrazione del Comune di Dignano d’Istria che ha saputo coinvolgere in maniera così sentita i giovanissimi ragazzi delle scuole elementari. É importante segnalare che durante la manifestazione il parco è stato visitato da numerose classi venute sul posto con gli autobus per trascorrevi la giornata e che i ragazzi erano spesso accompagnati dai loro genitori.
Staccare i ragazzi dalle masiere risultava spesso arduo perché impilavano secondo il loro gusto, e lo si vede dal differente aspetto del muro, con ardore e passione le pietre per lasciare la loro traccia in un pezzo di masiera.
É sui nostri giovani che bisogna puntare per far apprezzare, amare, proteggere e valorizzare le nostre radici.
Sergio Gnesda
L’Osservatore Adriatico
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