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Doppia nazionalità dopo 53 anni

Esule istriano dal 1963, ora per la burocrazia è slavo. Lettera a Mattarella: «Mi aiuti»

L’esodo degli istriani, fiumani e dalmati dai territori occupati dall’allora Jugoslavia, protrattosi dal 1943 al 1970, ancora oggi ha degli strascichi burocratici per Dino Grebaz, pensionato, residente con la famiglia a Castel d’Ario ormai da molti anni. Eppure ancora resta una situazione irrisolta, anche se siamo nel 2016.
«Sui documenti personali della Motorizzazione civile – ci spiega Dino – risultano dati differenti sul mio luogo di nascita, creando un disagio continuativo e senza che l’ufficio di turno prenda provvedimenti risolutivi». Questa la lamentela di Grebaz, il quale è nato a Parenzo, allora Istria adesso Croazia, nel 1949. Nel 1948 sua madre (classe 1926) istriana italiana e suo padre (classe 1913 istriano austriaco, poi italiano) optarono per rimanere cittadini italiani e fecero domanda di migrare in Italia. La domanda fu respinta senza motivazioni, come per altre tre volte negli anni successivi.
«Solamente nel 1963 ci fu accordato il permesso di migrare come italiani in Italia e con passaporto italiano, e dopo otto mesi trascorsi nel campo profughi di Cremona – prosegue il racconto Grebaz -, io e la mia famiglia abbiamo ottenuto la qualifica di profugo ed il nulla osta dalla Prefettura per lasciare il campo profughi e recarci a nostra scelta ovunque, da liberi cittadini italiani».

L’esule non avrebbe mai pensato che dieci anni dopo, con l’entrata in vigore dell’anagrafe tributaria, la sua vita, almeno sui documenti della Motorizzazione civile, si sarebbe ingarbugliata.
«Fino allo scorso anno avevo un codice fiscale che rispettava esattamente le leggi emanate per il rilascio di documenti ai profughi come me. Risultavo nato a Parenzo. Punto. Ultimamente, invece, collegandomi con il sito internet della Motorizzazione civile mi si dice che il mio codice fiscale non è corretto, perché nella sua banca dati risultano luoghi di nascita diversi».
Sul libretto di circolazione Grebaz è nato a Parenzo, in altri viene aggiunto Jugoslavia, in altri Italia, in altri ancora addirittura Croazia.
«Purtroppo chi ha compilato i documenti non ha rispettato una legge del 1989, la quale stabiliva di indicare il solo Comune di nascita senza la nazione, nel mio caso dunque Parenzo (codice G332R). Da quest’anno mi è stato cambiato il codice fiscale con la sigla finale “Z118P”, ovvero nato in Jugoslavia. Insomma, una situazione davvero ingarbugliata, che vorrei venisse definita una volta per tutte».
Così dicendo l’esule istriano ci mostra la bozza di una lettera che intende inviare al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, perché si intervenga in maniera decisa per mettere fine a tutto ciò.
«Io sono italiano come moltissimi altri esuli e non voglio assolutamente che sui documenti miei e dei miei famigliari risulti sia nato in Jugoslavia. Caro presidente – conclude Dino -, confido in lei affinché si faccia chiarezza, applicando semplicemente una legge dello Stato italiano ed evitando così una discriminazione nei confronti di cittadini italiani che hanno già pagato duramente i disagi conseguenti una guerra e tante divisioni».

Gazzetta di Mantova, 12 dicembre 2016