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Favela 2022 Dignano

Favelà 2022, lasciare una testimonianza scritta è d’obbligo

La piazza dietro al campanile della chiesa di San Biagio a Dignano ha ospitato la cerimonia conclusiva del Concorso «Favelà» ideato due decenni fa da Forlani e Donorà

“Favelà” compie vent’anni. Un traguardo che, forse, all’inizio, nemmeno la maestra Anita Forlani e il Maestro Luigi Donorà, gli ideatori del Concorso, non s’aspettavano sarebbe stato raggiunto. Ma allora nemmeno importava. Era certa solo una cosa: il dolce “favelà”, il dialetto istrioto, l’antica parlata bumbara andava salvata dall’oblio.

Ad ogni costo. Così si unirono le forze dignanesi di… casa e di Torino, vale a dire la Comunità degli Italiani di Dignano e la Famiglia dignanese e nacque il Premio letterario per opere inedite in dialetto istrioto dignanese.

​Tutela dell’idioma locale
Perché cultura e tradizioni vanno custodite e tramandate. Lo ha confermato pure il presidente del sodalizio promotore, Maurizio Piccinelli: “Ogni cultura, ogni gruppo di persone ha le proprie usanze, tradizioni, i suoi valori e i suoi principi. Le tradizioni sono di massima importanza per un popolo perché ne definiscono l’anima e l’identità”.
Il Concorso “Favelà”, ha spiegato, è stato istituito con l’obiettivo della promozione e della tutela del dialetto istrioto dignanese che è uno dei simboli della cultura dell’Istria: “Molto spesso si tende a sminuire il dialetto e si parla di questi nostri dialetti autoctoni in una forma riduttiva.
Lo scopo di concorsi come questo è che il nostro retaggio culturale non vada perso. Le armonie del dialetto sono infinite, bisogna coglierle e proporle soprattutto ai giovani.
Dobbiamo lasciare una testimonianza di noi stessi, della nostra esistenza e della nostra storia. Rafforzare le tradizioni che più amiamo significa anche proteggere le altre tradizioni e creare un mondo in cui domina la convivenza tra più culture”.

Un rapporto (ri)stabilito
Un saluto, a inizio serata, al sindaco della Città di Dignano, Edi Pastrovicchio, alla sua vice Diriana Delcaro Hrelja, al presidente dell’Unione Italiana, Maurizio Tremul, alla Famiglia dignanese con a capo il neopresidente Giuliana Donorà e un grazie a chi si è prodigato per la realizzazione della manifestazione, ai membri della commissione giudicatrice e agli autori.
Il sindaco Edi Pastrovicchio ha colto l’occasione per fare gli auguri e congratularsi con la CI per il traguardo raggiunto e per l’impegno profuso nella salvaguardia dell’antica parlata. Maurizio Tremul, da parte sua, ha voluto ringraziare “gli ideatori del Concorso letterario e voi bumbari per averlo saputo sviluppare e fare crescere e per aver saputo creare uno stretto rapporto con la famiglia in esilio, un rapporto che è stato possibile (ri)stabilire soprattutto grazie alla cultura”.
“Dai primi anni 2000, quando si era cominciato a ‘favelà’, fino ad oggi, 38 sono stati gli autori che hanno partecipato al Concorso, per un totale di 293 lavori pervenuti. Tra gli autori, alcuni hanno preso parte a ogni edizione!”, ha ricordato Giuliana Donorà.
L’edizione 2022 del Premio letterario è stata caratterizzata dalla partecipazione di quattro autori, Germano Fioranti, Odino Fioranti, Giulia Timea Fioranti e un autore che è stato però squalificato. La commissione giudicatrice che quest’anno è stata coinvolta nella valutazione dei lavori ha visto la partecipazione di Marta Banco, Paola Delton e Sandro Manzin per la Comunità degli Italiani di Dignano e Giuliana Donorà, Monica Di Martino e Paolo Donorà per la Famiglia Dignanese.

I premiati
Nella sezione Prosa della categoria “Letteratura” è stata assegnata una menzione onorevole a Germano Fioranti per “Cantanti”, per “la prosa lineare ma scarna. Curioso artificio letterario per rendere testimonianza delle cesure tra i due mondi. Buona conoscenza del dialetto”. Il primo premio nella stessa categoria è andato invece a Odino Fioranti per “I nostri otantaoto ani”. Motivazione: “Testo nel complesso equilibrato che ripercorre in pochi tratti asciutti più di una vita ed episodi della storia locale. Narrazione scorrevole da cui trapelano sentimento, storia e vicende autentiche. Ottimo l’uso del dialetto”.
Per “l’interessante uso di un evento comune ed ordinario per citare il passato romano delle nostre terre e il buon uso del dialetto” menzione onorevole a Giulia Timea Fioranti. Il suo lavoro, “Òuna morèda de poche parole” è della categoria “Giovani”.
Congratulazioni a tutti i premiati. Nell’ambito della serata c’è stato pure l’intervento musicale della giovane Kaja Zagoranski al pianoforte, nonché la proiezione del video fuori concorso di Pino Sorgarello “El tavolo col buiòl”. Monica di Martino ha letto inoltre un discorso dedicato al Maestro Luigi Donorà, di cui il pubblico ha potuto ascoltare “L’inno al Favelà”. Bravissime la moderatrice Gaia Forlani ed Erika Forlani, cui è spettata la recitazione dei lavori. Una piacevole serata dietro al campanile, con la partecipazione di un foltissimo pubblico, in compagnia del favelà boumbaro.

Vanja Stoiljković
Fonte: La Voce del Popolo – 18/08/2022