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Favela Dignano

«Favelà»: recupero e tutela dell’antica parlata dignanese

La piazza davanti Palazzo Bradamante a Dignano ha ospitato la cerimonia conclusiva del Premio letterario dialettale. Mancata quest’anno la partecipazione di autori della terza età. 

Quest’anno, a Dignano, jo favelà la piasa. Questo perché la serata conclusiva del Concorso “Favelà”, organizzato dalla locale Comunità degli Italiani congiuntamente alla Famiglia dignanese, non si è svolta come al solito nella piazzetta dietro il campanile, bensì in piazza, davanti Palazzo Bradamante, che è scenografia tutto dire.

In avvio di serata si sono rivolti ai presenti con discorsi di circostanza il presidente del sodalizio, Livio Belci, il presidente della Famiglia dignanese, Luigi Donorà, la vicesindaco di Dignano, Diriana Delcaro Hrelja e il presidente dell’Unione Italiana, Maurizio Tremul. Poi, si è entrati nel vivo della serata, alla premiazione dei vincitori.

Cinque i partecipanti

Quest’anno hanno partecipato al Concorso (giunto alla XIX edizione) cinque autori; non tanti, in verità, ma si spera che in futuro andrà meglio. Come ha notato Manuela Geissa, che ha condotto la serata con simpatia e bravura, “si è sentita la mancanza di autori della terza età, i più anziani, che però possono dare il loro contributo tramandando il dialetto alle giovani generazioni; è infatti necessario investire nei giovani, che apprendendo il dialetto potranno dargli nuovo vigore”.

Cinque, dicevamo, i partecipanti e precisamente Gianna Belci, Ernesto Chiavalon, Loredana Bogliun, Germano Fioranti e Giulia Timea Fioranti. I loro lavori sono stati valutati da una giuria composta da Marta Banco, Paola Delton e Sandro Manzin in rappresentanza della CI di Dignano, nonché Luigi Donorà, Giuliana Donorà e Massimo Delzotto in rappresentanza della Famiglia dignanese. Le categorie di Concorso in cui gli autori si sono cimentati sono state “Letteratura – sezione poesia”, “Letteratura – sezione prosa”; “Traduzione” e “Video”.

Ricordi e pensieri personali

Il primo premio nella sezione Poesia non è stato assegnato, mentre invece sono stati assegnati due secondi premi ex aequo, a Gianna Belci e a Ernesto Chiavalon. In assenza di Belci, è stata la stessa Manuela Geissa a dare lettura dei suoi versi: “Cunfeidense”, “Feiurerei” e “Lontan”. Ernesto Chiavalon ha letto le sue “Ancui”, “La crosola” e “La xi xeida”. “Capacità di trasmettere emozioni, paure, ricordi attraverso immagini poetiche intime in cui appare l’attaccamento alla famiglia e al luogo natio. Linguaggio poetico fluido che rende piacevole la lettura, ricercata padronanza del dialetto”, la motivazione del Premio a Gianna Belci. Quelle di Chiavalon, invece sono “poesie che inducono alla riflessione, pregne di pensieri personali, che a volte risultano di difficile interpretazione. Ricche di vocaboli ed espressioni dell’antico idioma dignanese, di cui l’autore ha buona conoscenza. L’incertezza grafica ostacola la percezione originale del dialetto”: questo ha detto la giuria.

A Germano Fioranti il secondo premio nella Sezione prosa, per “La louna”: “Lavoro scritto bene che descrive uno spaccato del modo di parlare e di esprimersi tipico di un tempo passato in cui l’imprinting della giornata veniva dato osservando la natura”.

Il Premio Traduzione è stato assegnato a Loredana Bogliun, che ha trasposto in dialetto il testo teatrale “Dietro a un discount”, di Roberta Dubac. Quello della Bogliun è stato valutato un “lavoro ben fatto, corposo, che denota impegno e passione nella traduzione fatta… Nella sua complessità, il lavoro è impeccabile”.

Infine, menzione onorevole per Giulia Timea Fioranti, che ha partecipato nella categoria “Video”. Che cosa ne ha pensato la giuria? Presto detto: “Apprezzabile l’impegno della giovane partecipante intenta a esprimersi nel dialetto boumbaro. Lodevole la partecipazione alla categoria.

Solitamente la cerimonia conclusiva di Favelà offre un intermezzo musicale: ci ha pensato il Maestro Luigi Donorà, eseguendo al piano alcuni brani popolari.

Omaggio a Dante

In… omaggio il sonetto dantesco “Tanto gentile e tanto onesta pare”, offerto per sottolineare il 700.esimo della morte di Dante Alighieri. Se vi ha provocato mal di testa nell’originale, dovreste vedere la complessità nella traduzione in boumbaro. La trasposizione è stata fatta da Pietro Sansa. Ha dato lettura delle due versioni, Fabiana Laić. E dopo le foto di rito, si sono spenti i microfoni e i riflettori. La XIX edizione di Favelà è agli atti.

Carla Rotta – 18/08/2021
Fonte: La Voce del Popolo