Foibe e aquila bicipite di Fiume: ancora ignoranza sulla storia del confine orientale
Ancora una volta spiace riscontrare l’ignoranza che caratterizza la storia delle terre dell’Adriatico orientale dalle quali sono stati costretti ad andarsene sotto la pressione delle persecuzioni nazionalcomuniste di Tito 350.000 esuli istriani, fiumani e dalmati.
Stavolta lo svarione è stato effettuato dal solitamente competente storico americano Robert Kaplan, il quale per una visita a Fiume si è affidato a Giacomo Scotti, che sulle rive del Carnaro non ci è nato, bensì vi è giunto assieme ai cosiddetti “monfalconesi” per aiutare Tito a costruire il socialismo reale e colmare i vuoti lasciati nelle fabbriche dagli operai italiani autoctoni che avevano invece compreso il carattere oppressivo ed anti-italiano del nuovo regime di Belgrado ed optato per l’Italia. Scotti non perde occasione per esternare la sua visione politica giovanile, al punto di fornire informazioni inesatte, stavolta in merito all’aquila bicipite di Fiume , recentemente tornata alla sua collocazione originaria. Essa, infatti, non simboleggiava l’Impero austro-ungarico, oggetto degli interessi di Kaplan, in quanto, sovrastando l’urna inesausta, rappresentava lo storico simbolo cittadino e non fu abbattuta dai fascisti (al più era stata lesionata da alcuni legionari dannunziani incorsi nel medesimo errore) bensì da rappresentanti del regime “titino” nel 1949.
Bene hanno fatto la Società di Studi Fiumani ed il Centro di Ricerche Storiche di Rovigno a puntualizzare, ma rimane l’amarezza per un articolo apparso sulle colonne del prestigioso New York Times, il quale difficilmente pubblicherà una rettifica, e l’amarezza viene esasperata dal fatto che la fonte delle notizie era un esponente della locale comunità italiana. D’altro canto recentemente il rappresentante dei nostri connazionali al Parlamento croato, On. Furio Radin, ha affermato in un’intervista che non è ancora in grado di affermare con certezza se le stragi delle foibe siano state compiute dai comunisti. Non possiamo non condividere lo sconcerto della Società di Studi Fiumani a fronte di siffatte opinioni da parte di un così autorevole rappresentante dopo anni di nuove ricerche storiografiche sulla vicenda del confine orientale italiano e di celebrazioni del Giorno del Ricordo, alle quali egli stesso ha partecipato nelle sedi istituzionali.
Davanti a simili episodi, l’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia intende proseguire con sempre più convinzione nell’opera di rettifica e di chiarimento della storia dell’italianità adriatica, onde restituirle il ruolo che le compete di parte integrante della Storia Patria.
Donatella Schürzel, Vicepresidente nazionale e Presidente del Comitato provinciale di Roma dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, 13 maggio 2017