Giù le mani dal Giorno del Ricordo
Il Giorno del Ricordo appartiene innanzitutto alla comunità Giulia-dalmata ed ottenne il voto del 95% dei Parlamentari.
La storiografia della sinistra legata alle suggestioni del vecchio PCI scarica la responsabilità storica dell’esodo Giuliano-dalmata prima sull’Italia liberale (per essi conta un fatto… che il Risorgimento non lo hanno fatto le masse popolari, le quali non hanno voluto l’entrata dell’Italia nella guerra 1915-’18 per Trento e Trieste) e poi con molta decisione sul regime fascista.
Stabiliscono, inoltre, nelle loro sintesi un curioso rapporto di causa-effetto nel leggere la storia del confine orientale. I vari Montanari Barbero, D’Orsi, Gobetti et altri non tengono, a mio avviso, assolutamente in debito conto nelle loro dichiarazioni, in cui auspicano l’abolizione della legge 92/2004 istitutiva del Giorno del Ricordo, gli effetti devastanti per la libertà e i diritti umani della politica del regime comunista jugoslavo nel secondo dopoguerra e in pieno periodo di pace, non solo in Istria ma in tutta la Jugoslavia, puntando il dito solo sul fascismo. Per mandare via con ogni mezzo oltre 300.000 istriani, fiumani e dalmati il regime di Tito ci ha messo circa una decina di anni e a fascismo ben concluso.
I suddetti storici, infine, non sembrano considerare la Comunità giuliano-dalmata soggetto della storia ma mero oggetto. La legge sul Giorno del Ricordo conferisce dignità alle vittime dimenticate delle foibe e alla tragedia di un popolo. Poi ognuno la celebri come vuole, ma senza minimizzare o ridurre di significato una storia tragica e per anni colpevolmente taciuta dai vari governi italiani. Sta anche qui la limitatezza del loro pensiero e le strane argomentazioni. A loro interessa la politica, non la giustizia e la verità riguardante un’intera popolazione e per giunta italiana. Si inventano complotti e revisionismi di Stato a tutto danno degli esuli e della minoranza italiana presente oggi in Istria, a Fiume e Zara (circa 25.000 italiani).
Una contraddizione in termini il loro ragionamento, che si fonda su vecchie interpretazioni togliattiane e titine puramente ideologiche e strumentali. Siamo nel 2021 e il crollo del Muro di Berlino del 1989 sembra non aver insegnato nulla a queste persone.
Marino Micich
Museo Archivio storico di Fiume (Roma)