Gli esuli fiumani a Basovizza
Ho seguito con interesse le cerimonie sul Carso che a Trieste hanno preceduto l’incontro in Prefettura e al Narodni Dom restituito alla Comunità slovena nel nome di una pacificazione che procede per gesti simbolici, condivisione, sostegno. In quanto Fiumani comprendiamo perfettamente la necessità di sciogliere i nodi della storia e costruire nuove opportunità. Mentre scorrevano le immagini dei due presidenti, d’Italia Sergio Mattarella e di Slovenia Borut Pahor, che alla Foiba di Basovizza si tenevano mano nella mano e poi davanti al cippo dei fucilati, sono tanti i pensieri che avrei voluto esprimere in una ipotetica assemblea di noi tutti esuli e italiani rimasti: partendo dal desiderio di una ricomposizione che non sia solo formale, che non si fermi alle enunciazioni, che non scivoli via dopo l’emozione dei primi incontri.
L’odio – come abbiamo sentito specificare – è un sentimento facile e comodo, basta lasciare fluire rabbie e rancori senza alcun freno, l’amicizia invece ha bisogno di impegno, di lavoro, di nuovi apporti, di essere nutrita ed implementata, costa fatica pur essendo un piacere, coinvolge la testa e la pancia, va continuamente ricondotta nei giusti ranghi.
Guardando le immagini delle cerimonie ho pensato a quanto significativo sia questo momento dal quale giunge un segnale immenso: ora è possibile che un presidente si inchini davanti ad un monumento che ricorda foibe ed esodo, ora è possibile che si possa ragionare delle grandi tragedie del Novecento da una diversa prospettiva, ognuno fedele alla propria storia ma rispettoso di quella degli altri. Dobbiamo imparare a darci la mano. Non è facile ma è possibile.
Quando abbiamo deciso di aprire l’Ufficio di Presidenza dell’AFIM ai nostri concittadini fiumani, in particolare alla Comunità degli Italiani che ha sede a Palazzo Modello, non è stato solo un atto formale, alle nostre riunioni si parla dei nostri e dei loro problemi, senza ingerenza alcuna si procede a risolvere le questioni che ci assillano, si tracciano nuove vie di collaborazione.
Ecco perché oggi, di fronte a quelle immagini ed a quelle dichiarazioni, ho sentito riconfermate le nostre posizioni di una trasversalità immediata e sincera.
Ho apprezzato la citazione da Antigone: “sono nata non per odiare, ma per amare” che ben delinea la nostra scelta che oggi più che mai diventa impegno per il futuro, lontano dal do ut des dalla politica ma convinti a costruire traendo forza dal nostro entusiasmo per le comuni mete da raggiungere.
Allo Stato chiederemo con forza una legge che ci tuteli e che ci permetta di disegnare nuovi percorsi, perché la convinzione sulle mete da raggiungere sarà la forza in grado di guidarci.
Franco Papetti
Presidente Associazione Fiumani Italiani nel Mondo – Libero Comune di Fiume in Esilio