Gorizia, Grasso: «Coltivare la memoria»
«È nostro dovere come Istituzioni, ma prima ancora come cittadini e come uomini, quello di coltivare la memoria per capire il presente, per costruire il futuro, un futuro senza violenza, razzismo, odio, intolleranza». Lo ha sottolineato il presidente del Senato, Pietro Grasso, in occasione dell’inaugurazione della mostra fotografica “Il secolo lungo. Un itinerario fotografico nel Novecento goriziano”. «É quel che chiamo “il dovere della memoria”: un lavoro quotidiano che non dobbiamo mai tralasciare. Spesso è faticoso, richiede pazienza e dedizione, ma è doveroso nei confronti di chi ci ha preceduto ed essenziale per il futuro delle nuove generazioni», ha aggiunto. «La mostra ripercorre cento anni di storia cercando di darne, credo con successo, una lettura senza pregiudizi, con equilibrio tra le diverse sensibilità che in passato si sono contrapposte animatamente, spesso violentemente», ha detto Grasso.
Gorizia e Nova Gorica, «una in Italia e l’altra in Slovenia, con il loro territorio circostante, sono così pregne di storia da costituire un unicum per i due Paesi e per la stessa Europa. Le immagini qui esposte ci mostrano l’inizio del secolo, l’Imperatore Francesco Giuseppe nel 1900 in Piazza Grande, scene di vita quotidiana, le fiere, i commerci, una città fiorente. Ci sono poi le immagini terribili della prima guerra mondiale, le macerie, le rovine lasciate dal passaggio dei contrapposti eserciti, i prigionieri italiani dopo Caporetto e l’ingresso dei bersaglieri in bicicletta alla fine delle ostilità», ha ricordato. «Dopo l’annessione al Regno d’Italia si progetta la ricostruzione di una città distrutta. Seguono gli anni del fascismo, dell’italianizzazione forzata della comunità slovena e poi, di nuovo, la catastrofe della seconda guerra mondiale con nuovi orrori e distruzioni. Nell’inverno del 1943 l’intera comunità ebraica goriziana è deportata ad Auschwitz. Poi, nel maggio del 1945 vi è l’occupazione dell’esercito jugoslavo e inizia il tragico periodo delle foibe. Le immagini della mostra ci ricordano quegli orrori», ha sottolineato.
«Gente d’Italia», 15/04/15