Grande successo del seminario “Le due rive” per docenti veneti ed istriani
Il Mare Adriatico, elemento di unione e incontro tra due realtà che condividono la loro identità e la loro cultura. “Le due rive: Venezia, Istria, Fiume e Dalmazia” è questo il titolo del seminario di studio che si svolge tra oggi, giovedì 11 e domani 12 aprile a Buie e Capodistria. L’aggiornamento professionale, sostenuto dalla Regione Veneto, dall’ANVGD, dall’UI e dal MIUR Veneto, giunto alla sua seconda edizione, è mirato a docenti veneti e a docenti delle materie identitarie presso le scuole medie e superiori della Comunità Nazionale Italiana di Croazia e Slovenia.
Lingua e storia comuni
Un incontro che verte su cardini comuni come il dialetto e il patrimonio storico, quali testimoni di un passato collettivo che ha segnato indelebilmente il territorio istriano. “Questa collaborazione è iniziata anni fa, quando si è svolta una serie di incontri un po’ diversa da quella di quest’anno, all’epoca però avevamo toccato diverse cittadine istriane e anche Fiume con questa iniziativa – spiega Stefano Antonini, vicepresidente dell’ANVGD di Venezia –. Il titolo è chiaro, si tratta delle due sponde dell’Adriatico, il quale è un mare che unisce e non separa. L’obiettivo iniziale è quello di far capire in Veneto la realtà che c’è in Istria, nel senso che, anche se si conosce la storia di queste terre, è molto diverso viverla. Quando arrivi qui incontri la gente che parla in istroveneto e conosci persone che hanno una cultura simile alla tua”.
Infatti, una quarantina di docenti veneti questa mattina si è recata a Momiano, dove ha visitato la Casa dei castelli, dedicata alla valorizzazione del turismo eco-sostenibile e incentrata sulle roccaforti e sulle cittadine fortificate che costellano la penisola istriana. “Il secondo obiettivo molto grosso è quello di fare progetti didattici comuni tra le scuole italiane e le scuole della minoranza dell’Istria e di Fiume – ha commentato Antonini –. Vorremmo aumentare sempre di più il legame tra queste due terre che sono unite da secoli di storia comune. Desideriamo iniziare a costruire all’interno delle scuole progetti di questo tipo, esistono già gemellaggi, quindi la strada è quella”.
Una realtà complessa
Le vicende del Confine orientale sono state taciute per decenni e appena nell’ultimo periodo si è iniziato a usare termini come esodo, foibe e rimasti e soprattutto a inserirli nei libri di testo scolastici. Diventa perciò essenziale far conoscere innanzitutto ai docenti la realtà variegata e complessa di queste terre, per poi poterla trasmettere agli alunni. “Il senso è anche quello di insegnare ai nostri docenti un po’ di storia; in Italia fino a venti anni fa i fatti legati al Confine orientale non erano conosciuti e ancora adesso queste vicende faticano a entrare nei manuali di storia”.
La comitiva ha visitato anche la Comunità degli Italiani di Momiano dove è stata accolta dalla presidente del sodalizio, Arianna Brajko, la quale ha illustrato agli ospiti le funzioni della stessa e le varie attività che si svolgono al suo interno. L’occasione ha rappresentato un ottimo momento per parlare della realtà dei connazionali presenti in Istria, che quotidianamente utilizzano il dialetto e la lingua italiana, quali elementi fondamentali della propria identità.
Collaborazioni e progetti collettivi
Secondo Alessandro Cuk, dell’Associazione Venezia Giulia e Dalmazia, nonché presidente del comitato di Venezia e vicepresidente nazionale, l’iniziativa è volta ad arricchire entrambe le parti, sia dal punto di vista della consapevolezza, sia da quello didattico. “Il progetto ‘Le due rive ha portato quaranta insegnanti della Regione Veneto in Istria per un lavoro congiunto con i docenti delle scuole della CNI – ha dichiarato –. Da una parte stiamo lavorando per fare in modo che, dal punto di vista veneto, il mondo della scuola sia informato dei fatti storici e della comunanza con il mondo istriano e dall’altra cerchiamo di allacciare dei rapporti di collaborazione con le Comunità locali su progetti collettivi”.
Le adesioni sono state molte e i professori, provenienti da tutte le province venete, hanno aderito all’iniziativa con grande interesse ed entusiasmo, in particolare quelli che avevano partecipato in precedenza all’iniziativa. “Alcuni di questi insegnanti hanno già fatto dei lavori di approfondimento con i propri studenti e questo è anche un modo per perfezionare queste tematiche, andando anche nei territori e vivendoli di persona. C’è stata un’ottima risposta e l’interesse a riguardo è sempre maggiore: si parte da un tema di elementi storici e si raggiunge lo studio della lingua, grazie alla vicinanza della parlata dialettale”.
La seconda parte della prima giornata di studio si è svolta invece a Buie, dove i docenti hanno fatto un tour del centro storico della cittadina, guidati dal preside della locale SMSI “Leonardo da Vinci”, Franko Gergović, prima di raggiungere l’edificio scolastico e affrontare la parte di lavoro legata ai progetti e alla didattica.
Conoscere le vicende storiche
Nel pomeriggio il gruppo è stato accolto da Patrizia Pitacco, titolare del Settore “Istituzioni prescolari, scolastiche ed universitarie” della Giunta Esecutiva dell’Unione Italiana e, ai professori provenienti da oltreconfine, si sono aggiunti i docenti delle nostre istituzioni scolastiche che hanno aderito all’aggiornamento. “Questa collaborazione non è un’attività completamente nuova, l’avevamo iniziata ai tempi del mandato 2002-2006. L’Istria e il Veneto hanno in comune il mare, tradizioni e lingua molto simili, ma fondamentalmente non è che si conoscano molto bene. Allora attraverso questa attività nella quale i nostri ragazzi partecipano al concorso dell’ANVGD studiano le vicende storiche – ha commentato Pitacco –. Un’altra cosa di cui forse non ci rendiamo molto bene conto è che gli stessi insegnanti di oggi sono relativamente giovani e hanno bisogno di conoscere e approfondire il proprio territorio. L’obiettivo è conoscersi e trasmettere le esperienze didattiche e sopratutto un altro motivo è poter instaurare delle collaborazioni tra le scuole che poi lavorino tutto l’anno scolastico su uno o più progetti in comuni – continua la titolare del Settore scuola –. Non soltanto al fine del concorso ma l’idea è quella di creare un percorso didattico che coinvolga gli alunni e che inizi a settembre e finisca a giugno, inserendolo nel curricolo scolastico. L’attività collaterale è legata alla conoscenza del territorio: durante la mattinata i docenti sono stati a Momiano, invece l’anno scorso siamo stati a Pola e Pirano, questa volta siamo a Buie e Capodistria. Attraverso questi scambi si visitano queste due realtà”.
Educazione interculturale
Il preside della Scuola media superiore italiana “Leonardo da Vinci”, Franko Gergović, ha innanzitutto ricordato il grande lavoro svolto in questo contesto dal GAC – gruppo artistico-culturale della scuola, il quale ha partecipato e vinto anche molti premi al concorso “Valorizzazione del patrimonio veneto” e guidato dalle professoresse Tamara Tomasich, Samanta Jugovac e Ketrin Antolović Dešković. “L’educazione interculturale passa attraverso la lingua, i colori, gli odori, i sapori, gli affetti. Conoscere la propria identità e quella degli altri, dialogare, queste sono le basi di una società multiculturale. È proprio in questo che si ravvede l’importanza del nostro appuntamento odierno”: ha affermato il preside.
Il pomeriggio di oggi è stato prevalentemente dedicato alla pratica. I partecipanti, suddivisi in gruppi, hanno analizzato i diversi progetti inerenti al tema del comune patrimonio culturale e linguistico che gli istituti scolastici hanno realizzato negli scorsi anni. A testimonianza dello spessore dell’iniziativa sono intervenuti anche la professoressa Elisa Bello dell’Ufficio scolastico regionale per il Veneto, Renzo Codarin, presidente nazionale dell’ANVGD, Franco Basiaco di Piemonte d’Istria, Italia Giacca, esule di Stridone di Portole e dell’esecutivo dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia e Alessandro Cuk. La comitiva ha fatto quindi visita alle Comunità degli Italiani di Buie e Castelvenere.
Una collaborazione tra due realtà apparentemente lontane e distanti, ma in realtà accomunate da una tradizione culturale e linguistica secolare, con l’obiettivo di abbattere barriere, ma soprattutto di rendere note quelle pagine di storia a volte dolorose per entrambe le parti. Un passato che è necessario conoscere e ricordare per consolidare la propria identità ma anche per creare ponti lì dove sono stati costruiti confini.
Nicole Mišon
Fonte: La Voce del Popolo – 12/04/2024
Conoscere e approfondire la storia che ci accomuna
Il Seminario di studio “Le due Rive: Venezia, Istria, Fiume e Dalmazia”, promosso dall’Unione Italiana in collaborazione con l’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), dopo la tappa a Buie si è concluso ieri a Capodistria. È stato Palazzo Gravisi-Buttorai, sede della locale CI “Santorio Santorio”, a ospitare il corso di aggiornamento per docenti veneti e omologhi delle materie identitarie presso le scuole elementari e medie superiori della Comunità Nazionale Italiana delle Repubbliche di Croazia e Slovenia.
Un’identità che ci accomuna
Accolti da Mario Steffé, in veste di presidente del sodalizio e vicesindaco di Capodistria, oltre alla settantina di docenti e relatori, anche ospiti e autorità che hanno dato vita all’uditorio d’eccezione, coinvolto, attento e particolarmente interessato ai temi proposti. Steffé, dopo un breve saluto ripercorrendo le problematiche dei confini permeabili e l’unicità della storia della CNI, ha voluto sottolineare come fosse palpabile sul territorio d’Istria e Dalmazia il lascito veneziano in ambito artistico e architettonico, simbolo dell’identità che ci accomuna. A tale proposito, l’assessore della Città di Venezia, Renato Boraso, ha voluto donare in ricordo del seminario al presidente Steffè l’emblema per eccellenza della venezianità, il “Leone con il libro aperto”.
Prospettive e interpretazioni nuove
Moderato da Stefano Antonini, del Comitato provinciale di Venezia dell’ANVGD, un breve intervento sugli esuli emigrati nel dopoguerra è stato fatto anche dal presidente della “Famea Capodistriana”, Piero Sardos Albertini, che ha ricordato l’importanza di conservare la storia nei luoghi e il contributo fondamentale di Venezia in quest’immane opera. L’esodo e la storia tramandata dai custodi della memoria, è la “tragedia nazionale rimossa” esposta dal relatore Lorenzo Salimbeni, storico, ricercatore e giornalista, un prezioso contributo che sottolinea quanto l’interrelazione tra le genti, intercalata in un contesto più ampio, generico e quasi incollocabile, possa sgretolare convinzioni e certezze riportati dai libri di storia dando vita a nuove prospettive e interpretazioni subordinate agli eventi vissuti. Diverse prospettive per raccontare l’ampio panorama degli avvenimenti che hanno preceduto e seguito le vicende particolarmente drammatiche durante l’epilogo della Seconda guerra mondiale, dalla Venezia Giulia alla tragedia di Trieste, raccontate dalla prospettiva dei “liberati” e dei “rimasti” in Istria e a Fiume.
Salimbeni ha voluto contrapporre l’entusiasmo della liberazione di Trieste alla delusione degli istriani assoggettati ad un regime oppressivo e privati dalle più elementari libertà di pensiero ed espressione. Arresti, infoibamenti, deportazioni nelle operazioni di epurazione politica che con la firma del Trattato di Osimo, diktat dalle conseguenti mutilazioni territoriali, ha condotto un popolo alla disperazione. La storia, secondo Salimbeni, è una questione di percezioni, Zona A e Zona B, sulle cui pagine, nell’indifferenza generale, è calato spesso un silenzio tombale dove soltanto la Giornata del Ricordo ridà dignità a esuli e vittime.
La figura di Nazario Sauro
A Kristjan Knez, storico e direttore del Centro italiano “Carlo Combi” di Capodistria, il compito di analizzare la figura del patriota capodistriano Nazario Sauro: uomo, comandante marittimo, militare e una tra le figure più importanti dell’irredentismo italiano nonché massimo esponente di quello istriano, ma soprattutto, come sottolineato da Knez, lungimirante precursore dei tempi. L’approfondita presentazione delinea un italiano, nato a Capodistria il 20 settembre 1880, su suolo assoggettato all’Impero austro-ungarico che, allo scoppio della Prima guerra mondiale si arruola nella Regia Marina italiana. Catturato durante una missione nel luglio 1916, meno di un mese più tardi venne condannato per alto tradimento dalla corte imperiale, che lo giustiziò a Pola il 10 agosto. Sauro, insignito di “medaglia d’oro al valor militare alla memoria” ebbe innumerevoli occasioni per manifestare la sua contrarietà all’occupazione asburgica del suolo istriano e la fervente italianità. Per Knez, Sauro non si piegò alla legge anti-italiana né alle forti pressioni esterne, preferì entrare in conflitto con ogni tipo d’istituzione osteggiando l’imposta sottomissione ad un programma di cancellazione della sua identità nazionale. Esule a Venezia nel 1914, assieme ad altri istriani elencati da Knez, Sauro sostenne l’entrata in guerra dell’Italia contro l’Austro-Ungheria ancor prima della prudente politica estera italiana. Solo grazie al coordinamento dell’Associazione Partigiani Italiani di Pola, fu possibile l’esumazione dal cimitero istriano e la traslazione della salma di Nazario Sauro che, dal 9 marzo 1947, riposa nel Tempio votivo del Lido di Venezia.
Metodi d’insegnamento innovativi
Alla docente Rossella Zanni, la presentazione dei due quaderni didattici per le Scuole già anticipati nella giornata di ieri, inerenti “La frontiera Adriatica” e “Il Novecento e il Confine orientale”, reperibili online e attinenti al Seminario, che ben si sposano con le uscite o la mostra interattiva e laboratoriale M9 allestita nel primo museo italiano del ‘900. Gli opuscoli, i Meta Liber, consentono con l’uso di una “app” più congeniale alle nuove generazioni, di approcciare a parole chiave o argomenti difficili, associando cause e conseguenze, promuovendo la ricerca e adattandoli a metodi d’insegnamento innovativi dove la storia può essere rappresentata in musica andando ad alleggerirne i contenuti. Tradizioni, stili, costumi, un bagaglio di contorno che arricchisce e invoglia i ragazzi al lavoro di gruppi e che significano “uno stimolo a conoscere e approfondire la nostra storia – ha sottolineato la Zanni – ma che rappresentano un ottimo veicolo per diffondere le conoscenze acquisite”.
Prima del rientro alle rispettive destinazioni i docenti hanno potuto visitare, sotto la guida di Kristjan Knez, il centro storico di Capodistria e i luoghi legati a Sauro e alla carrellata di illustri capodistriani elencati riconducibili al patriottismo e alla storia locale approfonditi dalle fonti storiche a supporto visivo della sua presentazione, certi che l’intreccio di conoscenze, esperienze, interessi e valori, rappresentano il seme della nostra cultura. Starà a noi coltivarlo grazie alla cooperazione, all’interscambio e all’amicizia perché la cultura “germoglia e cresce” in ogni territorio.
Tiziana Bubola
Fonte: La Voce del Popolo – 13/04/2024