I «Tesori» ritrovati dell’esodo giuliano-dalmata
IRCI Inaugurata dinanzi a un folto pubblico la mostra che riflette le funzioni dell’Istituto triestino
Una tela che colpisce subito per la sua delicatezza e i tratti che delineano un artista che avrebbe avuto ancora tanto da dire e da dare, se la sua giovane vita non fosse stata spezzata dai bombardamenti di Trieste nel 1944. Si apre con un’opera di Romeo Marsi la mostra “Tesori” dell’Istituto regionale per la cultura istriano-fiumano-dalmata di Trieste. E poi il favoloso angolo di Cesare Dell’Acqua, dei ritratti dei grandi di queste terre. E ancora documenti, stampe, carte geografiche, cimeli…
Episodi, fenomeni legati alla storia, le tradizioni e le usanze, la cultura – intesa nell’accezione più ampia del termine –, l’operosità – artigianale e industriale –, la passione per lo sport e per il mare, le grandi personalità… Negli anni, grazie a una serie di mostre tematiche che hanno consentito di raccontarne singoli aspetti – spesso recuperandoli dall’oblio – il pubblico ha avuto modo di avvicinarsi e riscoprire una moltitudine di tasselli del complesso e multiforme mosaico chiamato Adriatico orientale; vicende interessanti, alle volte anche complesse, non sempre adeguatamente note e valorizzate.
Un patrimonio imponente
L’IRCI, fin dalla sua fondazione si è impegnato a raccogliere, studiare e presentare ogni memorabilia legata a queste terre e alle sue genti. Un patrimonio imponente, frutto di acquisizioni, recuperi e donazioni, che abbiamo conosciuto a spicchi, inserito in una narrazione sempre coinvolgente, arricchita da prestigiosi prestiti, capace di suscitare curiosità in tutta l’Italia e all’estero. Ora l’Istituto compie un altro passo: lo mette insieme e lo mostra (nello spazio espositivo del suo palazzo e nel catalogo di accompagnamento), “perché chi non sa possa conoscere la storia di un popolo disperso e chi, in un modo o nell’altro, è parte (o partecipe) di questo popolo che possa ritrovare sé stesso”, come si legge in un’introduzione a “Tesori”, esposizione visitabile a partire da sabato 6 agosto probabilmente fino a ottobre, aperta tutti i giorni, da lunedì a domenica, con orario 10.30 – 12.30 e 16.30 – 18.30.
Carte geografiche, fotografie e dipinti
E la “carne sul fuoco”, come si diceva, è davvero tanta, tra materiali tratti dagli archivi storici (ci sono, ad esempio, le carte del Comitato di liberazione nazionale dell’Istria, attivo nella tempesta tra il 1946 e il 1954, o quelle dello scrittore Pier Antonio Quarantotti Gambini e di suo padre Giovanni, o, ancora, carte autografe di Niccolò Tommaseo, di Carlo Combi, di Pasquale Besenghi degli Ughi – nomi che ancora popolano le contrade dell’Istria, nelle intestazioni di enti e istituzioni, o, ancora delle Cooperative Operaie di Trieste, dell’Istria e del Friuli), dalla biblioteca (che oltre alle migliaia di volumi custodisce incunaboli e Cinquecentine e atlanti del 1600 e 1700), dal gabinetto delle stampe e delle carte geografiche, con esempi che vanno dal 1500 in poi, quello delle fotografie…, dalla pinacoteca in crescendo, con firme come Giovanni Craglietto, Carlo Sbisà, di Kollmann, il disegnatore de “La Cittadella”, della fiumana Antonietta Antoniazzo de Bocchina, di Carlo Ostrogovich e altri ancora, primo fra tutti, forse, il piranese Cesare dell’Acqua, pittore di corte a Bruxelles: un autore che sta all’arte come Giuseppe Tartini sta alla musica, di cui nel luglio 2021 ricorreva il bicentenario della nascita.
Salvaguardia dell’eredità
“È la memoria ritrovata”, afferma il presidente dell’IRCI, Franco Degrassi. “Questa mostra riflette quella che è la funzione dell’Istituto”, aggiunge. Ma dimostra anche altro: innanzitutto far sapere che dopo il trasferimento del Civico Museo della civiltà istriana, fiumana e dalmata al Magazzino 26, qui in via Torino ci sono spazi per poter allestire la pinacoteca e un ambiente da dedicare alle arti figurative di questa regione, che si auspica di poter ampliare con i capolavori istriani salvati in Italia dalla guerra; dall’altra parte testimonia la consistenza culturale di ciò che l’IRCI ha tra le sue mura, tesori materiali e al contempo affettivi, avuto grazie a donazioni, lasciti ma anche acquisizioni fatte con una gestione oculata delle proprie risorse. Un Istituto che fa un servizio pubblico, di conservazione e promozione di un’eredità che rischiava di andare perduta, che è d’interesse del popolo che l’ha prodotta, dell’Italia, della minoranza italiana che vive in Croazia e Slovenia, come pure della maggioranza croata e slovena di questi Paesi in cui si trovano oggi Istria, Fiume e Dalmazia.
Un diamante, l’IRCI, dice l’assessore alle Politiche della cultura e del turismo del Comune di Trieste, Giorgio Rossi. Insieme IRCI e Comune hanno intrapreso un percorso ambizioso, un’esperienza che porterà, nel polo museale nel Porto Vecchio, a un’offerta culturale eccezionale, capace di attirare 2-300mila visitatori, facendo conoscere questa realtà, quella dell’esodo giuliano-dalmata, fatta di momenti duri, difficili, di travaglio, ma pure di operosità, di valori, di relazioni, come emerge dalla stessa mostra inaugurata oggi, venerdì 5 agosto. L’assessore alle autonomie locali, funzione pubblica, sicurezza e immigrazione, Pierpaolo Roberti, si è complimentato per la mostra, per l’attività dell’IRCI, per le sue iniziative di altissimo livello, che è un valore aggiunto per l’economia del territorio, per il turismo.
Ilaria Rocchi
Fonte: La Voce del Popolo – 05/08/2022