I toponimi di Borgo Erizzo tra italiano, albanese e croato
Il fenomeno di triglossia è rappresentato in modo evidente nella parte sudorientale di Zara, perché proprio in essa e tra gli abitanti locali accadde l’ineluttabile contatto linguistico tra gli idiomi albanese – contraddistinto dal dialetto ghego –, croato e italiano
La triglossia presente nella parte sudest del territorio di Zara, a livello di prestigio diverso per ogni lingua, ha prodotto una eccezionale varietà linguistica di contatto. Il fenomeno di poliglossia è rappresentato in modo evidente in questa parte della città, conosciuta come Arbanasi o Borgo Erizzo, perché proprio in essa e tra gli abitanti locali accadde l’ineluttabile contatto linguistico tra la lingua albanese contraddistinta dal dialetto ghego, la lingua croata e la lingua italiana. Partendo dal nome di Borgo Erizzo, è necessario rispondere alla prima domanda relativa al nome di Nicolò Erizzo. Fu provveditore generale di Zara, dal 1723 al 1726 quando accolse le prime sedici famiglie albanesi nelle vicinanze di Zara e per cui l’abitato prese il suo nome. Il nome del luogo è un antroponimo derivante dal cognome di Nicolò Erizzo, governatore della Repubblica di Venezia, tra l’altro, governatore degli albanesi che fondò, secondo le parole di C. F. Bianchi “un sobborgo[…] ch’Erizzo s’appella dal nome del Provveditore generale…”.
Ritornando al tema di questo articolo, possiamo presentare un tentativo di classificazione della toponomastica locale borgherizzana. Seguendo un solo criterio, quello glottocronologico, si possono formare cinque gruppi di seguito rappresentati da alcuni toponimi.
1. Toponomastica precedente all’anno 1726 trovata in loco e non trasformata:
– croata: Babindub, Bunarina, Jaruga, Gumno/Guvno,
– veneta: St. Clemente.
2. Toponomastica precedente adattata al borgherizzano:
– preesistenti l’epoca veneta: Caballaria – Cavallara-Kolovare/Ko-lo-var
– croata: Gaženica-Gazhenic, Ričina-Reçine, Žuke-Zhuke, Stubal-Stubli
– veneta: Acquedotto vecchio-Akvidot, San Marco-Shamarku.
3. Toponomastica originale borgherizzana:
– Baredine, Botine, Bregdeti, Karmë/a, Vidh /Shladhes/, Shkambat, Bira i çenve, Brigu i Sokut, Kopran(j), Shkalle, Vrille.
4. Toponomastica precedente adattata al croato:
– veneta: Lazaret (Lazareto), Kondut (Condoto), Ospital (Ospidal)
– albanese: Škambinje (Shkambat), Sokin brig (Brigu i Sokut)
– italiana: Beršalja (Bersaglio), Fortica (Fortezza).
5. Toponomastica croata adattata e/o tradotta in forma veneta e italiana: Malpaga (Dračevac), Monte Zucchero (Sokin Brig), Murvizza (Murvica), Plozze/Piastre (Ploče), Prico Brigho (Priko Briga), Vrilli (Vrilo/Vrile).
Note etimologiche, morfologiche e mutamenti semantici di alcuni toponimi e microtoponimi
Il seguente passaggio riguarda alcuni toponimi esistenti o quasi scomparsi che, in linea di massima, ci riportano a tanti momenti storici e culturali di questo abitato. Ne sono stati scelti solo alcuni più noti:
1. Akvidot. Il toponimo che sembra un appellativo, si riferisce all’antico acquedotto Botina-Jader, che partiva dalla sorgente Botina, vicino alla località Crno, portava l’acqua potabile alla città di Zara. Il suo percorso è tuttora visibile nella sua parte settentrionale e spesso gli abitanti e i contadini della zona (la maggioranza di provenienza albanese, borgherizzana) usavano le sue acque per irrigare i campi e gli orti. L’etimologia è facilmente riconoscibile da acquedótto (acquidótto) m.; v. semidotta, cfr. acquidoccio’; lat. tardo aquiductus (Appendix Probi) per aquae ductus. (…). Questa voce di origine latina, nell’area di Zara subisce varie trasformazioni e quella che ci interessa maggiormente è il passaggio della semivocale /ë/ in /i/, in posizione centrale della parola, fenomeno tipico verificatosi nel dialetto borgherizzano.
2. Bregdeti. Il toponimo che possiamo incontrare in due forme grafiche – Bregdeti e Bregdetti, si riferisce oggi alla strada comunale. L’interpretazione etimologica ci porta alla lingua albanese dove tuttora esiste nella stessa forma e porta il significato di bregdét, ~i m. pl. ~e riva del mare, zona costiera. Infatti, all’arrivo dei profughi albanesi, la zona era una baia lunga più di 1 km e larga circa 200 metri che, all’allargarsi dell’abitato, gli abitanti cominciarano a “strappare” il terreno al mare. Il primo toponimo che si riferiva alla zona più ampia era Grape che da “terreno a forma di conca” diventò terreno coltivabile grazie alle prime bonifiche. Si estese col tempo alla parte orientale che portava alla valle della famiglia Jović ovvero “vani i Jovichit” per il diritto esclusivo che questa famiglia aveva sulla pesca nella zona. Anche questo toponimo scomparve alla fine dell’Ottocento e inizio del Novecento quando l’intera zona venne bonificata e l’estremità della baia si spostò ulteriormente verso oriente.
3. Kolovare/Colovare. Questo toponimo è spesso stato soggetto a varie interpretazioni, da quelle prettamente scientifiche a quelle popolari, e questa sicuramente non vuole essere quella che darà la spiegazione esatta, ma cercherà di dare diverse interpretazioni dell’evoluzione complessiva del toponimo le cui origini potrebbero portarci addiritura all’epoca romana e preromana. Partendo dal XIV secolo, quando il toponimo si può individuare in una mappa veneta (ricostruita dall’illustre storico zaratino Ivo Petricioli) troviamo il toponimo Cavallara al confine sudoccidentale dell’abitato e vediamo il toponimo già modificato (da Caballaria a Cavallara come risultato presunto del betacismo). Šimunović colloca l’etimologia di questo nome ai più remoti adattamenti croati da toponimi romani, quale Kolovare (Caballaria) nel quale precisamente si può riconoscere il processo del prestito dall’idioma romanzo (dalmatico) al croato, che non riuscendo a riconoscere la vocale breve /ă/ (perché non esisteva nel sistema vocalico croato), la sostituisce con la più vicina /ŏ/. Rimanendo nella interpretazione della stessa ipotesi, a questo cambiamento fonetico si affianca la metatesi delle due sillabi centrali e si giunge al risultato odierno. Oltre a questa ipotesi più verosimile e scientificamente argomentata, esiste l’interpretazione popolare del nome, molto affascinante e collegata alla storia dell’abitato. Secondo questa ipotesi popolare, il nome deriva dal fatto che le persone spesso andavano a curarsi le ferite nel mare, avendo notato la potenza curativa dell’acqua marina. Perciò, dall’affermazione locale “ko lō varë” (trad. ha lavato la ferita) dovrebbe derivare anche il nome del luogo.
4. Zhunkat/Zunge/Gjunge. Tutte e tre le forme sono presenti nella lingua parlata e indicano la stessa area ovvero il confine orientale marino dell’abitato. L’area di riferimento si estende nella parte sudorientale della valle Bregdeti, verso il mare aperto oppure il canale di Zara. Ora, dopo varie riprese di bonifica e cementificazione, sul luogo si trova un parco per bambini, ma anche la strada comunale e alcune costruzioni private. Dalle fonti in loco si è avuta la descrizione del terreno come si presentava cinquant’anni fa, ovvero sabbioso e fangoso con la presenza di giunchi (in albanese zhug/ë, ~a f. bot. xunkth – Juncus inflexus) per ridurli oggi a uno solo.
I toponimi, come permanenti testimoni di una lingua e di una cultura, fungono da conservatori delle tracce linguistiche della lingua in estinzione. La scomparsa di alcuni toponimi risulta essere la conseguenza della cessazione nell’uso della lingua madre (albanese ghego) nelle famiglie e nella vita quotidiana, a causa del forte influsso delle lingue dominanti. Concluderei il pensiero sul destino dei toponimi con le parole del nostro grande linguista Petar Šimunović: “Se non salviamo dall’oblio questi monumenti del proprio passato, le generazioni future ce lo rinfaceranno e ce lo faranno giustamente pesare: quale grandioso archivio di proprie radici storiche e linguistiche non abbiamo trasferito nella loro memoria”.
Mirta Tomas
Docente del Dipartimento di Studi Italiani dell’Università di Zara
Fonte: La Voce del Popolo – 16/05/2023